Nonostante l’incerteza del contesto internazionale, l’export si conferma il motore trainante della moda maschile italiana. Secondo i dati diffusi da Sistema Moda Italia alla vigilia dell’evento Pitti Uomo, il menswear made in Italy ha archiviato il 2023 con un aumento del fatturato del +4,7%, una variazione più contenuta rispetto a quella registrata negli ultimi anni, ma portandosi comunque a 11,9 miliardi di euro, pari al 18,5% della filiera tessile-abbigliamento italiana.
E proprio l’export rappresenta il 74,5% di questo giro d’affari. Le vendite all’estero hanno fatto registrare nel 2023 una variazione del +6,6%, superando gli 8,8 miliardi. Di contro, le importazioni hanno sperimentato una contrazione del -2,3% a 5,6 miliardi, determinando un aumento del saldo commerciale, in attivo per 3,2 miliardi.
Menswear italiano: boom in Francia, Usa in risalita
Sia le aree Ue sia quelle extra-Ue si sono rivelate favorevoli, crescendo rispettivamente del 7,2% e del 6%. Il mercato Ue copre il 45,7% dell’export totale di settore, mentre l’extra-Ue risulta il maggior acquirente, assorbendo il 54,3%. Analogamente, nel caso delle importazioni, dalla Ue proviene il 48,2% della moda maschile in ingresso, mentre l’extra-Ue garantisce il 51,8%, nonostante abbia registrato una perdita del -13,8% rispetto all’anno precedente.
La prima destinazione è risultata la Francia, in aumento del 16,8%, per un valore di 1,2 miliardi, pari al 12,2% del totale settoriale; seguono Germania (a quota 10,3%) e Usa (9,3%), interessati entrambi da una dinamica positiva, rispettivamente pari al +0,4% e al +3%. Relativamente alle importazioni, da gennaio a dicembre 2023, la Cina si è confermata il top supplier con un’incidenza del 12,2%, nonostante abbia accusato un decremento notevole (-25,0%). Anche il Bangladesh – rimasto in seconda posizione – ha registrato una dinamica negativa nella misura del -22,1%. Segue la Francia, che all’opposto presenta una crescita pari al +15,1%.
Export Moda Maschile Italia: cresce camiceria, cala l’abbigliamento in pelle
Guardando all’interscambio per merceologia, si assiste a performance positive con riferimento all’export per tutti i prodotti, ad eccezione dell’abbigliamento in pelle, che ha presentato una flessione del -9,6%. Nel dettaglio, la camiceria ha registrato un aumento del +17,2%; seguono le cravatte con un +13,2%, l’abbigliamento confezionato e la maglieria, che hanno palesato rispettivamente un +9,5% e un +2,3%.
Nel caso delle forniture provenienti dall’estero, le importazioni di confezione e maglieria maschile sono arretrate rispettivamente del -2,3% e del -4,8%. Al contrario le importazioni di cravatte hanno presentato un aumento del +4,2%, mentre abbigliamento in pelle e camiceria sono cresciuti del +5,1% e del +9,9%, rispettivamente.
Nei primi due mesi del 2024 la moda maschile italiana ha visto proseguire l’export su un sentiero favorevole, mentre le importazioni hanno frenato. Sulla base degli ultimi dati Istat, i primi due mesi dell’anno hanno visto le vendite in aumento del +13%, per un totale di circa 1,8 milioni di euro, mentre le importazioni hanno perso il -13,3%, a poco più di 1 milione. Guardando all’interscambio per prodotto, con riferimento all’export si rileva l’ottima performance dell’abbigliamento esterno, in aumento del +23,3%, nonché di camiceria (+18,1%), maglieria (+15,7%) e abbigliamento in pelle (+14,6%). Più contenute le esportazioni di cravatte, con una crescita del +3%.