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La guerra aumenta le tensioni su logistica e materie prime: l’allarme di Assolombarda

Il conflitto sta avendo pesanti ricadute sulla logistica oltre a scatenare i rialzi delle materie prime: ostacoli all’export per il 51% delle imprese industriali del Nord Ovest

La guerra aumenta le tensioni su logistica e materie prime: l’allarme di Assolombarda

Il conflitto tra Russia e Ucraina incide fortemente su logistica e materie prime. Far viaggiare la merce diventa ogni giorno più complicato e costoso: con i cieli e i territori russi chiusi si allungano le rotte, si riduce la capacità di stiva e, di conseguenza, aumentano i noli. Come se non bastasse bisogna fare i conti anche con i rincari del carburante necessario per far viaggiare i cargo che, ovviamente, non fa che aumentare il costo della tratta. Questo si traduce in un allungamento dei tempi di consegna e molti ostacoli alla normale operatività delle imprese.

“La guerra non ha fatto altro che peggiorare una situazione che per le imprese era già emergenziale”. Così il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada ha commentato l’alert lanciato dal Centro Studi Assolombarda con focus sui costi dello shipping internazionale e sugli ostacoli all’esportazione.

La guerra Russia-Ucraina e l’impatto sulla logistica

“A oltre un mese dallo scoppio della guerra, i prezzi delle materie prime energetiche e non energetiche si mantengono su livelli molto alti – ha continuato Spada -. È necessario agire con maggior decisione e rapidamente per ridurre nel breve gli impatti dell’emergenza e allo stesso tempo agire nel medio lungo periodo per uno sviluppo equilibrato e senza pregiudizi delle diverse tecnologie e fonti energetiche – come rinnovabili, nucleare di ultima generazione e idrogeno – per ridurre il più possibile la dipendenza da paesi instabili politicamente”.

Il Centro Studi evidenzia come la guerra in Ucraina abbia aggravato le criticità sulle catene di fornitura originate dalla pandemia, con forti aumenti dei prezzi di alcune materie prime e con crescenti ritardi e rincari della logistica merci che ostacolano la normale operatività delle imprese. Nel primo trimestre 2022, infatti, più della metà delle imprese manifatturiere del Nord-ovest (51%) ha dichiarato di subire ostacoli alle esportazioni. Tra i principali fattori avversi, emergono i “prezzi e costi” (per il 24% delle imprese) e l’“allungamento dei tempi di consegna” (per il 15%). Inoltre, è aumentata in modo considerevole, dall’8% del quarto trimestre 2021 al 26% del primo trimestre 2022, la quota di imprese che evidenzia “altri fattori” tra i principali ostacoli che condizionano l’export, un incremento almeno in parte riconducibile all’instabilità causata dal conflitto.

Allungamento dei tempi di consegna e costi dei noli marittimi

La crisi in Ucraina si inserisce in un quadro della logistica già caratterizzato da una forte instabilità: lungo tutto il 2021 i ritardi nelle catene di fornitura si sono via via intensificati, per poi diminuire tra gennaio e febbraio 2022, complici i primi segnali di allentamento delle restrizioni pandemiche rilevati nei mesi di gennaio e febbraio. Ma a marzo 2022, con l’escalation della guerra, i tempi medi di consegna sono tornati a crescere in tutta l’Area euro.

L’invasione della Russia ha determinato anche rincari considerevoli dei noli delle rotte marittime limitrofe ai territori colpiti, con riferimento sia alle petroliere di piccola taglia impiegate tra il Mar Nero e il Mediterraneo, sia alle navi cargo che trasportano grano e cereali passando dal Mar Nero. I rincari locali connessi alla guerra per il momento non incidono sugli indici aggregati, con i costi di spedizione globali che proseguono a muoversi lungo i trend precedentemente in atto (stazionarietà su alti livelli dei costi del cargo aereo e soprattutto dei noli container, alta volatilità per le portarinfuse).

Prezzi delle materie prime energetiche, industriali e alimentari

Per quanto riguarda i prezzi delle materie prime, a oltre un mese dall’inizio del conflitto, si mantengono su livelli più alti di quelli di inizio febbraio 2022 e soprattutto ben superiori rispetto al periodo pre-Covid. Il prezzo del gas naturale europeo, dopo lo straordinario picco di inizio marzo, il 28 marzo 2022 si attesta sui 102,5 euro/MWh, registrando un +818,2% rispetto a gennaio 2020; il prezzo del greggio prosegue su un trend di crescita (+79%).

Forti tensioni si confermano anche per i prezzi di frumento e mais (+89,4% e +96,2%), olio di girasole (+182%) e per il fertilizzante urea e nitrato di ammonio (+396%). L’acciaio non riesce a riassorbire l’aumento registrato dopo lo scoppio del conflitto (+208,3%); il prezzo del nickel continua a caratterizzarsi per elevata volatilità (+154,3%); alluminio e rame restano a livelli particolarmente elevati (+106,0% e +71,2%).

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