Un altro passo falso. La Juventus si ferma ancora, rimediando solo un pareggio nel match dello Stadium contro il Verona. Risultato stretto alla luce delle occasioni create, ma a livello di prestazione gli uomini di Juric non hanno rubato nulla, imbrigliando i campioni d’Italia per almeno un’ora e finendo per soffrire soprattutto nel finale, quando la qualità bianconera è finalmente venuta fuori. Ad ogni modo questo 1-1 accende diversi campanelli d’allarme sul lavoro di Pirlo, sin qui molto al di sotto delle aspettative: la vittoria, se si esclude quella raccolta a tavolino contro il Napoli (e comunque sub iudice), manca addirittura dalla prima giornata. Quel 3-0 alla Sampdoria aveva illuso tutti, da allora però sono arrivati solo pareggi contro Roma, Crotone e, appunto, Verona, peraltro sempre in rimonta. Qualche attenuante c’è (l’assenza di Ronaldo tanto per dirne una), ma dalla Juventus è lecito attendersi molto di più di questo.
“Abbiamo fatto un primo tempo attendista, siamo stati poco aggressivi a centrocampo, ma le occasioni migliori sono state le nostre – il commento di Pirlo – Poi nel secondo tempo abbiamo avuto una buona reazione, ma non dobbiamo prendere sempre uno schiaffo per svegliarci”.
Una delle poche note liete della serata è Paulo Dybala, tornato titolare dopo più di tre mesi: la sua prestazione ha confermato che, nella Juventus attuale, bisogna necessariamente trovargli un posto. Per il resto la solita confusione per oltre un’ora, con un gol annullato a Morata per un fuorigioco di centimetri (il secondo dopo Crotone) e un ottimo Verona, capace di giocarsela a tutto campo, pallone su pallone. I bianconeri hanno cercato di sbloccare il match sin dall’inizio, ma a riuscirci per primi sono stati gli uomini di Juric, in rete al 60’ con il neo entrato Favilli.
A quel punto Pirlo ha sostituito il deludente Bernardeschi con Kulusevski e la musica, complice l’inevitabile abbassamento dei veneti, è cambiata. Lo svedese, assieme a Dybala, ha dato freschezza alla manovra offensiva, resa ancor più eclatante dall’inserimento di Frabotta al posto dell’infortunato Bonucci: un bel problema in vista di mercoledì, quando la Signora dovrà affrontare il Barcellona con il solo Demiral a disposizione. Al 77’ l’ex Parma ha trovato il pareggio con una grande azione personale, e poco dopo Dybala ha fatto tremare la traversa di Silvestri, dando solo l’illusione della vittoria.
Che invece è arrivata per il Napoli, capace di rimontare contro il Benevento e di conquistare un derby campano molto più complicato del previsto. Ad andare in vantaggio per primi, infatti, sono stati i giallorossi, facendo passare a Gattuso un’ora piuttosto difficile, magari ripensando a quel 3 dicembre del 2017, quando un gol del portiere Brignoli rovinò il suo debutto sulla panchina del Milan. Tutto questo fino al 60’ quando Lorenzo Insigne, evidentemente motivato dal gol del fratello Roberto (30’), ha deciso di salire in cattedra trovando l’1-1 con uno splendido tiro a giro dalla distanza. Lì il Napoli, che già prima era padrone assoluto del match, ha trovato la spinta decisiva per andare a vincere, completando la rimonta con Petagna, alla prima rete con la maglia azzurra (67’).
“Nel primo tempo eravamo sempre lunghi, palleggiavamo in maniera sterile, senza i movimenti giusti – il commento di Gattuso – Nella ripresa invece la palla circolava veloce e li abbiamo messi in grandissima difficoltà, riuscendo a portarcela a casa. Il mio contratto? Il presidente sa che sono un uomo libero, se mi vuole io ci sono ma niente clausole, non fanno per me”.
A completare la quinta giornata saranno Milan e Roma, impegnate nel posticipo di San Siro (ore 20.45). Un big match a tutti gli effetti, che può mandare in fuga i rossoneri di Pioli, rilanciare definitivamente i giallorossi di Fonseca, oppure lasciare tutto invariato. Difficile fare pronostici, perché se è vero che il Milan è reduce da 21 risultati utili consecutivi tra campionato e coppe varie, lo è anche che la Roma è apparsa in ripresa, sia a livello di punti che di gioco. Insomma, San Siro promette di regalare un monday nigth di spettacolo, aperto a qualsiasi tipo di scenario.
“Credo che sarà una partita combattuta, con squadre che cercheranno di mettersi reciprocamente in difficoltà – l’analisi di Pioli – Affrontiamo un avversario forte che ha vinto cinque delle ultime sei trasferte e ne ha pareggiata una: ci assomigliamo. La Roma è una squadra ambiziosa ma lo siamo anche noi, dobbiamo prepararci a superare questo esame difficile. Sono 3 punti importanti, bisogna approcciare la gara bene, con determinazione, giocando ad alto livello”.
Inutile dire che i rossoneri, in caso di vittoria, non potrebbero più nascondersi: con un 2020 così, del resto (17 vittorie, 4 pareggi, nessuna sconfitta) è lecito pretendere qualcosa in più della “semplice” qualificazione in Champions, specialmente se questa sera dovesse arrivare un risultato positivo. Dall’altra parte però c’è una Roma tutt’altro che dimessa, reduce da tre successi consecutivi con Udinese, Benevento e Young Boys, che ne hanno aumentato morale e, soprattutto, autostima.
“Abbiamo creato un’identità forte, gli ultimi risultati sono stati positivi e dimostrano che siamo tutti in armonia, motivati e in fiducia – ha confermato Fonseca – Il Milan è in un grande momento e l’allenatore sta facendo un buon lavoro, ma anche noi lo siamo: la Roma scenderà in campo per vincere”.
A livello di formazioni sembrerebbero star meglio i rossoneri, che Rebic a parte, potranno contare su tutta la rosa compreso il recuperato Calhanoglu, mentre ai giallorossi mancheranno Smalling, Diawara e Mancini. Pioli confermerà l’ormai inossidabile 4-2-3-1 con Donnarumma in porta, Calabria, Kjaer, Romagnoli e Hernandez in difesa, Bennacer e Kessié a centrocampo, Saelemaekers, Calhanoglu e Leao sulla trequarti, Ibrahimovic in attacco. Fonseca risponderà con un 3-4-2-1 che vedrà Mirante tra i pali, Fazio, Ibanez e Kumbulla nel reparto arretrato, Santon, Pellegrini, Veretout e Spinazzola in mediana, Mkhitaryan e Pedro a supporto dell’unica punta Dzeko.