Apre al pubblico dal 12 ottobre 2019 al 19 gennaio 2020 alle Gallerie d’Italia – Palazzo Zevallos Stigliano, sede museale di Intesa Sanpaolo a Napoli, la mostra Berlin 1989. La pittura in Germania prima e dopo il Muro, a cura di Luca Beatrice. Dopo Le mille luci di New York nel 2017 e London Shadow nel 2018, Berlin 1989 chiude dunque il trittico di mostre dedicate alle grandi città che, sul finire del ‘900, hanno cambiato la storia dell’arte.
In un coinvolgente percorso di 21 opere realizzate tra 1972 e 2003, in prestito da gallerie e collezioni private italiane, Berlin 1989 presenta capolavori dei più importanti pittori tedeschi del dopoguerra tra cui Georg Baselitz, Sigmar Polke, Gerhard Richter, Anselm Kiefer, Albert Oehlen. La mostra consente un’immersione nell’energica Berlino di fine Novecento, dove prende vita una pittura che interpreta lo spirito del tempo e usa un linguaggio libero, irruente e dai toni dissonanti, spingendo all’estremo la creatività e il desiderio di rinnovamento.
Annunciato come uno degli anniversari più attesi del 2019, il 9 novembre saranno passati trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino. Quel simbolo di divisione dell’Europa fu edificato nel 1961. Restò in piedi per ventotto anni, ovvero per un periodo di tempo minore rispetto a quanto ne è passato dalla sua demolizione. La domanda allora sorge spontanea: da allora, la Storia ha davvero voltato pagina? Berlino prima e dopo il Muro fu una città creativa, vitale, energetica, dominata da una profonda spinta al cambiamento eppure mantenendo il fascino della vecchia Europa ancora legata al clima della Guerra Fredda. David Bowie vi scrisse tre album e una delle sue canzoni più celebri, Heroes. I Pink Floyd dedicarono al Muro, The Wall, uno straordinario concept album diventato poi un film. Scrittori come Pier Vittorio Tondelli amavano lanciarsi sulle Autobahn gratuite, meta delle loro scorribande giovanili.
Perché a Berlino succedeva di tutto. Nel cinema si imponeva una nuova generazione di cineasti con spiccato taglio autoriale, Wenders e Fassbinder i più celebri, mentre Christiane F., pur definito un prodotto commerciale, riuscì a raccontare il disagio giovanile tra Ovest ed Est.Nel 1982, al Martin-Gropius-Bau di Berlino si inaugurò Zeitgeist, storica mostra curata da Christos Joachimides e Norman Rosenthal. Al centro l’emergere del neoespressionismo come “spirito del tempo”, cercando gli antecedenti nell’arte degli anni ‘60 e ‘70. In evidenza il lavoro di Georg Baselitz, Anselm Kiefer, Markus Lüpertz, A.R. Penck, Sigmar Polke.
In parallelo al successo della Transavanguardia italiana e della nuova figurazione americana, la pittura tedesca si impose in tutto il mondo, assumendo la denominazione di Neoespressionismo, e i suoi esponenti Neue Wilden, i nuovi selvaggi, a sottolineare una certa brutalità di una pittura giocata su gesti enfatici e forte impianto narrativo. Protagonista fu un vero e proprio movimento artistico che si spinse fino al nuovo decennio e oltre. Appena due anni dopo la caduta del Muro e meno di dieci da Zeitgeist, il Martin-Gropius-Bau presentò una nuova rassegna sull’arte nuova nella Berlino non più divisa: un’altra mostra epocale che prendeva il titolo, Metropolis, dal capolavoro cinematografico di Fritz Lang.
Andando a ritroso, già nel 1980 emerge il gruppo di pittori berlinesi Rainer Fetting, Helmut Middendorf, Salomé, Bernd Zimmer che nel 1977 avevano aperto in Kreuzberg la Galerie am Moritzplatz, uno spazio autogestito: pittura ribelle, la loro, che si ispira all’attualità quotidiana dei media, della musica rock, della cultura punk, così come ai temi di carattere politico, artistico o sessuale, mescolando così alto e basso in piena temperie postmoderna. Sullo sfondo c’è sempre una Berlino minacciosa e affascinante, claustrofobica e trasgressiva, cupa e straordinariamente vitalista.
Pittura giovane e di culto, che in breve, dagli spazi off conquisterà mercato, gallerie e musei. All’esplosione del fenomeno, inizio anni ’80, alcuni sono già molto famosi: Gerhard Richter, Georg Baselitz e Anselm Kiefer (quest’ultimo esposto più volte a Napoli presso la Galleria Lia Rumma) stanno conquistando un posto importante nella storia dell’arte, attivi fin dalla fine degli anni ’60, vera e propria cerniera tra l’arte concettuale e la nuova pittura. È quindi il turno della generazione più giovane, rappresentata ad esempio da Rainer Fetting, Helmut Middendorf, Bernd Zimmer, Karl Horst Hödicke, Markus Lüpertz, A.R. Penck, Martin Disler, Siegfried Anzinger, Hermann Albert. Pur respirando un clima comune, è evidente in ciascun pittore la propria differenza culturale e stilistica.