L’opera, con la regia di Cherif e le musiche di Paolo Terni, venne rappresentata sui ruderi di Gibellina nell’estate del 1989 nell’ambito delle Orestiadi, rassegna internazionale di teatro, musica e arti visive che si tiene ancora oggi nel paese in provincia di Trapani ricostruito dopo il terremoto che sconvolse la valle del Belice nel 1968.
L’esposizione, realizzata grazie alla collaborazione della Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano e organizzata dall’Istituzione Bologna Musei/Museo internazionale e biblioteca della musica e Museo Civico Archeologico, si inserisce all’interno del progetto legato alla mostra Egitto. Splendore millenario – organizzata da Istituzione Bologna Musei e Arthemisia Group – che ha permesso di realizzare a Bologna un’operazione che non ha precedenti nel panorama internazionale: la collezione egizia del Museo Nazionale di Antichità di Leiden in Olanda – una delle prime dieci al mondo – e quella di Bologna – tra le prime in Italia per numero, qualità e stato conservativo -, si sono unite e integrate in un unico percorso espositivo di circa 1.700 metri quadrati di arte e storia.
La passione di Cleopatra racconta una tappa fondamentale di quel viaggio straordinario che Arnaldo Pomodoro ha svolto nell’arco di un cinquantennio nella progettazione scenica di oltre quaranta spettacoli, dalla tragedia greca al melodramma, dal teatro contemporaneo alla musica, dalla Caterina di Heilbronn di Kleist – sul Lago di Zurigo nel 1972 con la regia di Luca Ronconi – alla trilogia dell’Orestea di Emilio Isgrò, da Eschilo – messa in scena sulle rovine di Gibellina tra il 1983 e il 1985 con la regia di Filippo Crivelli – fino al dittico Cavalleria rusticana di Mascagni e Šárka di Janácek al Teatro La Fenice di Venezia nel 2009 con la regia di Ermanno Olmi.
Scrissero i giornali dell’epoca: “forse si è scoperto l’autentico vincitore della battaglia combattuta tra Antonio e Ottaviano sulla pelle di Cleopatra: è Arnaldo Pomodoro a dominare con quei fantasmi di luoghi e persone, con quelle macchine che stanno tra il teatro barocco, l’arte astratta e la fantascienza, con quei costumi che sono sculture inventate e nel contempo oggettivazione dell’inconscio…, costumi monumentali dove la ricerca iconografica sulle pareti dei templi della Valle dei re si arricchisce di elementi fantastici e favolistici.”
Com’è noto infatti il grande scultore Arnaldo Pomodoro, che proprio il 23 giugno festeggia i 90 anni, pratica da subito, giovanissimo, la scenografia, e a inizio carriera forse immagina per se stesso addirittura un destino in teatro. Il suo percorso prenderà altre vie e ne farà già in anni precoci uno dei grandi scultori del secondo ‘900. Ma il teatro è, per Arnaldo Pomodoro, il luogo della ricerca per eccellenza: “l’esperienza teatrale mi ha aperto nuovi orizzonti e mi ha incoraggiato e persino ispirato a sperimentare nuovi approcci e nuove idee per le sculture di grandi dimensioni, perché il teatro mi dà un senso di libertà creativa: mi sembra di poter materializzare la visionarietà”.
Da quel momento il rapporto di Pomodoro con la scena diventa una sorta di continuo inventivo in cui travasare le riflessioni che parallelamente egli svolge in scultura, in un rapporto costante tra la forma architettonica, lo spazio storico, il luogo, da cui assumere una diversa qualità del vedere e far vedere.
Il Museo della Musica celebra dunque il suo genio facendo rivivere La passione di Cleopatra: si potranno ammirare i sontuosi ornamenti di accompagnamento ideati dal maestro, visionarie maschere in bronzo (per Cleopatra, Marcantonio, Cesarione e altri personaggi della pièce), armature, pettorali, elmi da parata, gioielli monumentali, modellini di scena. Ad accompagnarli, l’illuminante commento di Paola Goretti nella doppia veste di storica dell’arte e – per l’inaugurazione – voce narrante in una ouverture dedicata ai versi pronunciati – spirando – dalla celebre regina egiziana.
A cornice degli splendidi apparati saranno esposti nelle sale museali volumi a tema e libretti d’opera selezionati dalla collezione libraria del Museo.
Per l’occasione sarà inoltre aperta al pubblico la famosa “sala egizia” decorata da Gaetano Lodi, straordinario scrigno nascosto di Palazzo Sanguinetti. Il pittore bolognese studiò il vasto repertorio iconografico dell’arte egizia dei secoli XIV e XIII a.C. nel corso di diversi soggiorni al Cairo, dove – tra il 1873 e il 1877 – realizzò le pitture di una sala da pranzo all’interno dell’harem a Ghisec, altri decori nel palazzo Khedivale e i disegni per un servizio da tavola Richard Ginori destinato al vicerè.