Dal 23 marzo 2020 il titolo in Borsa della Juventus lascerà il Ftse Mib, dove sarà sostituito da Banca Mediolanum. Si concluderà così, dopo poco più di un anno, la permanenza della Vecchia Signora sul listino principale di Piazza Affari. Le azioni del club bianconero saranno quindi retrocesse sul Mid Cap. La notizia è stata confermata dalla Ftse Italia Index Series Technical Committee.
Il declassamento della Juventus arriva dopo le forti perdite registrate dal titolo nel medio periodo. Secondo i dati di Borsa Italiana, la performance mensile delle azioni bianconere è negativa del 24,55%, dato simile alla media annua (-23,75%). Sui sei mesi, invece, il rosso è del 34,25%. Nella seduta di giovedì, all’inizio del pomeriggio, la Juventus perde il 3,6%, al prezzo di 0,8668 euro per azione.
A innescare le vendite sono stati diversi fattori. Oltre ai risultati sportivi deludenti, nel breve periodo ha pesato soprattutto l’emergenza coronavirus, che costringerà la squadra a giocare almeno le prossime tre partite del campionato di Seri A a porte chiuse (compresa Juve-Inter, in programma per domenica sera), privando la società degli importanti introiti garantiti dal pubblico che normalmente affolla l’Allianz Stadium.
Ci sono poi i numeri del bilancio, tutt’altro che positivi. A fine febbraio il club bianconero ha chiuso i primi sei mesi dell’esercizio in corso (luglio-dicembre 2019) con un rosso da 50,26 milioni di euro. Il risultato è di gran lunga peggiore rispetto a quello registrato nello stesso periodo dell’anno scorso, quando la Juventus aveva realizzato un utile di 7,46 milioni. Male anche i ricavi operativi, che – escluse le plusvalenze da calciomercato e i proventi legati alla gestione dei diritti dei calciatori – nel confronto annuo sono diminuiti del 4,7%, da 271,3 a 258,4 milioni. Sui numeri della società pesa ancora l’acquisto di Cristiano Ronaldo, considerando che l’esborso per aggiudicarsi il fuoriclasse portoghese ha comportato un aumento dei costi non coperto dai ricavi. Il resto lo ha fatto la politica degli alti ingaggi praticata dal Direttore sportivo, Fabio Paratici, per attrarre campioni a parametro zero che spesso si sono rivelati deludenti ma che pesano sul bilancio della società.
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