L’uomo, l’uomo e ancora l’uomo, con quell’aria un po’ spavalda e un po’ bonaria che concede grazia, come la concesse il padre di Elena Lucrezia Corner Piscopia, che gli archivi dell’università di Padova ci raccontano sia stata la prima donna laureata al mondo: siamo nel giugno dell’anno 1.678.
Così narrano le cronache di allora, ma la storia la potete leggere nel magnifico articolo pubblicato in Woman’s Blog del magazine weekend di arte e cultura MANIFESTO12 a firma di Muriella Frisiero.
Io, invece, mi chiedo cosa è cambiato da allora se pensiamo alla emancipazione della donna, nel senso che nonostante i traguardi raggiunti e le indiscusse capacità in tutti i campi le donne di successo sono ancora ritenute una eccezione. Una faticosa e continua conquista quella delle donne, che le vede lottare per affermare il loro ruolo in una società, fuori da ogni ipocrisia, ancora troppo maschilista. Una società governata dall’uomo che a loro (le donne) ha elargito generosità e benevolenza, ma solo quando aveva perso la partita. Forse solo Ataturk, in Turchia, nel 1934 le investi di un voto a sorpresa senza rivendicazioni da parte delle donne Turche, ma la ragione era che voleva stupire il mondo e passare alla storia come il più grande riformatore del Paese.
In italia, la legge sulle quote rosa venne firmata in maniera solenne e cerimoniosa, ma era solo ieri, o meglio il 3 febbraio del 2016 che la Camera approva in via definitiva con 334 Sì, 91 No e 21 astenuti la legge sull’equilibrio della rappresentanza di genere nei Consigli Regionali. Peccato però che sono “appena” trascorsi 339 anni da quando l’Università di Padova riconobbe a Elena Lucrezia Corner Piscopia, il titolo di Magistra e Doctrix.
La prima Donna laureata al mondo è Elena Lucrezia Corner Piscopia ed era una Veneziana.
Siamo nel 25 giugno 1678 e c’è una gran fermento davanti all’Università di Padova, le cronache dicono addirittura 30.000 persone, per assistere alla discussione della tesi della prima donna al mondo che si fregerà dei titoli di Magistra e Doctrix. La folla è così numerosa che si decide di spostare la cerimonia nella cappella della Beata Vergine in Cattedrale.
Lei è una patrizia, figlia di Giovanni Battista Corner, Procuratore della Repubblica di San Marco, Piscopia perché il suo ramo della famiglia Corder possedeva il feudo di Episkopi nell’isola di Cipro. L‘ambiente in cui cresce è sereno, culturalmente ricco e stimolante. La biblioteca del padre è ragguardevole per la quantità di tomi e delle materie trattate, in particolare la storia e la politica di cui Giovanni Battista è studiosissimo. A visitarla e a sostare per studiarci passano molte personalità dotte dell’epoca.
Elena è un piccolo genio ed il primo ad accorgersene è il confessore e amico di famiglia, don Giovanni Battista Fabris parroco di San Luca, che consiglia il padre di farle intraprendere gli studi classici, pratica inaudita per l’epoca che escludeva le donne dalla cultura.
Ma siamo nell’illuminata Repubblica Veneta e qui le cose possono cambiare.
Corner, prendendo una posizione decisamente anticonformista, offre ad Elena l’opportunità di studiare. Tramite lei ed il prestigio che acquisirà, intravede il modo di ridare alla sua casata, tra le più illustri e ricche di Venezia, lo smalto perduto a causa della sua situazione familiare di uomo felicemente non sposato con una popolana, Zanetta Boni madre dei suoi cinque figli, che sposerà dopo la nascita di Elena.
A sette anni, nel 1653, la ragazzina intraprende lo studio del latino con don Fabris che la seguirà per quindici anni. E’ una graziosa giovinetta molto aggraziata, di statura media e ben proporzionata, ha carnagione chiara, occhi scuri e penetranti, riccioli castani incorniciano la fronte spaziosa piena di nobiltà.
Corner non bada a spese e per l’istruzione della figlia convoca le migliori menti del tempo.
A 22 anni inizia a studiare greco col miglior grecista di Venezia, Alvise Grandenigo, che è il Custode della Biblioteca di San Marco. Il suo precettore è il gesuita Carlo Maurizio Vota, parla perfettamente e con accento appropriato francese, tedesco, inglese e spagnolo, e Shemuel Aboaf, rabbino capo di Venezia, le insegnerà l‘ebraico e la condurrà all’esame dei testi sacri.
Come ogni brava giovane patrizia, Elena studia con profitto la musica. La sua insegnante è l’organista Maddalena Capelli che diventerà la sua più cara amica e la seguirà anche a Padova per curarla e assisterla fino alla sua morte.
In Europa è già una celebrità, ammirata e ricercata, vengono a farle visita i più noti letterati da ogni dove per discettare con lei di scienza, filosofia e teologia.
La storia continua in MANIFESTO12