Lo spettro del lockdown deprime le borse europee che chiudono in rosso, mentre l’euro arretra e il petrolio va a picco. La situazione Covid allarma parzialmente anche Wall Street, ma il Nasdaq aggiorna il suo massimo storico con i titoli stay-at-home.
A innescare l’ondata di vendite in Europa, soprattutto sulle banche, è stata la decisione dell’Austria di reintrodurre restrizioni generalizzate (quindi anche per i vaccinati) a partire da lunedì prossimo, per 10-20 giorni. Nel paese si prospetta l’obbligo vaccinale da febbraio, visto che la persuasione non è bastata a coinvolgere tutti in questa guerra contro il Covid. Alla luce di queste decisioni il principale listino di Vienna perde il 2,92%.
La situazione epidemica è poi sempre più allarmante in Germania, mentre alcuni paesi stanno già prevedendo restrizioni per i viaggiatori in entrata.
L’Italia apparentemente ha meno contagi, eppure Piazza Affari è tra le peggiori e chiude la settimana in retromarcia, con un calo odierno dell’1,17% (27.237 punti) soprattutto a causa delle banche, che hanno un alto peso specifico sul listino. Crollano le big, Unicredit -4,14 e Intesa -3,36%, ma non se la passano bene neppure Bper -2,73% e Banco Bpm -2,58%. Mps cede il 4,39% dopo essere stata sospesa in seduta per eccesso di ribasso.
Tra le blue chip peggiori del giorno c’è Leonardo -3,49%, penalizzata, secondo Radiocor, dalle incertezze legate all’operazione di vendita di Oto Melara al gruppo franco-tedesco Knds vista la volontà del governo italiano di sostenere un intervento di Fincantieri (-2,94%). Tra gli industriali Stellantis -2,5%.
Sono negativi i titoli petroliferi: Tenaris -2,57%; Saipem -3,07%; Eni -2,11%. Il cane a sei zampe non resiste all’onda d’urto nonostante la promozione a “overweight” di Barclays. Le restrizioni alla mobilità preoccupano Atlantia -2,23% e Autogrill, -6,34%.
Tra i titoli a maggiore capitalizzazione c’è invece chi si è mosso decisamente contro corrente. È il caso di Telecom, che chiude con un rialzo del 3,65%. Secondo Reuters “non sono da escludere acquisti speculativi legati a indiscrezioni di un’ipotesi di Opa da parte di Kkr sulla società rilanciate alcuni giorni fa da un quotidiano”. Vedono nella recrudescenza pandemica nuove opportunità di business alcuni titoli farmaceutici come Recordati +2,69% e Diasorin +2,39%. Si apprezzano considerevolmente Ferrari +2,22% e Inwit +1,76%.
Chiude in verde il secondario: lo spread tra decennale italiano e tedesco scende a 118 punti base (-1,23%) e i tassi dei due titoli arretrano rispettivamente a +0,81% e -0,37%.
Oggi la numero uno della Bce Christine Lagarde è tornato sui temi caldi come tassi, inflazione, ripresa, ribadendo la politica ultra espansiva di Eurotower. È molto improbabile – ha detto – che nel 2022 siano soddisfatte le condizioni per un rialzo dei tassi; l’inflazione è temporanea e la politica monetaria deve essere paziente e tenace; una stretta prematura sarebbe dannosa per la ripresa. Vista anche la situazione pandemica l’atteggiamento della Bce si conferma molto accomodante.
In questo contesto però l’euro continua a perdere terreno. Il cambio contro il dollaro al momento si muove intorno a 1,132, dopo essere sceso sotto quota 1,131.
Nel resto d’Europa anche Madrid -1,66% soffre il ko delle banche, mentre le perdite sono più contenute a Francoforte -0,36%; Parigi -0,42%; Amsterdam -0,4%; Londra -0,41%.
I listini hanno recuperato qualche piccola posizione a seguito dell’andamento di Wall Street che, dopo un avvio debole, ora si muove contrastata.
Si conferma in calo il Dow Jones, ma lo S&P500 ha azzerato le perdite tornando sui massimi e il Nasdaq è in rialzo dopo la chiusura record di ieri.
Intanto la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato il piano del presidente Joe Biden da 1.750 miliardi di dollari, che prevede la maggior espansione di aiuti sociali da decenni. Il piano però deve essere ora approvato anche dal Senato.
Sul fronte delle materie prime, il greggio s’inabissa, spaventato dal ritorno in primo piano della pandemia in Europa . Gli investitori continuano a valutare inoltre l’impatto della potenziale liberazione di riserve da parte delle principali economie in uno sforzo coordinato per abbassare i prezzi dell’energia e domare l’aumento dell’inflazione. Il Brent arretra del 2,7% circa poco sopra i 79 dollari al barile; stesso andamento per il Wti, a 76,20 dollari circa.