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La Lettonia e le tre sfide del semestre di presidenza europea: crescita, digitale, Russia

A ricevere il testimone dall’Italia alla presidenza europea per il primo semestre del 2015 è stato il primo ministro lettone Laimdota Straujuma. Economista, 62 anni, da un anno (si insediò il 22 del 2014) è il primo capo di governo donna del dinamico paese baltico. La somiglianza fisica e l’affinità politica con la cancelliera tedesca ha già portato la stampa locale a soprannominarla la Angela Merkel lettone. La Lettonia, che ha aderito alla Nato il 29 marzo 2004 e all’Unione europea il 1º maggio 2004, passando all’euro il 1º gennaio 2014, dopo la profonda crisi economica degli anni scorsi è oggi uno dei Paesi membri dell’Unione europea in migliore salute. Con poco più di 2 milioni di abitanti è il terzo paese più piccolo dell’Unione (gli altri due sono Cipro e Malta). Confina a Nord con l’Estonia, a Est con la Russia, a Sud-est con la Bielorussia, a Sud con la Lituania; a ovest è bagnata dal Mar Baltico.

Fra i temi che la Lettonia ha deciso di inserire come priorità nel suo semestre di presidenza c’è lo sviluppo economico (nel 2013 era prima nella Ue con un PIL in crescita del 4,8% e prevede per il 2015 una crescita del 2,8%), l’Europa digitale e le relazioni con il potente vicino russo. In particolare la Lettonia pone grande attenzione al tema dell’Europa digitale. La Lettonia vanta una delle reti digitali più veloci al mondo. Con il maggior numero di punti wifi per metro quadrato in Europa, la più alta penetrazione della banda larga e i servizi internet più veloci nell’Ue, Riga è la capitale europea di internet. La presidenza intende lavorare sulle misure per rimuovere le barriere al commercio transfrontaliero on line, su un quadro più solido per la protezione dei dati, sulla tutela dei diritti dei consumatori e sull’accesso alla rete per la pubblica amministrazione. “Ospiteremo la più grande assemblea digitale a Riga, con la partecipazione di oltre 700 rappresentanti del settore, e il tema sarà anche al centro del Consiglio europeo di giugno” ha annunciato il presidente Straujuma.

Un altro tema delicato nel semestre lettone sarà quello dei rapporti fra Europa e Russia. In questi mesi toccherà infatti alla Lettonia guidare il processo di verifica delle sanzioni contro il Cremlino, di cui la Lettonia è stata una sostenitrice, ma anche uno dei paesi europei la cui economia ha più sofferto per le conseguenze del peggioramento degli scambi commerciali con la Russia. Proprio i rapporti con Mosca sono uno dei rischi che polizia e servizi di intellingence lettoni giudicano più probabili durante il semestre. Da questo punto di vista due date saranno al centro dell’attenzione: il 16 marzo e il 9 maggio. Il 16 marzo si svolge in Lettonia una contestata marcia in onore dei legionari lettoni caduti, durante la seconda guerra mondiale, combattendo al fianco delle truppe naziste contro l’avanzata dell’esercito russo. Il 9 maggio invece sono i russofoni lettoni, un terzo della popolazione del paese, che celebrano la vittoria dell’Armata rossa sulla Germania, una data che per i lettoni significa però anche l’annessione del proprio paese all’Unione Sovietica.

Per ridurre la forte dipendenza dei mercati dei paesi baltici nei confronti della Russia le aziende lettoni sono alla ricerca di mercati alternativi a quello russo, considerato ormai troppo esposto alle crisi geopolitiche e alle sanzioni occidentali. Tendenza confermata dalla lista dei paesi dove la Lettonia esporta maggiormente. Al primo posto la Lituania, con il 17,9%, poi Estonia 12,3%, quindi Russia con l’8,7%, la Germania 7,2% e Polonia 6,8%. I paesi partner più importanti per le importazioni lettoni sono sempre la Lituania (18,1%), Germania (11,3%), Polonia (11,2) ed Estonia (8,1%).

Secondo il rapporto CEE Quarterly di Unicredit Research pubblicato il 15 gennaio scorso su First on line i motivi di interesse per gli investitori esteri per i paesi baltici e per la Lettonia in particolare risiedono nell’opportunità di poter accedere ai mercati del Centro, Nord ed Est Europa e dei paesi dell’ex Unione Sovietica a partire da un paese stabile dal punto di vista economico e politico, grazie alle radicali riforme adottate, che dispone di notevoli incentivi per gli investitori, di personale di ottima qualità e a costi competitivi. Un paese ponte tra Vecchio Continente ed Asia grazie ai buoni collegamenti aerei, ferroviari e navali e dotato di valide strutture logistiche.

Cosa vendere in Lettonia? Bevande, mobili, articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia), macchinari e apparecchiature, prodotti alimentari, suggerisce il Dossier Lettonia della Farnesina. E dove investire? Servizi di informazione e comunicazione, trasporto e magazzinaggio, energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (anche da fonti rinnovabili), macchinari e apparecchiature, legno e prodotti in legno e sugheri (esclusi i mobili); articoli in paglia e materiali da intreccio.
Al momento risultano 162 italiani iscritti all’Anagrafe Consolare e 300 aziende a capitale italiano (totale o misto) sono iscritte al registro delle imprese di Riga, anche se sarebbero circa una cinquantina gli operatori italiani effettivamente attivi nel Paese. Si tratta per lo più di PMI attive nell’intermediazione commerciale, immobiliare, turistica, di consulenza e di ristorazione. Presenti anche alcuni grandi nomi come Luxottica e Marazzi che hanno installato in Lettonia la loro centrale logistico-operativa per l’intera area nordico-baltica e per la Russia occidentale. 

Nel 2013 l’interscambio con l’Italia è ammontato a 664 milioni di euro secondo Eurostat (-0,7% rispetto al 2012): le esportazioni italiane hanno raggiunto i 535 milioni (+0,5%), mentre le importazioni sono ammontate a 129 milioni (-6%), con un saldo a favore del nostro Paese di 406 milioni in ulteriore aumento del 2,4% sul 2012. Anche a fine 2013 l’Italia è riuscita a mantenere nella graduatoria dei Paesi esportatori in Lettonia l’ottavo posto guadagnato a fine 2012. Nel contempo, l’Italia è salita dal sedicesimo al quindicesimo posto fra i Paesi importatori. In sintesi, nel 2013 si è registrato un ulteriore, notevole incremento del nostro export per alimentari e bevande (prodotti alimentari anche di elevata qualità e vini italiani sono sempre più presenti nei grandi circuiti di distribuzione a Riga), come in quelle della gomma e materie plastiche e dei tessili e abbigliamento, a fronte di un calo nei settori dei prodotti elettrici, dei macchinari e dei prodotti in metallo; in leggera crescita anche le nostre esportazioni di prodotti chimici. 
Quanto al nostro import dalla Lettonia, le principali voci sono state: legno e prodotti in legno, carta e stampa (che con 20 milioni di euro hanno registrato un calo del 13% rispetto a fine 2012); prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere (14 milioni di euro, in calo del 36,4%); computer, apparecchi elettronici e ottici (14 milioni di euro, in forte crescita del 40%); sostanze e prodotti chimici (10 milioni di euro, in calo del 28,6%); prodotti delle attività di trattamento dei rifiuti e risanamento (9 milioni di euro, in straordinaria crescita dell’800%); articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (9 milioni di euro, in forte crescita dell’80%).

Alla fine del primo semestre 2014 (ultimi dati disponibili) il PIL della Lettonia ammontava a 11,3 miliardi di euro con un tasso di crescita fra i più alti nell’UE (+2,5%, a prezzi correnti, rispetto allo stesso periodo del 2013), nonostante i negativi sviluppi internazionali: non tanto per gli effetti delle sanzioni Ue e le contro sanzioni di Mosca, quanto per la debolezza del mercato russo, terzo mercato per le esportazioni lettoni, e per la debole crescita dei partner europei. Il motore principale per la crescita è stato l’aumento dei consumi privati reso possibile dalla ripresa dei livelli occupazionali e dall’aumento degli stipendi. Cresce il commercio al dettaglio (+3,8%: prodotti alimentari +4,6%, prodotti non-alimentari +3,2%). L’Inflazione si attesta allo 0,8% e la disoccupazione al 10,8%. Da notare che il salario medio mensile, secondo l’Istituto Nazionale di Statistica lettone, a fine primo semestre 2014 ammontava a 762 euro (+6,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), ossia a 557 euro al netto delle imposte (+8,4%).

L’interscambio della Lettonia con l’Italia, in flessione dell’1,6% in linea con il dato complessivo del commercio estero della Lettonia nel periodo, è ammontato a fine giugno 2014 a un totale di 319 milioni di euro, di cui 244 milioni di nostre esportazioni e 75 milioni di importazioni, con un saldo favorevole al nostro Paese per 169 milioni di euro. Il totale degli Investimenti Diretti Esteri in Lettonia a fine giugno ammontava a 11,7 miliardi di euro (+3,7% rispetto a fine giugno 2013). Della stessa percentuale (+3,7%) sono cresciuti gli IDE italiani in Lettonia che, secondo la Banca Centrale, ammontavano a fine giugno a 17,6 milioni di euro.
La politica di austerità, perseguita dalla Lettonia dall’inizio della crisi del 2008-2009, è stata molto apprezzata sul piano internazionale. Una politica drastica ma efficace. Tra il 4° trimestre 2008 e il 1° trimestre 2011 il costo unitario del lavoro destagionalizzato è diminuito del 22,7%, mentre la produttività per lavoratore è salita dell’11,9% nello stesso periodo. Inoltre, tra il 2009 e il 2012 le uscite (rispetto al PIL) sono diminuite dell’8,1%, mentre le entrate sono salite dell’1,2%. Dal 2009-2010, periodo di massimo declino del PIL, l’economia lettone ha risalito la china. Tuttavia, la politica di austerità ha avuto ricadute negative sull’emigrazione. Il tasso emigratorio è salito nel periodo 2008-2011 dal 19% al 31,4% (per poi calare successivamente al 26%).

Per quanto riguarda il Bilancio dello Stato, la legge finanziaria per il 2015 recentemente approvata prevede entrate per 8,9 miliardi e spese per 9,2 miliardi con un deficit dell’1% e una crescita del PIL del 2,8%.

Come ricordato sopra, le maggiori preoccupazioni per la stabilità del paese derivano dalle tensioni con l’ingombrante vicino russo. Dei 600 mila russofoni residenti in Lettonia, un terzo circa della popolazione, 205.305, secondo i dati raccolti all’inizio del 2014 dall’Ente che si occupa delle questioni relative alla cittadinanza e ai migranti, risiedono in Lettonia senza possedere una cittadinanza, lettone o estera. Sono invece circa 364 mila le persone di nazionalità russa che attualmente vivono in Lettonia con la cittadinanza lettone. Ci sono poi quasi 34 mila persone che hanno la cittadinanza russa e vivono in Lettonia. 

Con una così alta percentuale di “non cittadini” può la Lettonia svilupparsi in maniera serena e inclusiva? C’è da augurarselo. Il presidente Berzinš, a mitigare gli effetti del trionfo elettorale degli etnicamente lettoni al recente referendum che ha negato la possibilità di introdurre il russo come seconda lingua nazionale, ha espresso il suo parere favorevole all’inclusione del Natale ortodosso (7 gennaio) fra le festività ufficiali del paese. Un gesto distensivo che dimostra la consapevolezza della delicatezza e complessità del problema e della necessità di perseguire la strada della moderazione.

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