“Nel 2013 – parola del commissario Ue Olli Rehn – la Lettonia dovrebbe essere il Paese europeo con tasso di crescita più alto”. E’ con questa importante credenziale che, tre anni dopo la vicina Estonia, Riga si appresta, il prossimo 1° gennaio 2014, a diventare il 18esimo Paese dell’eurozona, ovvero il 18esimo ad adottare la moneta unica.
La decisione dovrà ancora essere ratificata dal voto degli Stati membri, ma intanto da Bruxelles è arrivato il semaforo verde: “La Lettonia – ha commentato Rehn – ha un’economia matura ed è l’esempio virtuoso di come si possa uscire rinforzati da un periodo di pesantissima austerità”.
Già, perché il Paese baltico (che sarà dunque il secondo ad adottare l’euro, in attesa della Lituania nel 2015) è stato duramente colpito dalla crisi finanziaria del 2008, che ha fatto precipitare il Pil del 22% in due anni, imponendo ai contribuenti un regime di risanamento equivalente al 17% dello stesso Pil. Ma le misure di rigore, accompagnate da drastiche riforme strutturali e in particolare dal sostegno all’export, hanno prodotto risultati straordinari: l’economia è tornata rapidamente a crescere (oltre il 5% sia nel 2011 sia nel 2012) e la disoccupazione si è dimezzata da un drammatico 20% all’attuale 10%.
Impeccabile anche il riscontro sul deficit, che è passato dall’8,1% del 2010 all’attuale 1,2% nel rapporto col Pil, dunque ben al di sotto della soglia di tolleranza stabilita dall’Ue. Così come al di sotto della soglia di attenzione rimangono il debito pubblico (40,7% nel 2012) e l’inflazione, che negli ultimi 12 mesi ha viaggiato al tasso medio dell’1,3%, nettamente inferiore al valore di riferimento del 2,7%.
Non è però tutto oro quel che luccica, e a lanciare qualche campanello d’allarme è la Bce, che ha sì dato l’ok per la Lettonia nell’euro, sottolineando però i forti “rischi inflazionistici in ragione della grande volatilità registrata negli ultimi dieci anni”, oltre che mettendo in guardia sul dilagante fenomeno dei conti esteri depositati nelle banche locali, che secondo Francoforte potrebbero comportare “seri rischi per la stabilità finanziaria”.
Di questo, del resto, si è sempre detto consapevole lo stesso primo ministro del Paese baltico, Valdis Dombrovskis, il quale però, citando il modello estone, che è con successo nella moneta unica dal 2011, è convinto che a Riga e dintorni abbiano “più da guadagnarci che da perderci”.