La Lazio resta aggrappata alla Juve. Lo fa grazie a una vittoria di rimonta sulla Fiorentina, peraltro ricca di contestazioni arbitrali, mostrandosi fragile e solida allo stesso tempo. Fragile, perché è evidente che la squadra invincibile pre-lockdown non è ancora tornata, solida, perché andare a vincere una partita del genere denota comunque carattere e personalità. È inevitabile però sottolineare come la rimonta sia arrivata anche grazie alle decisioni dell’arbitro Fabbri, in particolare quella che ha portato al rigore per un contatto tra Dragowski e Caicedo: episodio molto dubbio, visto che è l’attaccante laziale a cadere addosso al portiere viola e non viceversa. La successiva trasformazione di Immobile (67’) ha rialzato la squadra di Inzaghi, fino a quel momento in grande, grandissima, difficoltà.
I viola di Iachini infatti non solo si erano portati in vantaggio grazie a un gioiello di Ribery (25’, slalom in mezzo a tre e tiro secco alle spalle di Strakosha), ma avevano avuto diverse occasioni per raddoppiare, su tutte la traversa colpita da Ghezzal, ma anche il tiro di Castrovilli respinto dal portiere biancoceleste. Poi l’episodio del rigore ha cambiato l’inerzia del match, dando alla Lazio quella spinta psicologica in più per provare a vincere. E così, al minuto 83, ecco la sassata di Luis Alberto a regalare 3 punti fondamentali per classifica e morale, prima di un finale segnato dalle espulsioni di Vlahovic (gomitata a Patric) e Inzaghi (proteste).
“È una vittoria di carattere e voglia perché è innegabile che siamo in emergenza con tutti gli infortuni – il commento del tecnico laziale. – Devo dire grazie a diversi ragazzi che avevano problemi e non si erano allenati. La Fiorentina è un’ottima squadra ed è stata una vittoria di cuore, non era semplice”. Oggi invece tocca all’Inter, attesa dall’insidiosa trasferta di Parma (ore 21.45). I nerazzurri sono praticamente obbligati a vincere, altrimenti i sogni di rimonta, già complicatissimi dopo il passo falso col Sassuolo, svanirebbero definitivamente, eppure alla vigilia, più che della partita, si è parlato soprattutto di mercato.
L’acquisto di Hakimi dal Real Madrid è in dirittura d’arrivo (40 milioni la base, si tratta sui bonus) e i tifosi, alla luce dell’alto profilo del giocatore, sono letteralmente andati in brodo di giuggiole. Tutto questo però non deve distrarre l’Inter dalla missione odierna, ovvero sbancare Parma e rimettersi alle costole di Juventus e Lazio. “È una partita importante, arriva dopo un pareggio abbastanza fastidioso col Sassuolo – ha spiegato Stellini, presentatosi in conferenza al posto dello squalificato Conte. – Abbiamo analizzato il pari: lucidità e freddezza sotto porta devono essere armi importanti per portarci alla vittoria. L’assenza di Skriniar è pesante, così come quella di Antonio che non sarà in panchina. Ma il mister sarà comunque con noi e chi andrà in campo ha tutta la nostra fiducia”.
Dopo l’ampio (e per certi versi ingiustificato) turnover di mercoledì, questa sera il tecnico nerazzurro riproporrà l’Inter tipo, seppur al netto di squalifiche (Skriniar), infortuni (Sensi, Vecino) e giocatori ancora lontani dalla forma migliore (Brozovic torna tra i convocati ma partirà dalla panchina). Al Tardini, con il tecnico costretto a vedere il match dalla tribuna per la squalifica rimediata col Sassuolo, vedremo dunque un 3-4-1-2 con Handanovic in porta, Godin, De Vrij e Bastoni in difesa, Candreva, Barella, Borja Valero e Young a centrocampo, Lukaku e Lautaro Martinez in attacco. D’Aversa, deciso a continuare la corsa verso l’Europa League, risponderà con un 4-3-3 che vedrà Sepe tra i pali, Laurini, Dermaku, Bruno Alves e Gagliolo nel reparto arretrato, Kucka, Hernani e Barillà in mediana, Kulusevski, Cornelius e Gervinho nel tridente offensivo.
Ad inaugurare la domenica saranno però Milan e Roma, impegnate nel faccia a faccia pomeridiano (ore 17.15) di San Siro. Partita che si preannuncia interessantissima e non solo per l’orario tutt’altro che agevole, specialmente oggi che il meteo promette scintille. In ballo ci sono le rispettive corse europee, ma soprattutto la possibilità di dare un senso a una stagione sin qui al di sotto delle aspettative. Il discorso ovviamente vale più per il Milan, all’ultima chiamata per provare a rientrare nella parte nobile della classifica, ma anche la Roma non ha margini d’errore: la ricorsa sulla lanciatissima Atalanta, già difficile di suo, necessita una vittoria. “Noi e la Roma siamo abbastanza simili sul piano delle prestazioni, ma la realtà ci dice che siamo ancora lontani in classifica – il pensiero di Pioli. – Sarà uno scontro diretto, sappiamo delle difficoltà della partita, abbiamo un’occasione per vincere e mettere in campo tutte le nostre qualità: è un’opportunità da sfruttare”.
“Il Milan è in un buon momento, ha giocato bene ed è più forte di quello che abbiamo affrontato all’andata – ha ribattuto Fonseca. – Ma noi dobbiamo pensare a noi stessi, dobbiamo preoccuparci solo del nostro gioco. Il quarto posto? L’Atalanta è forte e sta bene, ma io ci spero ancora. Ripeto: dobbiamo solo pensare a vincere la nostra partita, altrimenti non avrebbe senso pensare agli altri”. L’atteso confronto tra Ibrahimovic e Dzeko non ci sarà: lo svedese infatti, come anticipato dal suo allenatore, non è ancora pronto e rimanderà il rientro di qualche giorno. A San Siro dunque vedremo lo stesso Milan di Lecce, dunque 4-2-3-1 con Donnarumma in porta, Conti, Kjaer, Romagnoli e Hernandez in difesa, Kessié e Bennacer a centrocampo, Castillejo, Calhanoglu e Bonaventura sulla trequarti, Rebic in attacco.
Stesso sistema di gioco anche per la Roma, che risponderà con Mirante tra i pali, Bruno Peres (Zappacosta si è fermato per un problema muscolare), Smalling, Mancini e Kolarov nel reparto arretrato, Veretout e Cristante in mediana, Under, Pellegrini e Mkhitaryan alle spalle dell’unica punta Dzeko.