La vendetta del Pipita. E’ proprio lui a decidere la supersfida del San Paolo con un gol dei suoi, che vale alla Juventus 3 punti pesantissimi e a lui una grande soddisfazione personale, davanti a quel pubblico che un tempo lo amava e che oggi lo fischia senza pietà. La sua esultanza polemica (mano all’orecchio e sguardo puntato sulla tribuna vip dove siede De Laurentiis) non fa che completare un quadro già ricco di suo: la vittoria permette ai bianconeri di portarsi a meno uno da un Napoli che, invece, finisce per fare i conti con la prima sconfitta del suo campionato, la più pesante di tutte. Già, perché la squadra di Sarri non perde solo l’imbattibilità ma anche un po’ (quanto lo sapremo solo più avanti) delle sue certezze. Il primo posto è a rischio (domani l’Inter, in caso di vittoria sul Chievo, se lo prenderebbe in solitaria) e in settimana potrebbe anche arrivare l’eliminazione dalla Champions: colpi duri, per non dire durissimi, che ci diranno davvero qual è la consistenza di un gruppo giustamente elogiato per il bel gioco, ma finora a secco di trofei. La Juve dal canto suo si gode una vittoria pesantissima, tanto più date le premesse della vigilia che la vedevano sfavorita per via delle numerose defezioni di formazione. Una di queste, ironia della sorte, doveva essere proprio Higuain, invece il Pipita, più per necessità che per scelta, la partita l’ha giocata e ha finito per deciderla, come si conviene a chi viene pagato 94 milioni. Il match è andato come voleva Allegri: il vantaggio iniziale gli ha permesso di arretrare il baricentro e chiudersi a riccio, costringendo il Napoli a giocare contro una difesa schierata e non in quegli spazi che tanto gli piacciono.
E così gli azzurri hanno dominato il possesso palla ma senza sconvolgere Buffon, tanto che la parata più bella è stata di Reina, fantastico nel negare a Matuidi il gol dello 0-2. Sarebbe stato troppo ma a conti fatti la Juve non ha rubato nulla: sapersi difendere, infatti, è una dote, non un qualcosa di cui vergognarsi. “Le partite non sono solo una questione di possesso palla bensì di strategia – ha confermato Allegri. – Questi ragazzi sono straordinari, hanno vinto per sei anni e ora vogliono andare oltre alla leggenda. Questo è un bel risultato, ora però pensiamo alla Champions”. “Abbiamo chiuso la Juventus nella sua area per 70 minuti, la supremazia territoriale è stata addirittura superiore a quella che avevamo avuto contro il Benevento – la replica di Sarri. – L’ha decisa Higuain, un vero fenomeno: loro hanno 94 milioni in meno perché lo hanno pagato ma anche 3 punti in più…”. Punti di vista differenti, quel che è certo è che questa partita accorcia ulteriormente la classifica e rende la lotta scudetto ancor più interessante. Oltre all’Inter, che domani avrà la possibilità di salire al comando, c’è anche la Roma, che grazie alla vittoria sulla Spal si porta a 34 punti con una gara in meno. Partita già sbilanciata di suo quella dell’Olimpico e resa ancor più scontata dall’espulsione di Felipe al 10’, che ha costretto i ferraresi in inferiorità numerica per 80 minuti. Per giallorossi è stato così un gioco da ragazzi segnare 3 gol in meno di un’ora (19’ Dzeko, 32’ Strootman, 53’ Pellegrini) e pazienza per quella distrazione che ha provocato il rigore da cui è scaturito quello dello Spal (56’ Viviani): la sostanza non cambia e vede una classifica sempre più interessante. “Mi girano un po’ le scatole perché ogni volta regaliamo qualcosa – il commento di Di Francesco. – Detto questo abbiamo tirato in porta 37 volte, la squadra c’è. Adesso pensiamo alla Champions, il nostro obiettivo è qualificarci con una prova di forza e cattiveria”.