Il solco si allarga. La Juventus vince anche contro l’Udinese e, complice il successo della Roma sul Napoli, allunga ulteriormente il suo divario con la seconda in classifica. Che ora è proprio la squadra di Spalletti, distante 5 punti dalla Signora a fronte dei 7 che separano quella di Sarri, a testimonianza che questo scudetto, per quanto ben lontano dall’essere assegnato, sembra proprio un affare bianconero. Successo importante per la Juve ma non scontato: l’Udinese, evidentemente rigenerata dalla cura Delneri, ha giocato un’ottima partita e ha più volte rischiato di strappare almeno il pareggio. I campioni d’Italia però possono gioire eccome, se non altro considerando la grande quantità di titolari lasciata a riposo da Massimiliano Allegri. Tra infortuni e turnover, infatti, nell’undici iniziale mancavano Chiellini, Bonucci, Pjanic, Khedira, Dani Alves e Higuain: nonostante questo è arrivato un successo, il settimo in 8 giornate. “E’ stata una partita complicata anche per colpa nostra, potevamo chiuderla prima – il pensiero di Massimiliano Allegri. – Detto questo i ragazzi sono stati bravi, non era facile giocare con tutte le assenze che avevamo. L’Udinese poi aveva preparato bene la gara, poi noi siamo stati bravi nella ripresa a cambiare qualcosa e a togliere punti di riferimento. Siamo primi a + 5 sulla Roma ma guai a parlare di fuga, dobbiamo continuare a pensare giornata dopo giornata”. Partita tutt’altro che semplice quella dello Stadium, anche perché a sbloccarla è stata l’Udinese. Dopo una mezzora di ritmi sostanzialmente bassi, i friulani hanno trovato il clamoroso gol dello 0-1 con Jankto, anche se sulla rete, più che il tiro del ceco, pesano gli errori di Hernanes e Buffon, il primo svagato nel perdere il pallone al limite dell’area, il secondo tutt’altro che irreprensibile nel tentativo di respinta (34’). Poi però è salito in cattedra Paulo Dybala e la partita è tornata ad ammiccare in direzione Juve. L’argentino, già in palla sin dai primi minuti (a differenza del compagno di reparto Mandzukic), ha prima trovato il pareggio con una splendida punizione dal limite (43’), poi ha firmato il sorpasso trasformando il rigore procurato da Alex Sandro (51’). Gerarchie ristabilite a inizio ripresa, eppure l’Udinese non è stata certo a guardare. I friulani hanno rischiato più volte di subire il 3-1 (su tutte con l’occasione di Alex Sandro) ma anche di trovare il 2-2 (fondamentale la parata di Buffon su colpo di testa di Adnan). Alla fine, con un pizzico di sofferenza in più del previsto, i campioni d’Italia hanno archiviato l’ennesima vittoria della stagione, quella che, come detto in precedenza, autorizza a tutti gli effetti a parlare di fuga.
A contribuire al sabato di festa della Juve ci ha pensato la Roma, capace di sbancare il San Paolo nella miglior partita della sua stagione. Il 3-1 con cui i giallorossi hanno regolato il Napoli è un segnale di forza bello e buono, per quanto non faccia che aumentare le perplessità su chi possa realmente giocarsi lo scudetto fino alla fine (ammesso che ci sia qualcuno in grado di farlo). Il grande vincitore è sicuramente Spalletti, capace di imbrigliare il collega Sarri con una gara intelligente e ben preparata, basata sulla chiusura degli spazi e ripartenze chirurgiche, oltre che sullo sfruttare alla perfezione le palle inattive. “Abbiamo fatto una buona prestazione e ottenuto una vittoria contro una grandissima squadra – l’esultanza del tecnico giallorosso. – Sono davvero contento per i ragazzi e per Dzeko, uno che può ancora migliorare nonostante abbia segnato due gol”. Tanta delusione invece sul fronte Napoli, dove bisogna fare i conti con la seconda sconfitta consecutiva dopo quella di Bergamo. Gli azzurri restano un’ottima squadra, ci mancherebbe, però fanno fatica quando trovano avversari chiusi e agonisticamente pronti. E se vanno in svantaggio per primi difficilmente riescono a rialzarsi, anzi le difficoltà diventano ancora maggiori. “Nel primo tempo abbiamo fatto un errore e ci siamo ritrovati sotto, a quel punto loro hanno potuto sfruttare i nostri spazi – l’analisi di Sarri, alla prima sconfitta interna (in campionato) della sua gestione. – Non ho visto una squadra spenta, credo ci abbiano puniti soprattutto gli episodi. Adesso dobbiamo lavorare a testa bassa per risolvere i problemi che sono emersi negli ultimi tempi”. I grandi protagonisti sul campo invece sono sicuramente Dzeko, Salah e Florenzi, i primi due per aver lasciato il segno sul tabellino, il terzo per una partita di grande spessore, peraltro impreziosita da un assist. Il gol spacca-partita è arrivato sul finire di un primo tempo equilibrato: errore di Koulibaly, cross al bacio di Salah e tap-in vincente di Dzeko (43’). Il bosniaco s’è ripetuto a inizio ripresa insaccando di testa una punizione di Florenzi (54’): con i due di ieri sono già 7 i centri in campionato, non male per chi, una stagione fa, ne aveva totalizzati appena 8 e che oggi, invece, guarda tutti dall’alto della classifica cannonieri. A ridare speranza al Napoli ci ha pensato Koulibaly (colpo di testa al 58’), prima che Salah in contropiede mettesse il timbro definitivo sul successo della Roma (85’). Le gerarchie dietro alla Juve, insomma, sono cambiate. Per scalare l’ultimo gradino, però, servirà molto di più.