L’Inter mette la freccia, la Juve resta a guardare. La domenica di campionato vede i nerazzurri vincere ancora ma soprattutto la sconfitta dei bianconeri in quel di Genova, risultati pesanti in chiave scudetto non tanto per i punti (in fondo siamo solo a novembre) quanto per i segnali. È evidente infatti che la squadra di Allegri non sia più la schiacciasassi degli anni scorsi e che il titolo, mai come quest’anno, sia davvero alla portata di tutti.
A sorridere è sicuramente il Napoli (+ 4 sulla Signora) ma anche Inter e Roma (una gara da recuperare) possono gioire: la marcia è importantissima e i sogni di gloria non sono più un tabù. “Quando vinco mi vanno bene tutti i titoli, anche che siamo l’anti Napoli – il commento di Spalletti. – Icardi è fortissimo ma i successi sono di tutti, abbiamo giocato bene concedendo pochissimo a un’ottima squadra come l’Atalanta. Ho visto una squadra matura, che sa dove portare la partita e dove arrivare”.
Tanta soddisfazione per il tecnico nerazzurro, del resto non potrebbe essere altrimenti. La sua Inter è ancora imbattuta dopo 13 giornate, naviga al secondo posto in classifica a soli 2 punti dal Napoli, ha la seconda migliore difesa del torneo (proprio con gli azzurri) e ha un bomber di razza, capace di togliere le castagne dal fuoco e decidere le partite quasi da solo. Contro l’Atalanta Mauro Icardi ha nuovamente fatto la differenza: sua la doppietta che ha deciso la sfida, due gol di testa da centravanti vero (51’ e 60’) che hanno tramutato in punti quella che era stata comunque una netta supremazia sugli uomini di Gasperini. Difesa solida, organizzazione di gioco, cinismo e tanta fame: il contrario insomma della Juventus, che avrà pure la rosa migliore del campionato ma, di questo passo, rischia di scucirsi lo scudetto dalla maglia in favore di qualcun altro. Intendiamoci, perdere contro la Sampdoria di Giampaolo (di gran lunga la rivelazione del torneo) ci sta, tanto più a Marassi dove i blucerchiati hanno sin qui fatto percorso netto (6 vittorie in altrettante partite), a lasciare perplessi però è il modo con cui è arrivata la sconfitta.
La Juve infatti ha avuto il predominio territoriale per tutto il primo tempo, poi però, alla prima difficoltà (colpo di testa di Zapata al 52’), il crollo che non ti aspetti, o che quantomeno non ti aspetteresti da una corazzata del genere. Invece di reagire i bianconeri si sono sgonfiati come palloncini e così prima è arrivato il 2-0 di Torreira (71’), poi il 3-0 di Ferrari (79’). Risultato pesantissimo, mitigato solo in parte dai gol finali di Higuain (91’ su rigore) e Dybala (94’), che hanno cambiato il risultato ma non la sostanza: la Juve non è più quella di prima e il suo regno, ora più che mai, è a forte rischio. Sotto accusa Massimiliano Allegri, reo di aver lasciato in panchina Dybala e Douglas Costa, proprio i due che, una volta entrati, hanno cambiato marcia all’attacco bianconero.
“Rifarei le stesse scelte anche perché, fino all’1-0, non avevamo concesso praticamente nulla – la difesa del tecnico. – Spiegare questa sconfitta è difficile, è una partita che mi lascia a bocca aperta e poi, quando si perde, è meglio stare zitti. Loro sono stati bravi ma anche noi avevamo giocato bene, poi è successo qualcosa di inspiegabile. Accettiamo la sconfitta, poi analizzeremo quello che non ha funzionato”. Il dubbio ci era già venuto da qualche settimana, ora però abbiamo la certezza: il regno della Juve non è più al sicuro. E alle porte del fossato ci sono tanti avversari più agguerriti che mai.