Il Napoli si prende il comando della classifica, la Lazio della Capitale. La domenica di campionato si è chiusa all’insegna degli azzurri di Spalletti, alla sesta vittoria in altrettante partite, ma anche di quelli di Sarri, capaci di conquistare il derby con un rocambolesco 3-2 sulla Roma di Mourinho. Il tutto senza dimenticare la Juventus di Allegri, che zitta zitta ha ottenuto un prezioso successo sulla Sampdoria, il secondo consecutivo dopo quello sullo Spezia di mercoledì.
Insomma, proprio come previsto è stata una domenica di grandi emozioni, nella quale le big hanno fatto il loro dovere. Tutti si aspettavano che il Napoli, dopo le splendide prove di Udine e Genova, si confermasse anche al Maradona e la squadra di Spalletti ha risposto presente. Il 2-0 sul Cagliari è perfino bugiardo, perché la partita, di fatto, non c’è mai stata: gli azzurri hanno sbloccato la gara già all’11’ col solito Osimhen, al sesto gol nelle ultime 4 partite, dopodiché hanno dominato senza alcun problema gli uomini di Mazzarri, giunti alle pendici del Vesuvio soprattutto per limitare i danni. La rete che ha chiuso ogni discorso è arrivata poi nella ripresa, quando lo scatenato nigeriano s’è procurato un rigore per un fallo di Godin: sul dischetto è andato Insigne, per il definito 2-0 Napoli (57’).
“Abbiamo fatto una bella partita, senza mai andare in affanno e senza forzare, però se l’avessimo chiusa prima sarebbe stato meglio – l’analisi di Spalletti – Prendere un tiro e magari un gol è rischioso, perché poi bisogna vedere come si reagisce. Dobbiamo restare concentrati e sul pezzo, non dimentichiamoci che ci sono squadre che devono ancora entrare a regime e che possono fare tanti punti come quelli che abbiamo fatto noi…”. Il riferimento, probabilmente, è alla Signora, attualmente staccata di 10 lunghezze ma ritenuta ancora pericolosa.
Successo importante quello della Juve, che grazie al 3-2 sulla Sampdoria riesce a recuperare due punti su Inter e Atalanta e addirittura 3 sulla Roma. Le buone notizie per Allegri però finiscono qui: oltre al risultato, infatti, c’è poco da salvare. Ancora una volta i bianconeri si sono mostrati fragili, tanto da subire altri due gol (con questa siamo a 20 partite consecutive) e, più in generale, non dare mai la sensazione di essere fuori pericolo. Il vero cruccio però riguarda l’infermeria, visto che ieri si sono fermati Dybala e Morata: per entrambi se ne riparla, forse, dopo la sosta, con la logica conseguenza di saltare le delicatissime sfide con Chelsea e Torino.
E dire che la domenica era cominciata benissimo, soprattutto per l’argentino, in gol con uno splendido sinistro al volo dopo appena 10’. Poco dopo però ecco l’infortunio sopraccitato, con Allegri costretto a sostituirlo per inserire Kulusevski. Al 43’ la Juve raddoppiava con Bonucci, rigorista designato dopo l’uscita della Joya, ma un minuto più tardi Yoshida sfruttava una dormita dello stesso difensore azzurro, trovando la rete del 2-1. Nella ripresa i bianconeri cominciavano con un buon piglio, trovando il 3-1 con Locatelli e dando l’idea di essere ormai padroni del campo: sbagliato, visto che all’83’ Candreva freddava Perin, offrendo allo Stadium un finale da brividi, senza però nessuna conseguenza sul risultato.
“Bisognava chiuderla prima – ha sospirato Allegri – Ad ogni modo siamo contenti, abbiamo ottenuto la prima vittoria in casa del nostro campionato, la seconda consecutiva dopo quella con lo Spezia. Ora possiamo preparare con più serenità la sfida col Chelsea”.
Sicuramente lavorerà in un clima migliore anche Sarri, da ieri definitivamente nel cuore del popolo laziale. Vincere il derby, si sa, può cambiare una stagione, tanto più in una città come Roma, che lo sente in modo addirittura viscerale. Il 3-2 di ieri poi è stato così ricco di colpi di scena da colpire anche chi non era coinvolto sentimentalmente, figuriamoci i diretti interessati, passati dentro una centrifuga di emozioni dal primo all’ultimo minuto. La Lazio ha saputo approcciare meglio il match, trovando l’1-0 dopo 10’ con Milinkovic-Savic e il 2-0 al 19’ con Pedro, al termine di un’azione contestatissima: tutto è nato da un contatto tra Hysaj e Zaniolo nell’area biancoceleste, ritenuto però non falloso dall’arbitro Guida e dal Var Irrati.
La Roma di Mourinho s’è così trovata sotto di due gol in meno di 20’, ma ha avuto il merito di saper reagire, anche perché graziata da Immobile, meno freddo del solito sotto porta. Ibanez ha accorciato le distanze sul finire del primo tempo con un colpo di testa sugli sviluppi di un corner (41’), rendendo la seconda frazione ancora più bella e avvincente. Al 63’ Felipe Anderson ha sublimato la sua splendida prova con il gol del 3-1, ma subito dopo Zaniolo, il migliore dei suoi (anche se protagonista di un brutto gesto nei confronti del pubblico avversario), s’è procurato il rigore trasformato da Veretout (69’). Il finale è stato così più combattuto che mai, ma la Lazio ha saputo reggere l’urto giallorosso, conquistando così 3 punti fondamentali per classifica e morale.
“È stato un derby ad alta intensità, come si gioca spesso nella Premier League, non immaginavo che potesse dare questa adrenalina e questa soddisfazione a vincerlo – ha esultato Sarri – L’esultanza finale con l’aquila Olimpia sotto la Curva Nord? Dorme dietro la mia stanza a Formello, ogni tanto la sento…”.
Di umore opposto, ovviamente, José Mourinho, furibondo per alcune decisioni arbitrali che, a suo dire, hanno indirizzato il derby. “Purtroppo in una partita fantastica l’arbitro e il Var non sono stati all’altezza – ha tuonato lo Special One – Sul secondo gol della Lazio c’era un rigore per noi, invece che 2-0 poteva essere 1-1, l’arbitro ha sbagliato in campo e il Var fuori. Poi manca l’espulsione a Lucas Leiva, a Pellegrini hanno dato il rosso per molto meno. Penso che la Roma abbia giocato meglio, anche se ovviamente abbiamo sbagliato visti i tre gol subiti. Abbiamo provato a vincere, dominato e messo la Lazio in grande difficoltà”.