La sfida è cominciata. Juventus e Napoli si portano a casa i 3 punti, dando un segnale forte e chiaro a tutto il campionato: lo scudetto, in attesa dell’Inter, è ancora affar loro. Certo, non si può dire che le vittorie con Parma e Fiorentina, oltre al bottino, abbiamo molto in comune: da una parte un 1-0 gestito, quasi ci fosse ancora Allegri, dall’altra un 4-3 roboante, in perfetto stile Sarri, quand’era a Napoli ovviamente.
Insomma, il primo sabato di campionato ci lascia in dote due successi molto diversi, una sorta di premonizione su quanto accadrà in futuro, o forse solo un’ingannevole giornata di fine agosto. La risposta l’avremo solo tra qualche settimana, quando il mercato sarà finito e le squadre, di conseguenza, avranno raggiunto una fisionomia ben precisa, intanto però la Juve di Sarri (o di Martusciello, vista l’assenza del tecnico in capo per polmonite) e il Napoli di Ancelotti hanno fatto vedere diverse sbavature, lasciando intendere che i rispettivi lavori in corso sono ancora lontani dalla conclusione.
Il primo tempo dei bianconeri in quel del Tardini, a dire il vero, ha lasciato ottimi segnali: squadra corta, offensiva, votata a far esplodere l’enorme qualità a disposizione, alla ricerca di un connubio vittoria-spettacolo decisamente diverso dal passato. Il problema, se di questo si può parlare, è che il gol è arrivato dall’ineffabile Chiellini e non dall’attacco atomico composto dal tridente Douglas Costa-Higuain-Ronaldo, con il portoghese unico vero terminale designato.
Le conclusioni verso la porta di Sepe, eccezion fatta per qualche inevitabile azione, sono arrivate tutte da CR7 e la sua imprevista (e inedita) imprecisione ha fatto sì che il match, da esibizione trionfale, si sia improvvisamente complicato. Le azioni simbolo di tutto ciò sono arrivate tra il 29’ e il 34’, quando Ronaldo si è prima divorato il 2-0 sbagliando un gol facile facile dopo una splendida azione firmata Pjanic-Higuain, per poi vederselo annullare per un fuorigioco di pochi centimetri.
Potevano essere i due pugni del ko a un Parma troppo timoroso e dipendente da Gervinho per infastidire davvero la Signora, invece si sono trasformati nelle chance che lo stesso cercava dal match, trasformando il secondo tempo in una sorta di copione invertito, con la squadra di D’Aversa ad attaccare con 4 punte e quella di Sarri a cercare il contropiede, prima di accontentarsi, complice l’inevitabile calo fisico, di gestire semplicemente il pallone. Ne è uscito così un 1-0 che non passerà certo alla storia, ma che dà un po’ di serenità al nuovo allenatore: questo match, al netto di mercato e preparazione, serviva soprattutto per la classifica…
“La squadra ha disputato un grande primo tempo, muovendosi benissimo, si potevano concretizzare di più le occasioni ma va bene così – il commento di Martusciello, vice di Sarri, dopo il match. – Ho sentito Maurizio tra il primo e il secondo tempo, chiaramente era molto felice per il risultato anche se, essendo un perfezionista, è perennemente incavolato se tutto non va esattamente come vuole lui. Comunque i ragazzi hanno dato grande disponibilità nell’accettare determinate cose e lo stanno facendo con grande impegno. È chiaro che si deve andare a migliorare notevolmente questo modo di giocare”.
A decidere il match, come spesso succede, l’uomo meno atteso di tutti, ovvero quel Giorgio Chiellini ritenuto indispensabile per la difesa e invece capace di trovare una zampata da bomber (21’), laddove quelli “veri” hanno steccato più e più volte. Molto diversa invece la partita tra Fiorentina e Napoli, come del resto si evince dal risultato. Il 3-4 finale, pirotecnico oltre ogni più rosea aspettativa, si porta dietro inevitabili (e quantomai sgraditi) strascichi polemici: possibile infatti che il Var, al terzo anno di A, possa ancora commettere errori come quelli che hanno portato al rigore del momentaneo 1-2 azzurro?
La domanda, alla luce dei replay (in tempo quasi reale, s’intende), è lecita oltre ogni misura e oltre alla sciagurata coppia Massa (arbitro in campo)-Valeri (Var), mette sotto accusa lo stesso Rizzoli, atteso alla prima spiegazione del suo campionato. L’episodio (Mertens si butta letteralmente addosso a Castrovilli alla ricerca di un fallo che, semplicemente, non esiste), nonostante l’ausilio dei monitor, si è concluso con un rigore che Insigne ha trasformato nell’1-2 Napoli, certificando una rimonta al gol iniziale di Pulgar (9’, altro penalty per braccio di Zielinski) alla quale Mertens aveva già provato a porre rimedio con un gran tiro dalla distanza (38’).
Da lì in poi è stata partita pazza, con i viola a pareggiare a inizio ripresa (Milenkovic di testa al 52’), gli azzurri di nuovo in vantaggio con Callejon (56’), la Fiorentina sul 3-3 con uno spettacolare Boateng (65’) e il Napoli nuovamente avanti con Insigne, bravissimo a sfruttare un contropiede e a realizzare il 3-4 definitivo (67’). Nel finale, come se non bastasse, ecco un contatto tra Hysaj e il neo entrato Ribery a far esplodere il Franchi, deciso nel ritenere (a ragione) che questo, alla luce delle decisioni precedenti di Massa, potesse meritare, se non il rigore, quantomeno un’on-field-review.
“Non esiste alcuna spiegazione logica – ha ringhiato Montella. – C’è un episodio di simulazione, ma perché non vanno a vederlo? Sono in 5… A cosa serve il Var? Non posso accettare certi errori con la tecnologia…”. “Dopo tanti insulti ho detto ad alcuni tifosi di andare a casa – ha ribattuto Ancelotti. – Dispiace perché simpatizzo per la Fiorentina, mio padre era tifoso viola. Tanti complimenti ai tifosi della Fiorentina onesti ma purtroppo ce ne sono anche ignoranti ed erano in molti dietro la mia panchina… Questi sono tre punti importanti considerando tutto quello che è successo nel corso della partita”.
Il calendario ci fa subito il regalo di mettere Juventus e Napoli una di fronte all’altra: un confronto che, alla luce di quanto accaduto ieri, varrà una primissima, oltre che assolutamente parziale, testa della classifica. Ma siamo sicuri che, indipendentemente dal periodo estivo, le duellanti se la giocheranno fino all’ultimo respiro, consapevoli che, in fondo, un primato è sempre un primato.