E’ stata la categoria più riverita della Repubblica. Ha disegnato le mappe del potere, ha partecipato e contribuito al boom dell’Italia a cavallo dei due secoli. La storia degli avvocati d’affari degli ultimi trent’anni è lo specchio di un Paese passato da una realtà economica chiusa, con un esiguo e immutato numero di nomi al comando, ai fasti dell’industria e della finanza del nuovo millennio, che hanno moltiplicato il business e il numero dei professionisti (e degli studenti di giurisprudenza). Una storia di grandi successi, ma non immune alla crisi economico-sociale degli anni recenti, che ha visto diversi cambi di passo attraverso i quali si è ridefinita la figura dell’avvocato d’affari.
Il libro “La legge degli Affari”, scritto da Luca Testoni, con Elena Bonanni e Felice Meoli, e pubblicato da Sperling & Kupfer con il sostegno di Dla Piper, traccia un’analisi di questo percorso, realizzata anche in base alle testimonianze e ai contributi di un ampio gruppo di professionisti. Una riflessione sulle dinamiche che hanno creato i grandi studi legali, favorito la discesa delle firm inglesi, incrementato le parcelle e creato una categoria da due miliardi l’anno di fatturato. E allo stesso tempo un’analisi sugli squilibri che hanno accompagnato questa evoluzione.
Il libro si propone così di esaminare l’aspetto strategico che ha caratterizzato la professione, ma anche di aprire un’audace riflessione sul ruolo storico e sociale dell’avvocato d’affari e sulle ragioni per cui migliaia di avvocati da professionisti si sono ritrovati consulenti. Provando a tracciare la figura del professionista del futuro.