82mila imprerse attive, 500mila occupati, 78 miliardi di fatturato, di cui 51 in export. Questi i numeri dell’industria moda, diventata ormai il secondo settore manifatturiero in Italia dopo le attività metallurghe.
Il report di Cribis – società del gruppo Crif specializzata nella business information – contiene dati estratti dall’osservatorio Cribis Industry Monitor, realizzato in partnership con CRIF Ratings e Nomisma e ci consegna una fotografia di un’industria che nel nostro Paese sembra non conoscere crisi: la moda italiana continua a primeggiare nel mondo.
Scendendo nei dettagli del rapporto, tra le 82mila imprese attive, 45.882 (il 56%) operano nel settore dell’Abbigliamento, 20.559 imprese in Pelletteria(25%), e 15.493 imprese in ambito Tessile (19%).
Guardando i ricavi però, il rapporto di forza si inverte e a primeggiare è il settore tessile che incide per il 26,7% sul valore della produzione moda, per il 27% sul fatturato totale (78 miliardi appunto) e per circa il 20% sull’export tessile-abbigliamento complessivo. Dal punto di vista territoriale non stupisce la collocazione di queste imprese, situate soprattutto nelle aree del Centro e del Nord Est, con Lombardia e Toscana che hanno sono sviluppato importanti distretti industriali.
Rimanendo sul tessile appare interessante notare come questo settore, nonostante la crisi, rimanga una delle principali realtà per l’industria manifatturiera italiana, grazie a una filiera produttiva che rappresenta il vero elemento distintivo del comparto. A dimostrarlo ci sono i numeri: nell 2017 il settore tessile ha raggiunto i 15,4 miliardi di produzione venduta, una cifra che testimonia un miglioramento dell’8% rispetto all’anno precedente.