Alle quattro di stamane è iniziata, con l’autorizzazione di Vladimir Putin, l’invasione dell’Ucraina presentata dai russi come “un’operazione destinata a smilitarizzare e denazificare il paese confinante”. Poco dopo le sue parole, sono state udite grandi esplosioni a Kiev, Kharkiv, Odessa e in altre città dell’Ucraina. “Il presidente Putin ha scelto una guerra premeditata che porterà una catastrofica perdita di vite e sofferenze”, ha dichiarato il presidente statunitense Joe Biden. Immediate e pesantissime le conseguenze sui mercati.
L’Eurostoxx anticipa un avvio in perdita tra il 2% e il 4% per i listini europei. I future di Wall Street, già ieri in forte calo, crollano dopo l’attacco della Russia all’Ucraina. Il contratto sul Dow Jones perde il 2,05%, quello sull’S&P 500 cede il 2,01% e quello sul Nasdaq arretra del 2,46%. L’indice della paura, l’indicatore che misura la volatilità di Wall Street, è in aumento di oltre il 55%.
Forte l’impatto anche sulle Borse asiatiche che perdono tra il 2% ed il 3%: la peggiore è quella di Hong Kong (-3,2%). Il Nikkei di Tokyo, ieri chiuso, -2%. CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen -1,3%.
Chiusa a tempo indeterminato la Borsa di Mosca.
Il petrolio sale a 102 dollari al barile. L’oro schizza ai massimi a 1.928,80 dollari l’oncia, ai massimi dal gennaio 2021. Corsa anche al riparo dei T-bond e calo dei redimenti: il decennale tratta a 1,872, 12 punti base in meno.
Tra le valute, solo lo yen si rafforza rispetto al dollaro. L’euro tratta a 1,124. Lo zloty della Polonia perde quasi il 2%, la corona ceca l’1%. Il rublo è giù del 6% sull’euro.
Inevitabile, a questo punto, l’inasprimento delle sanzioni nei confronti di Mosca. Le conseguenze si faranno sentire sui prezzi del gas e, di riflesso, sull’inflazione, così come sul sistema bancario. In realtà, però, non c’è settore che possa esser risparmiato dalla bufera: geopolitica ed economia non sono mai state così interconnesse.
Tassi, in caso di guerra la Bce “prenderà tempo”
Cosa faranno le banche centrali in un contesto in cui spirano venti di guerra, ma l’inflazione continua a correre? È la domanda cui cercano risposta gli operatori, schiacciati in Europa dall’aumento dell’energia ma rinfrancati dalla minor pressione della pandemia. Secondo Francois Villeroy de Galhau, governatore della Banca centrale di Francia e componente del board della Bce, le tensioni in Ucraina dovrebbero indurre Eurotower a “prendere tempo” su un eventuale rialzo dei tassi e a mantenere “flessibilità” per l’uscita dalle misure di stimolo. Per il collega austriaco Robert Holzmann, invece, la Bce potrebbe iniziare ad aumentare i tassi di interesse ancor prima di terminare il suo programma di acquisto di obbligazioni previsto per marzo. Il governatore della Banca di Spagna, Pablo Hernandez de Cos, ammette che gli aumento potrebbero scattare prima del previsto ma continua a sostenere che prima si dovrà chiudere il programma di acquisto di asset.
Tutto a posto, niente in ordine, insomma. L’unico dato certo è che la Bce, così come la Fed, continua a restare dietro la corsa dei prezzi e alle aspettative a lungo termine. Ieri i dati di gennaio sull’inflazione hanno registrato un aumento al 5,1%.
Spread a 170, oggi l’asta Bot
In questa situazione, il secondario italiano chiude in rosso. Lo spread sale a 170 punti base, con un tasso del Btp 10 anni a +1,93% e del Bund di pari durata di +1,24%.
Sul primario si registra una buona domanda e il rendimento in salita per il BTp Short Term assegnato oggi in asta del Tesoro. Si tratta della terza tranche del BTp con scadenza 29/11/2023 per un importo di 3 miliardi di euro a fronte di una domanda che ha raggiunto i 4,752 miliardi di euro. Il rapporto tra domanda e offerta si è attestato a 1,58 mentre il rendimento è salito di 27 centesimi allo 0,14%. Il regolamento dell’asta cade il prossimo primo marzo.
Oggi sarà la volta del Bot semestrale, messo a disposizione per 5,5 miliardi. Venerdì toccherà al collocamento a medio-lungo con un’offerta complessiva fino a 8,25 miliardi.
Mercoledì piazza Affari ha perduto lo 0,34%, a 25.955 punti, dopo aver assaporato un buon rialzo nel corso della seduta interrotto dall’arretramento di Wall Street nel pomeriggio. Francoforte -0,4%; Parigi -0,1%; Amsterdam -0,55%; Madrid -0,68%. In lieve controtendenza Londra: +0,09%.
Gli utili di Stellantis incantano il mercato
A dare ossigeno ai listini europei è l’ottima performance di Stellantis, +4,41% dopo aver sorpreso gli analisti con un utile netto di 13,4 miliardi, il triplo rispetto al 2020, che consentirà al cda di proporre un dividendo complessivo di 3,3 miliardi (1,06 euro per titolo contro una previsione di 1,01). Brinda Exor, che incasserà 475 milioni. Festa, seppur più sobria, anche per i dipendenti, a cui, a livello mondo, toccherà 1,8 miliardi di premio (450 euro pro capita in Italia). Gli analisti hanno premiato con una pioggia di buy i risultati in attesa dell’illustrazione del piano industriale che il ceo Carlos Tavares terrà martedì prossimo.
Ieri, in conference call, il numero uno del gruppo ha spiegato una parte dei segreti dello straordinario successo della fusione più complessa nella storia del mondo a quattro ruote.
A proteggere Stellantis dal “caos” che ha investito il mondo dell’auto tra crisi dei chip, impennata delle materie prime e tempeste geopolitiche è stata la capacità di ridurre il punto di pareggio del gruppo dal 70/80% a meno del 50%. Grazie agli interventi messi in atto dalla squadra di Tavares dall’inizio di settembre, dopo una riunione con tutti i manager, il gruppo è oggi in grado, ha spiegato il Ceo, di centrare l’obiettivo del pareggio anche a fronte di una produzione in calo o in pari. Tavares non ha precisato di quanto siano scesi i margini di pareggio per Fca e Peugeot ma, a fronte di una produzione complessiva dei due marchi simile all’amo precedente (6,14 milioni di vetture consegnate contro 5,95 milioni del 2020) il margine operativo adjusted è schizzato a 18 miliardi di euro con un incremento a doppia cifra (+11,8%), un risultato che dovrebbe ripetersi nel 2022. A favorire la crescita dei profitti ha contribuito anche il pricing power: quando cala la produzione, ha spiegato il ceo, si riduce l’offerta e così, in parallelo, scende la necessità di fare sconti e promozioni per catturare la clientela e così piazzare le auto in più.
L’exploit di Stellantis, che la settimana prossima presenterà il piano industriale, non ha dato una spinta al settore a quattro ruote, in frenata nelle ultime battute. In terreno positivo figura Ferrari (+0,3%), ma continua la frana di Iveco (-3,85%) e soprattutto di Cnh Industrial (-6,85%), colpita dopo la presentazione del piano industriale: pesa la frenata degli investimenti nell’agrobusiness a fronte di un quadro globale complicato. Perde qualche colpo anche Exor-0,5% nonostante la prospettiva dei dividendi di Stellantis.
Pirelli oggi protagonista dopo i conti record
In ribasso anche Brembo (-2,8%) e Pirelli (-0,2%), che in serata ha annunciato i conti del 2021. L’azienda della Bicocca ha battuto i target: ricavi di 5.331,5 milioni (+23,9%), ebit adjusted di 815,8 milioni (+62,8%).
Avanza Inwit (+1,7%), sostenuta dalle voci su una possibile cessione della quota Telecom -3,30% nella società delle torri a favore del fondo Ardian. Secondo Repubblica Telecom si accinge a sospendere il dividendo e procedere ad una nuova, drastica pulizia dei conti.
Bene anche Diasorin (+3,28%) e Amplifon (+2,19%). L’elenco dei rialzi si ferma con alcune utilitiy: A2A +1,76%, Italgas +1,05%.
Campari va di traverso (-9,7%), un’altra sbornia per Saipem
Nel finale di seduta la Borsa ha cancellato l’effetto positivo delle trimestrali. Sbanda Campari (-9,7%) dopo che il gruppo ha annunciato un ebit margin piatto a fronte di un forte aumento dei costi delle materie prime: il miglioramento promesso della marginalità (70 punti) è rinviato a tempi migliori.
Nuovo crollo per Saipem (-5,2%): si calcola che le perdite accumulate nel 2021 siano il doppio della capitalizzazione attuale. In calo anche Eni (-0,5%) e Tenaris (-1%).
Deboli le banche. Si sgonfia l’appeal per un risiko: Banco Bpm scende del 3,86% in chiusura, Bper -2,92%. Limita i danni Unicredit (-0,44%).
Alerion e gas plus, rialzi shock. Corre Autostrade Meridionali
Sul fronte dell’energia non si ferma la corsa di Alerion (+6%). Continua intanto il volo di Gas Plus (+13,5%), ai massimi dal maggio 2015. Il mercato premia le aziende che possono beneficiare di un incremento della produzione di gas per contrastare gli effetti del caro energia. Balzo di Autostrade Meridionali: +11,3% dopo i conti. Il concessionario quotato su Euronext Milan ha registrato ricavi per 89,9 milioni di euro nel 2021 (+32,7%).