Il Pil tedesco nel primo trimestre di quest’anno è sceso dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, il quarto trimestre del 2022, quando aveva fatto segnare un -0,5%. Il risultato è anche interiore alle stime degli economisti che si aspettavo un dato invariato, come emerso nella stima preliminare.
La recessione è comunemente definita come due trimestri consecutivi di contrazione. Il raffronto con lo stesso periodio dello scorso anno vede l’economia tedesca in contrazione dello 0,5%, mentre le stime prevedevano un calo più contenuto (-0,1%). Il rendimento del Bund a 10 anni stamane sale al 2,47%.
In ogni caso siamo lontani dalle punte negative che la Germania ha visto registrare negli ultimi anni: Il Pil tedesco nel secondo trimestre 2020, per effetto della crisi pandemica, aveva registrato una flessione del 10,1%, il livello più basso dall’inizio della serie statistica tedesca nel 1970, e anche peggiore di quel -4,7% toccato nel primo trimestre del 2009, al culmine della crisi finanziaria.
“Se la produzione economica diminuisce per due trimestri consecutivi, gli economisti parlano di recessione tecnica” ha detto Ruth Brand, presidente di Destatis. Ciò non significa, tuttavia, che l’intero anno sia negativo. Grazie soprattutto a un inverno mite in Germania, non si sono verificati gli scenari peggiori, come una carenza di gas, che avrebbe lasciato profonde cicatrici sull’economia.
In calo tutti i consumi privati: dal cibo, all’abbigliamento, all’arredamento
I consumi privati non sono riusciti a sostenere l’economia a fronte di alti tassi di inflazione. Secondo i nuovi dati, nel primo trimestre del 2023 le economie domestiche private hanno speso meno per cibo e bevande, abbigliamento, scarpe e arredamento rispetto al trimestre precedente. Per i consumatori, l’elevata inflazione è una sfida in quanto erode il loro potere d’acquisto, poiché le persone possono permettersi di meno con ogni euro. Sebbene la tendenza al rialzo dei prezzi si sia recentemente indebolita, il tasso annuo di inflazione del 7,2% registrato ad aprile era ancora relativamente elevato.
Anche le prospettive sono frenate dall’inflazione
Ci vorrà ancora tempo per rivedere la locomotiva europea correre a ritmi più decisi. Secondo la Bundesbank, la banca centraòe tedesca, l’inflazione ha intaccato profondamente il potere d’acquisto e l’economia tedesca crescerà in misura contenuta nel secondo trimestre del 2023. La crescita dei prezzi diminuirà “solo molto gradualmente” nei prossimi mesi, ha detta la Bundesbank, poiché i costi dei fattori produttivi rimangono elevati e la crescita dei salari continua ad alimentare le pressioni sui prezzi. Inoltre, il mercato del lavoro, già molto rigido, potrebbe diventarlo ancora di più.
Ifo: l’export tedesco manca di slancio
Non vede rosa nemmeno l’Ifo con l’Export Expectations sceso a 1,8 punti a maggio dai 6,5 di aprile, il livello più basso dal novembre del 2022. “I rialzi dei tassi d’interesse globali stanno lentamente avendo un effetto sulla domanda” dice Klaus Wohlrabe, responsabile delle indagini dell’Ifo. “L’economia tedesca delle esportazioni manca di slancio”. Sia le aziende del settore automobilistico sia quelle dell’industria metallurgica e tessile hanno previsto un calo delle esportazioni. Sono ottimiste solo quelle che producono apparecchiature per l’elaborazione dei dati e abbigliamento.
La fiducia dei consumatori tedeschi di Gfk migliora ma di poco
Indicazioni in chiaroscuro, infine, dalla fiducia dei consumatori. Sebbene le aspettative sul reddito abbiano continuato a salire per l’ottavo mese consecutivo, sia la propensione agli acquisti sia le aspettative sull’economia hanno registrato leggeri peggioramenti.
L’indice elaborato dall’istituto Gfk sulla fiducia dei consumatori in vista di giugno è risalito di 1,6 punti a quota -24,2 punti (-25,8 a maggio). Gli economisti si aspettavano un miglioramento meno pronunciato a -24,5 punti. “Al momento l’indicatore non sta mostrando una chiara dinamica rialzista. La crescita della fiducia ha in qualche modo rallentato”, spiega Rolf Buerkl, analista del Gfk.
Il confronto in Europa. L’Italia brilla con un +0,5%
In Italia la stima preliminare sul Pil diffusa dall’Istat ha mostrato per il primo trimestre una crescita dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e +1,8% rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno. Dati hanno superato le attese degli analisti, che prevedevano rispettivamente +0,2% e +1,4%. Merito della crescita del comparto industriale e di quello dei servizi e del contributo positivo della domanda sia nazionale che estera. L’Italia spicca tra i partner europei. Il Pil dell’Eurozona si ferma al +0,1%, mentre nell’Ue l’aumento è dello 0,3%. L’incremento maggiore, rileva Eurostat, lo registra il Portogallo (+1,6%), ma l’Italia conquista il secondo gradino del podio insieme a Spagna e Lettonia (+0,5%), mentre la Francia si ferma allo 0,2%.