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La guerra del riso: Ue salva la Cambogia e scatena l’ira dell’Italia

La Commissione Europea scava la fossa al made in Italy – L’esclusione del riso dal ripristino dei dazi sulle importazioni dalla Cambogia potrebbe seriamente mettere in ginocchio uno dei settori trainanti dell’economia agricola italiana

La guerra del riso: Ue salva la Cambogia e scatena l’ira dell’Italia

Scacco matto per l’Italia. La Commissione, dopo anni di denunce e proteste da parte dei risicoltori italiani, ha deciso di mantenere le importazioni agevolate di riso dalla Cambogia in violazione dei diritti umani. La scelta ha coinciso con il via libera del Parlamento europeo al nuovo accordo commerciale tra Ue e Vietnam, comportando l’ingresso a dazio zero di circa 80mila tonnellate di riso lavorato, semilavorato e aromatico, sebbene la mancanza del rispetto dei diritti civili, umani e del lavoro persista. Inoltre, il Vietnam è uno dei maggiori esportatori al mondo del cereale bianco, con 7,5 milioni di tonnellate l’anno, con una crescita record di 18 volte in quantità nel corso dell’anno, secondo le proiezioni Coldiretti per il 2019.

Per capire la situazione, occorre fare un passo indietro. La Commissione europea ha approvato mercoledì la nuova lista di prodotti sottoposti a dazi. Nella lista sono stati inclusi lo zucchero, determinati prodotti dei settori dell’abbigliamento, delle calzature e tutti gli articoli da viaggio, ma non il riso. Tale decisione è stata motivata con la clausola di salvaguardia, entrata in vigore nel 2019 e attiva per i prossimi due anni, a tutela della filiera risicola europea, dal momento che il flusso di importazioni di riso asiatico è aumentato progressivamente fino ad incidere per oltre il 30% sul totale dell’import dell’Unione. Tutto questo ha portato ad un crollo dei prezzi del 40%, pagati ai risicoltori negli Stati membri.

La decisione della Ue sui dazi ha scatenato reazioni forti, come quella del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, secondo cui “l’esclusione del riso è incomprensibile e in aperto contrasto con le esigenze del settore in Italia e a livello europeo – ha aggiunto – È inaccettabile fare riferimento a questioni di carattere economico, quando è in discussione il mancato rispetto dei diritti umani e del lavoro”.

Il provvedimento, tuttavia, può essere bloccato grazie alla formale obiezione del Parlamento europeo o del Consiglio, altrimenti entrerà in vigore il 12 agosto 2020. Se non venissero ripristinati i dazi per tutte le tipologie di riso asiatico importate, questo potrebbe avere effetti molto negativi per un prodotto così sensibile per il nostro mercato. Tanto che l’Italia, con 1,4 milioni di tonnellate di riso greggio prodotto e 220mila ettari investiti, è il primo produttore europeo di riso e concentra quasi la metà delle superfici e della produzione della Ue.

È necessario che “tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della dignità dei lavoratori – ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – Dietro gli alimenti, sia italiani che stranieri, ci deve essere un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore”.

Accuse pesanti verso la Commissione, che invece si difende sostenendo di voler assistere lo sviluppo sociale ed economico della Cambogia, con l’obiettivo di porre fine a qualsiasi violazione dei diritti umani attraverso la collaborazione commerciale. Anche se non si sono registrati progressi significativi dall’avvio della clausola si salvaguardia, l’Unione ribadisce l’esigenza di creare le condizioni necessarie per riaprire il dialogo, soprattutto politico nel paese.

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