La longevità della vita, come ci ha ricordato di recente il bel libro di Riccardo Chiaberge presentato il 2 marzo su FIRSTonline, è la più grande rivoluzione degli ultimi due secoli ma, come avverte a sua volta Veronica De Romanis nel suo ultimo libro, “nessun pasto è gratis“. È quanto sostiene sul Financial Times anche il sempre brillante giornalista britannico Martin Wolf che mette sul tavolo un interrogativo inquietante: l’allungamento della vita è compatibile con la difesa del welfare o lo mette seriamente in crisi? Se la politica, non solo italiana, si occupasse delle grandi sfide dei nostri tempi, come più volte ha sollecitato Mario Draghi, farebbe bene a riflettere e in fretta su un interrogativo così drammatico, ma nelle manifestazioni che preparano le elezioni europee di giugno non c’è la minima traccia di questo. Meglio non turbare gli elettori. Ma Martin Wolf non ha preoccupazioni elettorali e va dritto dritto al cuore dei problemi. “Un mondo in cui la maggior parte delle persone vivrà fino a 90 anni deve essere ripensato. Sarà necessario lavorare più a lungo” altro che andare in pensione in prima. Ma non solo. “Dovremo riorganizzare l’istruzione, lo Stato sociale e i sistemi sanitari” e previdenziali. Se si vive più a lungo, e oggi l’età più comune per morire è 87 anni, bisogna cambiare tutto se non vogliamo perdere tutto per l’insostenibilità dei costi delle pensioni e della sanità.
La longevità impone di ripensare la vecchiaia ma non solo
Bisogna ripensare la vecchiaia e non rassegnarsi a una vecchiaia improduttiva e malsana. Ma va ripensata anche l’istruzione (dove sta scritto che debba essere riservata ai giovani e non coinvolgere, nelle forme opportune, anche gli anziani?), rivedere le pensioni (la loro sostenibilità – se ne facciano una ragione Matteo Salvini e i sindacati – è strettamente correlata all’allungamento della età lavorativa), rivoluzionare la sanità, non solo riorganizzando la rete ospedaliera ma soprattutto la medicina territoriale e sfruttando fino in fondo le opportunità che anche in questo campo offre l’Intelligenza artificiale che – sia ben chiaro – non potrà mai sostituire il medici ma aiutarli a ottimizzare la loro attività certamente sì.
La divisione della vita in 3 (prima lo studio, poi il lavoro e infine la pensione) non funziona più
“L’idea di 25 anni circa di istruzione – scrive Martin Wolf -, di 35 anni di lavoro e poi 35 anni di pensione è impossibile, sia per gli individui che per la società” e invece di tre fasi distinte della vita (istruzione, lavoro, pensione) “avrà senso mescolare le tre cose”. E questo “è il modo pe rendere la longevità accessibile e, cosa altrettanto importante, sopportabile”. L’allungamento della vita impone grandi cambiamenti nell’istruzione, nel lavoro, nelle pensioni, nello stato sociale e nei sistemi sanitari”. È tempo di ripensare tutta la visione della nostra vita e prima lo facciamo meglio è.