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La Primavera di Botticelli: nel libro edito da Olschki svelati i simboli dei fiori, erbe e piante presenti nel dipinto

Uffizi

La Primavera è dipinta su legno e sarebbe stata troppo ingombrante per essere trasportata da Roma a Firenze, ma d’altra parte, Botticelli tornò a Firenze dopo il matrimonio di Lorenzo di Pierfrancesco. In una lettera datata 18 ottobre 1481 e inviata da Ficino a Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici troviamo la spiegazione del significato delle Tre Grazie. Questa missiva è stata correttamente collegata alla Primavera di Botticelli e sembra indicare che il dipinto fu completato prima della partenza di Botticelli per Roma, ma un’altra lettera di Ficino indirizzata a Lorenzo Bonincontri, l’astrologo che insegnò all’Università di Firenze tra il 1475 e il 1478,15 è passata finora inosservata. La lettera non è datata, ma Ficino l’ha collocata con le altre lettere del 1476.

Sulla base dei Fasti e delle Metamorfosi di Ovidio, dell’Eneide di Virgilio, del Ninfale fiesolano di Boccaccio, dell’idillio Ambra di Lorenzo il Magnifico e, soprattutto, delle Stanze per la Giostra di Angelo Poliziano che celebrava l’amore di Giuliano dei Medici per Simonetta Vespucci scomparsa nel 1476, si ritenne che nella complessa impaginazione della Primavera Botticelli avesse raffigurato, nei primi decenni degli anni Ottanta del Quattrocento, il giardino di Venere nel quale si succedevano alcune figure, segmentate in singoli gruppi. A destra, appare il Vento Zefiro che aggredisce la ninfa Cloris che si trasforma in Flora, la divinità che presiedeva il mondo vegetale; al centro della scena domina Venere dea dell’amore, simbolo, secondo Lucrezio (l’editio princeps di De Rerum Natura del 1472/3 era ben nota a Firenze), della vita che si rinnova nei mesi primaverili, seguita dalle tre Grazie. L’ultimo personaggio a sinistra è Mercurio, mentre Cupido si libra in volo sopra la madre.

Fiore-Fiorenza una diversa prospettiva di lettura

Ma a prescindere dagli straordinari esiti stilistici e dai complessi significati mitologici-filosofici insiti nel dipinto e proprio perché l’opera si imponeva per la novità e la varietà delle specie vegetali tra loro individualmente differenziate e minuziosamente raffigurate in dimensioni reali, si venne affermando un’altra prospettiva di lettura che recuperava la tradizionale equazione “Fiore-Fiorenza” già proposta da Cristoforo Landino nel proemio al commento della Divina Commedia

Nel libro secondo Lucia T. Tomasi sui diversi esempi riproposti nella storia, andrebbe aggiunto un topos iconografico che ricorre nella tradizione pittorica fiorentina del Quattrocento: il prato fiorito, testimoniato in alcune Annunciazioni dell’Angelico, nelle tavole di Filippo Lippi, tra le quali nell’Adorazione del Bambino (già in Palazzo Medici) e nell’omonima tavola, oggi attribuita allo pseudo Pier Francesco Fiorentino che la sostituì nel Palazzo, tutte opere che presentano un gran numero di piante fiorite. A questi dipinti può essere accostato anche il manto erboso investito dal vento prodotto dall’improvvisa apparizione dell’Angelo, dipinto dal giovane Leonardo nell’Annunciazione. Inoltre, La ricchezza delle piante medicamentose è documentata poi dagli incunaboli del Ricettario fiorentino, la farmacopea ufficiale della città. Alle virtù terapeutiche di alcuni vegetali era tradizionalmente implicita una valenza magico-astrologica, perché, in una commistione tra scienza e magia, si riteneva che i corpi celesti esercitassero su di essi influenze positive o negative. Lontani dalle concezioni demoniache medievali, i pensatori umanistici avevano infatti individuato nella figura del “mago” quella del “sapiente” che ben conosce i segreti della natura ed è capace di dominarla in un corretto rapporto tra macro e microcosmo.

Le specie floreali presenti nel dipinto

Un rilevante contributo alla comprensione della Primavera botticelliana è stato fornito nel 1982 da un accurato restauro che ha permesso non solo di superare l’effetto monocromo causato dalla patina che si era nel tempo depositata sulla superficie e chiarendo alcuni aspetti fondamentali (la figura di Zefiro vira, ad esempio, decisamente sull’azzurro, un colore in sintonia con la natura di un Vento), ma ha permesso anche una più puntuale lettura della componente vegetale, condotta con competenza dal botanico Guido Moggi.

Le specie che ricorrono con maggiore frequenza sono le margherite (Bellis perennis), le viole (Viola odorata), le Composite, le Ranuncolacee, le Rosacee, le Orchidacee. Lo sfondo del dipinto è costituito da un vero e proprio bosco, dove si distinguono agrumi (Citrus sp.), frammisti al mirto (Myrtus communis), mentre nella parte destra del dipinto verdeggiano due alberi di alloro (Laurus nobilis). Sempre all’estrema destra, dietro la figura di Zefiro, sono raffigurati due strobili (coccole) di cipresso (Cupressus sempervirens), sebbene non siano individuabili i rami corrispondenti. Moggi rileva inoltre una minore caratterizzazione nei fiori che formano la ghirlanda e il serto della Primavera, dove prevalgono fragole, giacinti bianchi e fiordalisi, mentre quelli raccolti nel grembo della figura, per lo più rose flore pleno, rispondono a varietà coltivate. Tra i capelli e sulle vesti dello stesso personaggio l’artista ha dipinto altre margherite con fiordalisi, fragole, viole e, forse, anemoni.

Ora non ci resta che leggere questo “profumato” volume.

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