Finisce un ciclo in Grecia, che torna a destra con la schiacciante vittoria elettorale di Nea Demokratia del banchiere Kyriakos Mitsotakis, che alle elezioni politiche di ieri ha raccolto il 39% dei consensi e che sarà il nuovo premier. Si chiude così l’esperienza di governo della sinistra di Syzira e del suo leader Tsipras (31,5%), che torna alla opposizione.
Mitsotakis, uomo dell’élite ateniese, promette il taglio delle tasse e l’aumento dei salari e si avvale del risanamento dei conti pubblici imposto dalla Troika e realizzato da Tsipras, che, dopo aver vinto il referendum di 4 anni fa contro il programma della stessa Troika, ha compiuto una netta inversione a U abbandonando le sirene dell’ultrasinistra di Varoufakis e applicando l’austerità voluta dall’Europa a trazione tedesca.
Proprio l’Europa attende l’anno prossimo al varco il nuovo Governo greco, quando si dovranno tirare le fila e valutare se i programmi sulla base dei quali sono stati accordati aiuti e finanziamenti sono stati rispettati. E proprio il futuro dirà se quello emerso dalle elezioni politiche di domenica è un fisiologico cambio della guardia e di governo o una vera restaurazione.
Tsipras, che ha recitato più parti in commedia, se ne va a testa alta e convinto di aver salvato la Grecia dal baratro, anche se al prezzo di durissimi sacrifici. Sulle generazioni future peserà il fardello delle misure lacrime e sangue, forse inevitabili dopo tanti anni di finanza allegra, che il Paese ha dovuto accollarsi per evitare la bancarotta.
Al di là del risultato elettorale – che registra anche il naufragio della destra estrema di Alba Dorata – il caso greco farà riflettere e discutere a lungo anche in Europa e dimostra molte cose: anzitutto che non c’è salvezza al di fuori dell’Europa, ma che le regole non sono buone per tutte le stagioni e che la stagnazione che – a differenza degli Usa – attanaglia una parte del Vecchio continente è figlia di un’austerità a senso unico imposta dai tedeschi che deve essere superata da una più lungimirante politica di sviluppo.
La Grecia, che Mitsotakis si ritrova in mano, è oggi un Paese che cresce del 2% ma che ha tassi molto alti di disoccupazione, bassi salari e un debito pubblico (150% del Pil) che è il più alto d’Europa e il secondo più alto al mondo dopo quello del Giappone. E anche questa è materia di riflessione.