Per ora a pagare dazio sono i mercati, con i listini europei che chiudono in profondo rosso (FTSEurofirst300 -2%) e Wall Street negativa anche oggi, dopo l’annuncio di ieri del presidente Donald Trump per l’introduzione di tariffe sull’importazione di acciaio e alluminio. Oggi il presidente rincara la dose e twitta “Quando un Paese perde molti miliardi di dollari nel commercio praticamente con ogni Paese con cui fa affari, le guerre commerciali sono giuste e facili da vincere”.
Parigi lascia sul terreno il 2,39%; Francoforte -2,27%; Madrid -2,13%; Londra -1,47%.
Piazza Affari buca al ribasso la soglia psicologica di 22.000 punti, fermandosi in calo del 2,39% (21.912 punti), più o meno sui minimi dell’anno, a due giorni dal confronto elettorale.
A pagare lo scotto più alto è il gruppo Agnelli: in primo luogo la capofila Exor, -6,08%, a seguire Fiat, -5,72%, su cui si abbatte una tempesta perfetta. Le vendite sono infatti dovute a una debolezza del settore a livello globale, aggravata dall’annuncio dei dazi, dal rinvio del dossier su Magneti Marelli e dal calo superiore al 10% nelle immatricolazioni di febbraio in Italia. Giù anche Cnh -4,68% e Ferrari -3,69%. Le prese di profitto, dopo qualche seduta di gloria, affossano Ferragamo -4,52%. Pioggia di vendite sui titoli finanziari, il peggiore dei quali è Finecobank -3,42%.
Sul Ftse Mib nessun titolo si salva, però contengono i danni Ynap, che resta piatta; Moncler, -0,21%%, su cui Deutsche Bank ha rafforzato il giudizio positivo alzando il target price a 33 euro dai precedenti 27,20 euro; A2a -0,59%; Luxottica, -0,62% dopo il rally di ieri; Bper -0,83% Anche Atlantia limita l’emorragia, -1,41%, dopo l’annuncio dell’ingresso in Getlink (Eurotunnel) con il 15,49% del capitale per 1,056 miliardi. La società ha presentato anche risultati migliori delle attese nel quarto trimestre 2017.
Sul fronte dell’acciaio, a livello europeo, perdite per ArcelorMittal a Parigi, impegnata con Nippon Steel nell’acquisto dell’indiana Exar, Thyssenkrupp (in calo a Francoforte) e Outokumpu sulla piazza di Helsinki. Anche sui listini Usa i gruppi attivi nei due settori coinvolti hanno aperto in calo, dopo i guadagni di ieri e secondo alcuni commentatori i dazi sono più che altro una scusante per fare cassa da parte degli investitori dopo mesi e mesi di crescita.
Le novità tolgono smalto al dollaro e il cambio con l’euro torna in area 1,23. Stabili oro e petrolio. Nel corso delle seduta cambia segno lo spread fra decennale italiano e tedesco che risale a 134.20 punti base (+1,13%), con il rendimento a 1,99%. “Al di là di una fisiologica cautela – scrive Reuters – gli investitori relegano apparentemente ai margini il rischio che lo scenario politico post-voto possa concretizzarsi in qualcosa di diverso da una qualche forma di larghe intese”.