Lo spareggio lo vince la Juve. Il 2-0 di Torino permette alla Signora di restare in scia alle prime della classe, il tutto in un weekend che la vedeva alle prese con l’impegno più difficile. La Roma invece, pur uscendo a testa alta, rimedia un’altra sconfitta in uno scontro diretto che fa male, anche se i problemi di Fonseca, nonostante la sconfitta del Napoli e il pareggio dell’Atalanta, arrivano soprattutto dalle retrovie, visto che la Lazio, in caso di vittoria, l’aggancerebbe in classifica. Ecco, l’altro titolo di questo sabato arriva proprio dagli azzurri, battuti a Genova e sempre più nell’occhio del ciclone: la partita di Coppa Italia di Bergamo potrebbe essere l’ultima spiaggia per Gattuso, ormai a tutti gli effetti sotto la lente d’ingrandimento della critica.
Ma torniamo al big match dello Stadium, una gara sostanzialmente equilibrata dove Juve e Roma, a livello di gioco, si sono grossomodo equivalse. Ma spesso, in partite così, a fare la differenza sono le giocate negli ultimi 30 metri e lì i bianconeri sono stati decisamente più bravi, legittimando il successo finale. “Dopo la sconfitta contro l’Inter ci siamo ricompattati e abbiamo ritrovato l’entusiasmo, sono sempre stato dentro al gruppo e i campioni di questa squadra mi hanno sempre aiutato sacrificandosi – le parole entusiaste di Pirlo -. Abbiamo una rosa molto competitiva e dobbiamo continuare a lavorare. Sono cresciuto? Sconfitte e vittorie servono per migliorare, poi una grande società che mi supporta…”.
“Abbiamo giocato bene per quasi tutta la partita, ma non possiamo dimenticare che abbiamo affrontato la Juve – ha replicato Fonseca -. Loro hanno difeso bene, i numeri sono numeri, ma ha vinto la partita la squadra che ha fatto gol. Voglio valutare la prestazione della squadra, abbiamo avuto il coraggio di arrivare qui e fare il nostro gioco, purtroppo non è bastato”. Nella prima settimana calda del febbraio bianconero (la prossima è quella che inizia domani, con Inter e Napoli in 6 giorni), Cristiano Ronaldo si è svegliato. E così, dopo la doppietta di San Siro, ecco il gol di ieri, a condire una prestazione finalmente ai suoi livelli, sia del punto di vista tecnico che fisico.
CR7 ha sbloccato il match dopo appena 13’ con una giocata delle sue, poi ha colpito una traversa al 23’, infine ha indotto Ibanez all’autogol che, di fatto, ha chiuso ogni discorso (69’): c’era lui, infatti, pronto a raccogliere l’assist di Kulusevski, a sua volta splendidamente lanciato da Cuadrado, con la conseguenza di costringere l’argentino all’intervento disperato e, alla luce dei fatti, fallimentare. Ma Pirlo ha diversi motivi per sorridere: i cambi funzionano (Cuadrado e Kulusevski ne sono la dimostrazione), il centrocampo, ieri privo di Bentancur, gira sempre meglio, ma soprattutto la difesa è tornata granitica. Con quello di ieri siamo al terzo clean sheet consecutivo in campionato, non male considerando che, includendo Coppa Italia e Supercoppa, la Juve ha subito un solo gol in 6 partite.
La Roma invece torna a casa con una sconfitta che fa male, anzitutto per l’ennesimo fallimento al cospetto di una pari-ruolo: i giallorossi, sin qui, non sono mai riusciti a battere nessuna delle prime otto! Ieri però, dal punto di vista del gioco, non è mancato nulla e qui torniamo all’incipit iniziale: la Juve ha avuto la cattiveria necessaria sotto porta, la Roma no. Inevitabile, dunque, tornare a parlare di Dzeko, ieri subentrato ma apparso in ritardo di condizione. Se i giallorossi vogliono andare in Champions hanno bisogno di lui, fascia di capitano o no, perché Borja Mayoral può anche bastare contro le cosiddette “piccole”, ma quando il livello si alza non si può prescindere da lui. Problemi che non sono nulla di fronte a quelli del Napoli, sconfitto anche dal Genoa e costretto ad annunciare, ufficialmente, una crisi già nell’aria da tempo.
Perdere a Marassi era altamente sconsigliato nella settimana che, con ogni probabilità, deciderà gran parte della stagione: mercoledì l’Atalanta a Bergamo per la semifinale di ritorno di Coppa Italia, sabato al Maradona contro la Juve. Eppure è successo, il che rende le prossime partite ancor più delicate di quanto già non fossero, anche perché il clima in casa azzurra, da diverse settimane, è tutto fuorché sereno. Va anche detto che la sconfitta col Genoa, probabilmente, è immeritata, perlomeno a guardare le statistiche (24 tiri complessivi a 4, conditi da un palo e una traversa), ma quando le cose devono andare male, si sa, non c’è nulla da fare. Basti pensare che a decidere il match è stato Pandev, schierato da Ballardini al posto dell’infortunato Shomurodov: il macedone, a secco dalla prima giornata, ha purgato due volte la sua ex squadra negli unici tiri del primo tempo (11’, 26’), mandando i compagni all’intervallo con un clamoroso 2-0.
Il Napoli, fermato dalla traversa sul colpo di testa di Petagna, ha giocato una ripresa all’arrembaggio, senza però andare oltre alla rete di Politano (79’), insufficiente per ribaltare un risultato che, evidentemente, non va affatto bene. “C’è poco da dire, è la stessa partita con lo Spezia – ha sospirato Gattuso -. Gli errori ci stanno, ma li stiamo pagando a caro prezzo. Oggi bisognerebbe fare solo i complimenti alla squadra, soltanto che abbiamo fatto tutto noi, ci siamo fatti due gol da soli. C’è tanto rammarico, quest’anno stiamo prendendo molti gol in fotocopia, e questo ci fa male. I numeri non mentono, non è la prima partita in cui costruiamo tanto, concediamo poco e perdiamo. C’è rammarico, deve bruciare, si avanti, ma è da tanto che si verifica questa situazione”.
Sabato di sguardi torvi anche a Bergamo, dove l’Atalanta si è fatta fermare sul pareggio dal Torino. Nulla di scandaloso in senso assoluto, ci mancherebbe, ma certo trovarsi in vantaggio di 3 gol e farsi rimontare non è proprio il massimo della vita. Al 21’ infatti il risultato era di 3-0, grazie alle reti di Ilicic e Muriel e all’autogol di Sirigu, tanto che l’unico dubbio non riguardava il successo, bensì le modalità dello stesso. Poi però i granata sono rientrati clamorosamente in partita, trovando 3-1 e 3-2 prima ancora dell’intervallo, grazie ai gol di Belotti (42’ su rigore respinto) e Bremer (46’). Nella parte finale del secondo tempo poi ecco il 3-3, firmato da Bonazzoli all’84’, 3’ dopo il suo ingresso in campo: una beffa, che vale un buon punto per il Toro e tanti, tantissimi rimpianti per l’Atalanta, scivolata addirittura al settimo posto in classifica.