La Capitale fa festa. Nella domenica a ranghi ridotti della Serie A sono Lazio e Roma a sorridere, grazie a due vittorie importantissime contro Genoa e Lecce. I 3 punti più pesanti, per ovvi motivi, sono quelli dei biancocelesti in quel di Marassi, ma anche i giallorossi avevano un’assoluta necessità di tornare al successo. La copertina della domenica però spetta a Inzaghi, capace di espugnare la Genova rossoblu e di restare così in scia alla Juventus capolista: nel prossimo weekend, Coronavirus permettendo, il tecnico biancoceleste potrebbe approfittare dello scontro tra i bianconeri e l’Inter di Conte, aggiungendo così un altro tassello alla sua straordinaria stagione.
Nel 3-2 di Marassi c’è ovviamente la firma di Immobile, arrivato a quota 27 gol in appena 25 giornate (eguagliato il record di Angelillo della stagione 1958/59), ma ridurre il tutto al solo Ciro sarebbe quantomeno riduttivo: la Lazio infatti è una squadra nel vero senso della parola, capace di compattarsi anche di fronte alle assenze. Ieri per esempio, oltre ai già annunciati Lulic e Luiz Felipe, è mancato all’appello lo stakanovista Acerbi, fermatosi precauzionalmente dopo aver sentito tirare il polpaccio: Inzaghi si è trovato così ad affrontare il Genoa senza due terzi della difesa titolare, eppure è passato in vantaggio dopo appena due minuti grazie a Marusic, bravo a infilarsi tra Masiello e Soumaoro e a battere Perin.
I rossoblu di Nicola, come prevedibile, non si sono certi arresi e anzi hanno fatto tremare Strakosha con Favilli, fermato solo dal palo (26’). Nella ripresa però la Lazio è tornata nuovamente a spingere sull’acceleratore e Immobile, dopo aver sfiorato il gol con un tiro sull’esterno della rete, l’ha trovato al 51’ con un destro chirurgico. Tutto finito? Nemmeno per sogno. Il Genoa ha riaperto la partita con lo splendido tiro di Cassata (57’), la Lazio ha nuovamente ristabilito le distanze con Cataldi su punizione (71’), Criscito ha infiammato il finale trasformando il rigore del definitivo 3-2 (90’). Alla fine Inzaghi ha potuto esultare per la 20esima partita consecutiva senza sconfitte, un record che rilancia la sfida a Juventus e Inter.
“Sapevamo che qui a Marassi sarebbe stata dura ma abbiamo fatto un’ottima partita contro una squadra in salute – il suo commento nel post gara – Forse serviva essere più lucidi in alcune occasioni, ma comunque è una vittoria su cui non c’è nulla da dire. Scudetto? Ci sono anche Juve e Inter. Noi comunque stiamo facendo qualcosa di straordinario, siamo lì e abbiamo l’obbligo di provarci”.
Domenica di sorrisi anche per la Roma, che interrompe l’emorragia di punti battendo il Lecce con un sonoro 4-0. Fonseca doveva vincere a tutti i costi ma farlo giocando bene, ovviamente, dà ancor più soddisfazione, tanto più che i pugliesi si presentavano all’Olimpico forti di tre vittorie consecutive. L’esatto opposto della Roma, reduce da tre ko e decisamente sotto pressione: in campo però non s’è visto nulla di tutto questo, anzi…
Sin dall’inizio si è avuta la sensazione di una partita senza storia, con i giallorossi capitolini molto più sciolti degli omonimi pugliesi. A rendere ancor più semplice la giornata il gol di Under dopo appena 13’, con la logica conseguenza di un Lecce sbilanciato e costretto a concedere spazi letali. La Roma ne ha approfittato al 37’ con Mkhitaryan, bravo a sfruttare l’assist di Dzeko e a battere Vigorito, per poi dilagare nella ripresa con lo stesso numero 9 bosniaco (70’, tap-in ravvicinato) e con Kolarov (80’). Il 4-0 finale, oltre che ad accorciare sull’Atalanta (che però, ovviamente, dovrà recuperare la gara col Sassuolo), serve a tenere a distanza di sicurezza Milan e Napoli, in più riporta un pizzico di serenità in un ambiente tanto passionale quanto incline all’autoflagellazione.
“La squadra si era allenata molto bene in questi giorni ed ero molto fiducioso – il commento di Fonseca – Abbiamo fatto molto bene nei primi trenta minuti, i ragazzi hanno giocato con fiducia e coraggio, inoltre sono davvero contento di non aver preso gol, per noi è troppo importante. Ora però cerchiamo di mantenere l’equilibrio, quando le cose vanno male la responsabilità è mia e di sicuro non mi aspetto elogi se vanno meglio…”.