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La moto italiana e l’assalto cinese: non è detto che sia una sciagura. Dal Salone di Milano i segnali per il futuro

I cinesi comprano i marchi ma lasciano qui da noi il cuore del design e della progettazione. Risultato: molte aziende storiche che rischiano l’oblio si assicurano una solida (e meritata) presenza nei mercati globali. E il consumatore ci guadagna. Tutte le novità del Salone di Milano

La moto italiana e l’assalto cinese: non è detto che sia una sciagura. Dal Salone di Milano i segnali per il futuro

Sembra un paradosso, ma i motociclisti italiani duri e puri devono dire grazie alla Cina, alla sua industria, alla sua finanza. Persino al suo ingegno. Che si tramuta in qualcosa di ben diverso dal “basso prezzo, poca qualità, tutto copiato” che teneva banco fino a qualche anno fa. Tutto cambia, come ci mostra il Salone della moto di Milano con la missione di disegnare dove vanno il mercato e la tecnologia motociclistica.

Cinesi non più copioni e predatori ma semmai intelligenti alleati? Proprio così. Comprano, immettono capitali, contribuiscono con la loro indiscussa avanguardia di tecnologie, garantiscono ottimi prodotti. E restituiscono molto, naturalmente perché fa a loro comodo: lasciano da noi i centri di design e di progettazione, si fanno perfino guidare per valorizzare e mettere a reddito il genio italiano. Poi eseguono perfettamente il compito, sfornando eccellenti motociclette prodotte un po’ da noi (sempre meno) e molto a casa loro.

Moto cinesi travestite da italiane? L’affermazione è impietosa e sbagliata. Ottime moto che racchiudono tutto il buono della nostra tradizione motociclistica, e basta. Senza paura, oltretutto, di “pescare” nella valorosa componentistica made in Italy, come i celeberrimi e imbattuti impianti frenanti Brembo o le sospensioni Marzocchi.

Certo, l’avanzata fa impressione. Oggi in Italia di tutto italiano abbiamo praticamente solo il gruppo Piaggio (Vespa, Guzzi, Aprilia). La Ducati è tutta italiana nella progettazione e nella realizzazione ma è passata più volte da una proprietà straniera all’altra (perfino ai fondi, segno inequivocabile che il marchio è comunque una garanzia assoluta) per approdare al gruppo Volkswagen, padrone attuale.

Benelli, Moto Morini, Morbidelli, SVM, e non solo. Marchi italiani prestigiosi, transitati in mani cinesi. Con il cervello che però è rimasto intelligentemente in Italia, come ha voluto e disposto il gruppo leader di vendite cinese QJ (Qjian Jiang), che fa parte del colosso Geely proprietario tra l’altro di Volvo e Lotus, quando nel 2005 ha rilevato la Benelli. Con il risultato che la sua TRK è risultata lo scorso anno la moto più venduta persino da noi, scalzando la Bmw Gs.

E guai a pensare che sia un male (o appunto un bene, secondo di punti di vista) tutto nostro. I cinesi, che comunque mantengono anche la brutta abitudine di scopiazzare meccaniche realizzate poi malamente, comprano marchi tutto il mondo e si muovono esattamente come fanno con noi.

L’austriaca KTM si è alleata con il colosso cinese CFmoto che produce direttamente alcuni suoi modelli e motori interi (ad esempio l’ottimo bicilindrico 790 c.c.) che utilizza anche per esemplari propri. Ma il trend è globale. Gli indiani della TVS possiedono i celeberrimi marchi inglesi Norton e Royal Enfield. E tessono politiche commerciali e industriali analoghe. In un vero groviglio di produzioni, progettazioni e deleghe.

Ecco che in Thailandia, ad esempio, fioriscono stabilimenti di prestigiosi marchi giapponesi (Honda, Yamaha, Suzuki, Kawasaki) ma anche Bmw e Triumph (quasi tutte le sue moto sono ora fatte lì). Il vero motociclista deve giudicare solo in un modo: buone moto, cattive moto. Magari godendo di prezzi competitivi proprio grazie a questo intreccio di proprietà e di processi industriali competitivi. Non è un mistero che la nostra Ducati per le sue moto prodotte in Italia faccia fatica a mantenere listini concorrenziali. E possiamo azzardare perfino un confronto impietoso: con i circa 5mila euro che dobbiamo sborsare per una Vespa 125 possiamo comprare una eccellente motociclettona cino-europea.

Naturale essere curiosi, buttando un occhio ad alcune tra le moto più rappresentative e emblematiche esibite al Salone di Milano. Lo facciamo qui di seguito.

Morini 3½, la rinascita di un mito degli anni ‘70

L’originale è del 1974. La Morini Tremezzo sport era la migliore. La “replica” moderna appena lanciata al Salone di Milano dalla proprietà del gruppo cinese Zhongneng ne ripropone tutte le caratteristiche con un’estetica davvero simile. Come l’antenata ha una quarantina di cavalli e oggi può essere guidata anche dei titolari di patente A2. Ottima soluzione per chi vuole sperimentare la prima moto “vera” ma anche per chi cerca un buon equilibrio tra maneggevolezza, estetica e prestazioni non eccessive.

Morini Corsaro GT, il meglio della moto cino-italiana

Rimanendo sempre in caso Morini ecco il Corsaro GT, crossover che riprende il nome della 125-150 dei tempi che furono. Oggi è una 750 con poco meno di 100 cavalli (ma può essere depotenziata a 48 cavalli per rientrare nei limiti della patente A2) che offre il meglio della componentistica, come gli italianissimi e insuperabili freni Brembo.

Benelli TRK, il campione di vendite anche da noi

E’ il primo straripante successo delle moto italiane costruite in Cina. Eccellente equilibrio tra prestazioni estetica e prezzo tant’è che è diventata la moto di cilindrata medio-alta più venduta in Italia.

Morbidelli C252V, la cruiser di chi guarda agli Usa

E’ una piccola e maneggevole Cruiser che riassume tutte le caratteristiche care ai fan delle moto americane. Ottima la realizzazione, eccellenti le finiture. I grossi pneumatici e la potenza limitata ne fanno il classico mezzo “tranquillo” ideale per chi non ha velleità sportive.

Benda Drag, una provocazione, ma il design c’è

E’ quasi una provocazione, anche per gli appassionati delle moto Cruiser all’americana. Forme esagerate, soluzioni ardite. Ma bisogna ammettere che i designer hanno fatto un buon lavoro.

QJmotor, una sportiva capace di andare lontano

L’impostazione e le caratteristiche della nuova media cilindrata sportiva della QJmotor ricordano molto da vicino lo spirito le doti delle varie “famiglie” dela Honda 600: un felicissimo insieme tra le doti sportive con una buona comodità per poter affrontare anche i viaggi.

SWM Stormbreaker, il buon ritorno di un colosso

I cinesi che hanno comprato il marchio SVM hanno fatto un’operazione brillante, rilevando dall’americanissima Harley Davidson i diritti per replicare i modelli Sporster 883 e 1200 andati in pensione nel 2020. Risultato: moto non inferiori alle originali anzi in qualche caso superiori (i freni) con finiture assolutamente comparabili e prezzi tagliati di oltre due volte.

Royal Enfield Guerrilla 450, una facile tuttoterreno

Gli indiani che hanno acquisito lo storico marchio inglese Royal Enfield stanno facendo un discreto lavoro. Le moto hanno qualche finitura un po’ spartana (ad esempio nelle saldature dei telai) e componentistica un po’ economica ma costano poco e sono affidabili. Questa media copre una fascia di mercato che sta crescendo molto.

Triumph Speed Twin 900, la modern-classic di ingresso

Gli inglesi della Triumph hanno delocalizzato tutta la produzione in uno stabilimento costruito in Thailandia ma stanno pensando di riaprire qualche linea produttiva in Inghilterra per far fronte al grande successo della domanda. Fanno ottime moto sportive ma il loro forte sono le cosiddette “modern classic” che riprendono lo stile nel passato. La Speed Twin 900 è, per circa 10mila euro, la moto di ingresso nella famiglia delle Bonneville, rivisitazione di una celebrità del passato. La versione 2025 delle Speed 900 ha qualche perla tecnologica, come il forcellone di alluminio, ma l’aspetto è un po’ meno classico.

Triumph Speed Twin 1200, vecchio stile ma tutto pepe

Nella famiglia Bonneville è una curiosa ma affascinante versione. Aspetto molto classico ma dotazioni sportive e un motore da oltre 100 cavalli. È per chi vuole avere tante motociclette in una motocicletta sola. Può trotterellare tranquillamente e comodamente in città, ma nelle mani di un motociclista esperto può dare filo da torcere a molte super-sportive.

Rezon elettrica, l’avanguardia dal centro Europa

La moto elettrica sta rallentando il passo, come e forse di più dell’auto elettrica. Ma qualche spunto davvero interessante c’è. Viene dalla Repubblica Ceca questa Rezon che ha il coraggio di rompere i vincoli estetici che fino ad ora hanno condizionato le moto elettriche, costruite (sbagliando) a somiglianza delle moto con il tradizionale motore termico.

Forcella Bluetooth, l’esibizione tecnologica

A proposito di tecnologie c’è chi dà libero sfogo ad ogni esibizione. Ecco la forcella regolabile a distanza via Bluetooth. Francamente è difficile capire l’utilità ma è un assaggio della crescente applicazione delle tecnologie telematiche anche al mondo delle motociclette.

Vespa, le brutte copie non finiscono mai

Nel tripudio di ottimi prodotti di provenienza cinese sopravvive comunque il vizio di copiare malamente. Regina di questa pratica e la nostra celeberrima Vespa, qui nell’ennesima brutta versione elettrica.

Vespa d’epoca, non si placa la corsa al trucco

I vecchi modelli d’epoca della Vespa, ma anche della Lambretta, continuano ad essere motivi di culto. I maghi del “trucco” continuano a tenere banco. C’è chi ricava, con ardite manipolazioni, fino a 10 volte i cavalli dell’originale. Sono numerose le ditte italiane che producono i componenti necessari e salone di Milano continua a farne esibizione. Fortunatamente qualcuno si esibisce anche al potenziamento dei freni e delle sospensioni.

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