Piazza Affari torna in rosso in balia dell’ennesima giornata di forte volatilità. Lo spread, che stamattina sembrava lanciare segnali positivi toccando un minimo intraday di 178 punti base, torna nuovamente ad impennarsi accompagnato a stretto giro dai rendimenti e alle 16 raggiunge quota 195. Questa la cronaca dell’ennesima giornata politico-finanziaria di passione, all’indomani dell’incarico che il professor Giuseppe Conte ha ricevuto dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella.
Il premier incaricato sta incontrando i rappresentati di tutte le forze politiche nella Sala dei busti di Montecitorio, anche se il compito più difficile sembra quello di trovare la quadra sul nome del prossimo ministro dell’Economia: Savona o Giorgetti?
Le parole pronunciate ieri da Conte dopo l’incontro con Mattarella sulla “collocazione europea dell’Italia”, sembravano aver avuto l’effetto sperato sui mercati: stamattina Piazza Affari viaggiava in territorio positivo, arrivando a guadagnare l’1%, e lo spread aveva imboccato una traiettoria discendente.
A metà seduta però, i timori sul fatto che il nuovo Governo possa creare una rottura con Bruxelles hanno spedito per direttissima il Ftse Mib in territorio negativo (-0,8% a 22.719 punti), facendo impennare il differenziale tra Btp e Bund sopra quota 195 punti basi, con un rendimento del 2,4%. Significativa una battuta del leader del Centro democratioc, Bruno Tabacci, dopo l’incontro con Conte: “Il presidente incaricato ci ha ascoltato con attenzione ma gli ho detto che non si può pensare di modificare consensualmente i Trattati europei se ogni giorno il leader della Lega o quello di Cinque Stelle apre polemiche al vetriolo con Bruxelles”.
Ad alimentare la preoccupazione degli investitori è stato in particolare un video pubblicato da Matteo Salvini su Facebook, nel quale il leader della Lega ha dichiarato: “L’Europa consiglia, a volte minaccia, e ci dice: dovreste fare una manovra da 10 miliardi di euro di tasse. Ma stiamo scherzando? L’ultima cosa di cui l’Italia ha bisogno sono le tasse, penso che ci abbiate votato per fare l’esatto contrario di quello che l’Europa ci ha suggerito o imposto con la minaccia”.
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Il riferimento è al monito lanciato dal vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis che ha paventato l’ipotesi di una manovra correttiva da 10-15 miliardi di euro sui conti del 2018.
Motivo di nervosismo sembra essere anche il braccio di ferro su Paolo Savona come ministro dell’Economia: “Pare che qualcuno non voglia Savona ministro dell’Economia – ha continuato Salvini – Qual è il problema se qualcuno si mette a disposizione con autorevolezza, competenza per andare a ridiscutere e ricontrattare norme, vincoli e regolamenti per il benessere dei cittadini italiani? E’ un disvalore? Penso invece sia un motivo di vanto per il Paese”.
L’insistenza di Salvini non sembra però piacere al Colle. Alla domanda se esistano veti presidenziali su alcuni ministri, i Quirinale ha smentito qualsiasi “veto” ponendo invece l’accesso sull’inammissibilità di diktat nei confronti del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica nell’esercizio delle funzioni che la Costituzione attribuisce a tutti due.