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La moda italiana vola: più innovazione e nuovi modelli di governance

A parlare sono i numeri e la storia: nel mondo della moda, le prime aziende al mondo sono italiane. Il settore, nel suo complesso, genera 90 miliardi di fatturato, crea 600mila posti di lavoro e mantiene in continua crescita le esportazioni. Nonostante si tratti di un’industria colpita dalla unfair competition, l’obiettivo dei grandi marchi e delle istituzioni deve essere quello di trovare il giusto equilibrio tra i mercati aperti creando costantemente valore aggiunto

Questo è il tema che ha guidato il primo “Appuntamento con l’ingegno: alla scoperta dei fattori di successo del made in Italy nel mondo”, organizzato dal Comitato Leonardo ed ospitato dalla LUISS Guido Carli. 

Molti gli ospiti presenti, protagonisti in prima persona della moda italiana, rappresentanti del governo ed addetti ai lavori esterni. Il messaggio però è stato chiaro ed univoco: la moda italiana deve essere guidata nel suo processo di crescita – come ha sottolineato Carlo Capasa, Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana –  da creatività e tradizione

Il made in Italy nel campo della moda è un fattore di successo legato all’eccellenza, ma non per questo chi opera nel settore deve accontentarsi di quanto fatto e rinunciare al miglioramento. Su questo tema il Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda è stato molto chiaro, sottolineando gli impegni profusi dal Governo da tre anni a questa parte: “La politica è stata per decenni restia ad occuparsi di moda, come se fosse materia superflua, per ricchi. Ma è esattamente il contrario, dietro la filiera della moda si celano tantissime Pmi e una enorme capacità di fare impresa da parte dei giovani“. 

“Il rapidissimo sviluppo della tecnologia – ha continuato Calenda – farà sì che le economie di scala perderanno via via valore, liberando le capacità creative di aziende anche molto piccole”. 

L’incontro di oggi, voluto fortemente da Paola Severino ed Emma Marcegaglia (Rettore e Presidente della Luiss), nasce dall’esigenza di creare una tavola rotonda all’interno del settore moda composta dai migliori marchi, per sfruttare sinergie e condividere know-how e best practices. Il Ministro Calenda si è espresso a riguardo, evidenziando la “mancanza di un ecosistema capace di aumentare la creatività e le ambizioni”. 

Soddisfazione espressa anche da Luisa Todini, presidente del Comitato Leonardo : “Quello della moda è un settore chiave dell’industria italiana e un fiore all’occhiello del Made in Italy nel mondo”. Todini ha poi sottolineato positivamente il lavoro collaborativo delle imprese e delle istituzioni ed evidenziato i pericoli relativi a questo settore, tutela del marchio e salvaguardia dell’autenticità su tutti. 

Gli interventi di alcuni dei più grandi esponenti della moda italiana, da Cucinelli a Santo Versace fino a Pier Luigi Loro Piana e Nicola Bulgari, hanno fornito un’immagine perfetta della situazione attuale dell’industria considerata nel suo insieme. Governance condivise, sostenibilità e artigianato sono i fattori che devono guidare le modalità di fare business.

Un dato comune a molti dei grandi marchi di moda è la matrice familiare dell’organizzazione. I valori dei fondatori devono essere portati avanti nel tempo, fungere da linee guida, ma allo stesso tempo occorre managerializzare le strutture interne, per creare dinamismo e una fitta rete di rapporti commerciali con l’estero.

Lo stesso Calenda ha spiegato che “il provincialismo nella moda non paga mai. Bisogna mantenere l’identità, ma essere aperti per quanto riguarda cultura aziendale e disegno dei prodotti. Il benessere si raggiunge mettendo le imprese in grado di investire e di assumere. Il ritorno al protezionismo, anche in questa ottica, sarebbe letale“. 

“Il Sistema Moda italiano deve salvaguardare – ha dichiarato Carlo Marenzi, imprenditore e Presidente di Confindustria Moda – il processo produttivo piuttosto che il prodotto finale”. L’artigianalità deve essere al centro, e purtroppo in Italia da anni ormai si è venuto a creare un certo disprezzo per il lavoro manuale”. 

“ll lavoro – ha affermato Brunello Cucinelli – non deve essere considerato un ripiego in seguito al fallimento negli studi. La dignità spinge ad essere produttivi”.

Affinché la moda possa continuare anche in futuro a rappresentare un fattore di successo e di eccellenza del made in Italy nel mondo, servirà il massimo sforzo da parte di tutti i soggetti in gioco per mantenere gli elevatissimi standard di qualità attuali, non perdere mai di vista l’importanza del lavoro manifatturiero ed essere disposti – come ad esempio è successo a Loro Piana, acquisito dal gruppo Lvmh – ad accogliere investimenti dall’estero, senza però mai perdere di vista la propria storia.

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Categories: Cultura