Juve, dove sono i gol e dov’è il bel gioco? Vincere non equivale a convincere. La Juve di Maurizio Sarri è prima in classifica ma non c’è uno juventino che sia contento della squadra e delle promesse dell’estate (gol e spettacolo) non si vede nemmeno l’ombra. Alla fine dello scorso campionato la società bianconera aveva congedato Massimiliano Allegri dopo cinque scudetti consecutivi vinti e due finali di Champions affidandone la guida a Sarri nella convinzione di unire le vittorie al calcio-spettacolo. Ma dopo tre mesi cresce di giorno in giorno il numero di chi rimpiange Allegri.
La Juve, è vero, è in testa alla classifica, sia pure con un solo punto di vantaggio sull’Inter del mai abbastanza rimpianto Antonio Conte, ma non diverte, palleggia molto ma conclude poco, segna con il contagocce, vince con il fiatone anche contro le provinciali e soprattutto non ha un’anima.
Traballa la difesa malgrado il costosissimo innesto dell’ex capitano dell’Ajax, l’olandesone Matthijs De Light, balbetta e non copre il centrocampo che ha una stella come Pjanic ma è affidato anche a due grandi campioni un po’ bolliti come Khedira e Matuidi, e non trova la via del gol un attacco stellare che può schierare campionissimi come Cristiano Ronaldo, Dybala e Higuain.
C’entra qualcosa l’idea di calcio di Sarri? Si dice che per cambiare spartito occorra tempo, ma un dettaglio del deludentissimo pareggio rimediato contro il Lecce fa riflettere. Nel disperato tentativo di riacciuffare la vittoria, a un certo punto capitan Bonucci fa uno dei suoi soliti lanci lunghi verso gli attaccanti sperando di saltare il centrocampo e di spiazzare la difesa dei pugliesi. Allegri ma anche Conte avrebbero applaudito, ma Sarri no: hanno sentito tutti i suoi rimproveri in tv a Bonucci, a cui ha ordinato di produrre gioco e non lanci. Palleggia, palleggia, qualcosa succederà. Le uniche cose che nella Juve di Sarri non succedono sono il bel gioco e i gol. Valeva la pena di cambiare Allegri per peggiorare gioco e risultati? Sono in molti tra gli juventini quelli che cominciano a chiederselo.