La guerra continua, il Covid risale, il petrolio corre, Putin vende gas contro rubli e l’unica certezza del periodo resta l’incertezza, per parafrasare il ministro italiano dell’economia Daniele Franco.
In questo contesto, dopo i guadagni di ieri, tornano in rosso i listini europei, sostenuti in avvio dalla chiusura positiva delle borse asiatiche (Tokyo +3%), ma con la propensione al rischio che si è progressivamente affievolita con il trascorrere delle ore, vista anche l’apertura negativa di Wall Street. Attualmente il DJ perde quasi un punto percentuale.
In Europa il principale listino di Milano chiude in calo dello 0,96% (24.298 punti base), Parigi -1,17%, Francoforte -1,34%, Amsterdam -0,89%, Madrid -1,82%, Londra -0,26%.
Sale il petrolio, con il Brent che vola oltre 122 dollari (+5,73%) e il greggio texano oltre 115 dollari (+5,39%).
Nel valutario l’euro è in leggero calo sul dollaro, ma intorno a 1,1. Rialza la testa il rublo.
Si placano le vendite sull’obbligazionario negli Usa e in Europeo.
Biden in Europa per nuove sanzioni e Putin vuole solo pagamenti in rubli
A creare un certo nervosismo è anche l’attesa di nuove sanzioni contro la Russia, di cui si parlerà domani in Europa con il presidente nordamericano Joe Biden, che parteciperà a un vertice Nato a Bruxelles. Nella capitale belga ci sarà inoltre il G7 e il consiglio europeo, con tutti i 27 leader dell’Unione. Nell’occhio del ciclone, scatenato dall’attacco russo all’Ucraina, c’è proprio l’Europa, che deve fare i conti con tre grandi emergenze: umanitaria, economica-alimentare (vista la scarsità di grano e mais provenienti da Russia e Ucraina), energetica, per la dipendenza dal gas e dal petrolio russi.
Il presidente Biden, dovrebbe annunciare nuove sanzioni, ma i paesi europei sono divisi soprattutto sul tema energetico. A frenare in particolare è la Germania, principale cliente di Mosca (insieme all’Italia). Secondo il cancelliere tedesco Olaf Sholz uno stop immediato alle importazioni provocherebbe una vera e propria recessione nel continente. E il conto di quanto sta succedendo sta già pesando sulla ripresa. La Bundesbank avverte che Berlino vedrà più inflazione meno pil a causa di questa guerra. L’Istituto Ifo stima “una crescita compresa tra il 2,2% e il 3,1% quest’anno”. A dicembre l’istituto aveva previsto una crescita del 3,7%. Le attese per l’inflazione viaggiano invece in salita e in una forbice tra il 5,1% e il 6,1%, in rialzo dal 3,3% previsto a dicembre.
Per quanto riguarda l’Italia il ministro Franco dice che “l’unico aspetto chiaro è che l’incertezza è enorme. Non sappiamo quando questa guerra finirà e come finirà e questo ha impatti sulle prospettive economiche” del paese.
Alle mosse occidentali, intanto, Putin risponde con la decisione che le forniture di gas siano pagate in rubli da parte dei paesi “ostili”. Si tratta di 400 milioni di dollari circa al giorno. La mossa ha fatto impennare il prezzo del gas in misura superiore al 30%, anche se poi l’impennata si è lievemente ridimensionata. Ne ha beneficiato anche il rublo, in rialzo del 5%.
Riapre la Borsa di Mosca
Dopo un mese di stop domani riapre la Borsa di Mosca, come annunciato dalla banca centrale russa. La ripresa sarà solo con 33 titoli, che verranno scambiati per un periodo di tempo limitato e con il divieto di vendita allo scoperto. Il trading di titoli blue chip, compresi quelli degli istituti di credito statali Sberbank e Vtb e le major energetiche Rosneft e Gazprom, avrà luogo tra le 07,50 e le 12,00, ha detto la banca centrale.
Le azioni russe sono state scambiate l’ultima volta alla borsa di Mosca il 25 febbraio. La banca centrale ha poi limitato gli scambi dopo che le sanzioni occidentali a seguito dell’invasione dell’Ucraina hanno messo in subbuglio i mercati.Il commercio dei titoli di Stato Ofz è ripreso lunedì, con la banca centrale che ha acquistato i bond Ofz nel tentativo di limitare la volatilità.
Piazza Affari in rosso con banche e utility
L’impennata dell’oro nero favorisce il rally dei titoli petroliferi di Piazza Affari. Tra le blue chip migliori del giorno ci sono infatti Saipem +7,2%; Tenaris +2,78%; Eni +0,9%.
Secondo due fonti Reuters i core investor di Saipem, Eni e Cdp insieme a un pool di banche sono pronti a un’iniezione di liquidità immediata da 1,5 miliardi di euro in vista dell’aumento di capitale complessivo da 2 miliardi. “L’aumento di capitale, causato dalla grossa perdita registrata nel 2021, è considerevole,” scrive Banca Akros, ma l’outlook sugli investimenti in esplorazione e produzione sta migliorando. Il broker aggiunge che è ragionevole ipotizzare che i timori sull’approvvigionamento di petrolio e gas potrebbero portare a un aumento degli investimenti in entrambi i segmenti upstream che downstream.
Il quadro geopolitico e l’improvvisa presa di coscienza dei paesi europei che bisogna potenziare la difesa, sono il trampolino di Leonardo +2,65%, che si mantiene ben intonata nel periodo. Bene Telecom +0,7%, nell’attesa di sviluppi con Kkr e sulle voci di un interesse di Cvc per la futura EnterpriceCo.
A zavorrare il listino sono soprattutto banche e utility. Le perdite maggiori, tra gli istituti di credito, sono per Unicredit -2,96%, Intesa -2,48%. Nel risparmio gestito Poste limita i danni allo 0,14%, dopo risultati 2021 sopra le attese e guidance in rialzo per l’anno in corso. Tra le utility arretrano Hera -3,58% e Italgas -2,73%. Perde Stellantis, -1,54%, che ha confermato l’impegno a trasformare l’attuale stabilimento di Termoli in un nuovo impianto per la produzione di batterie.
Fuori dal paniere principale si mette in evidenza Fila, +9,41%, grazie ai risultati 2021. “I numeri dell’esercizio 2021 sono stati buoni, in linea con le aspettative di mercato e ancora meglio in termini di generazione di cassa”, scrive Banca Akros, aggiungendo che il 2022 “potrebbe essere un anno brillante” se il contesto macroeconomico non peggiorerà.
Spread e rendimenti in calo
Scende leggermente lo spread tra decennale italiano e tedesco, che chiude a 152 punti base (-0,89%). La riduzione è modesta e parallela per i tassi di Btp e Bund, rispettivamente a +1,99% e +0,48%.
Sul primario bene il collocamento del nuovo CcTeu con richieste per 10,7 miliardi di euro, lanciato dal Tesoro per un importo pari a 5 miliardi di euro. Lo riferiscono fonti finanziarie a Radiocor secondo cui il titolo è stato prezzato con uno spread pari a 75 punti base sull’Euribor a 6 mesi (era 80 punti base questa mattina al momento dell’apertura dei libri per la raccolta degli ordini).
I prezzi sono in crescita e i rendimenti sono in leggerissima discesa per i titoli di Stato Usa. Il decennale mostra un tasso del 2,36% in lenta retromarcia (-0,69%). La curva resta piatta però il titolo a 2 anni mostra un rendimento in ribasso al 2,132%. Il titolo a 5 anni, si conferma superiore a quello da 10 anni, con un rendimento in calo al 2,371%. Titolo a 30 anni, rendimento in ribasso al 2,596%.