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La Germania conquista Wall Street

A WALL STREET BRILLANO LE TRIMESTRALI, CONTRASTATI I LISTINI ASIATICI
FA BENE LA CURA PAGE A GOOGLE. JP MORGAN E’ GIA’ IN REGOLA PER BASILEA 3

Le tensioni politiche hanno fatto passare in secondo piano i dati macro, migliori del previsto, sul fronte dell’occupazione e dei consumi. Non sono stati sufficienti a ridar smalto al Toro gli ottimi dati trimestrali di JP Morgan: la banca di Jamie Dimon ha registrato 5,4 miliardi di utili nel secondo trimestre (+13%).

Il livello del patrimonio, inoltre, è ormai ad un passo dai requisiti sistemici previsti da Basilea 3 per le grandi banche Altra nota positiva viene da Google. Nel secondo trimestre, che è anche il secondo sotto la guida operativa di Larry Page, i profitti del motore di ricerca sono cresciuti del 37,4% a 8,74 dollari per azione, più delle previsioni. Nonostante queste performance gli indici sono tutti in rosso: -0,67% lo Standard & Poor’s 500, -0,44 il Dow Jones, 1,22 il Nasdaq.

Seduta negativa per il dollaro (1,4172 nei confronti dell’euro) mentre il rendimento del t-10 è salito al 2,97 per cento, ancora lontano dai massimi. L’onda negativa di Wall Street si è sentita anche in Asoa, dove l’Msci Pacific si avvia a chiudere la prima settimana in rosso dal 17 giugno scorso. Ma a Tokyo il Nikkei segnala un rialzo dello 0,2 per cento, preceduto dal Kospi di Seul (+0,4).

BORSE, SI’ ALLE NOZZE NYSE-DEUTSCHE BOERSE
LA FINANZA TEDESCA CONQUISTA WALL STREET

La bandiera tedesca, intanto, sale sul frontone di Wall Street. Gli azionisi della Deutsche Boerse, infatti, hanno approvato la proposta di merger con Nyse-Euronext da cui nascerà la più importante Borsa del mondo. Non è stato un risultato scontato: per statuto, era necessario che la fusione con New York venisse approvata da almeno il 75% dei voti. In realtà, la proposta ha superato l’80% dei suffragi.

Ora inizia la fase più complessa: non sarà affatto facile, per la Sec così come per la tedesca Bafin o le autorità dell’Unione Europea, stabilire regole comuni di controllo sui mercati. Secondo gli esperti ci virrà almeno un anno di lavoro per rendere effettivo il matrimonio. Resta il fatto che la maggioranza tocca a Deutsche Boerse, con il 6% circa dei voti della nuova holding.

BERNANKE PROMUOVE LE BANCHE ITALIANE: SONO IN OTTIMA FORMA
GUZZETTI: LE FONDAZIONI NON HANNO COMPRATO IN QUESTI GIORNI

Vigilia al cardiopalma per l’appuntamento con gli stress test bancari. In giro per l’Europa si moltiplicano le anticipazioni sulle possibili vittime di un esame tribolato, più volte rinviato dall’Eba per mettere ordine nelle informazioni inviate dalle varie banche. Il toto bocciati della vigilia ,mette nel mirino almeno due banche spagnole, oltre ad una schiera nutrita di tedeschi, irlandesi e portoghesi. Gode di ampia fiducia, invece, la squadra delle banche italiane che, parola di Ben Bernake, “mi risulta siano in ottima forma”.

Eppure, dopo il rimbalzo in mattinata, i Big del credito hanno vissuto un’altra giornata difficile con perdite tra il 2,1 e il 2,3 per cento. Con l’eccezione di Unicredit, che ha limitato la perdita allo 0,3%. Una frana da addebitare ai maggiori rendimenti dei Btp che provocano, di riflesso, un minor valore del magazzino e un aumento delle condizioni praticate sull’interbancario. Intanto, in vista dello scrutinio per le banche europee, i governi preparano le difese.

In Italia serpeggia la voce, smentita, che le Fondazioni ex bancarie, su sollecitazione della Consob, siano state le vere protagoniste del mini rally dei giorni scorsi, “Non c’è niente di vero” replica secco Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri. “Semmai – ha aggiunto – rivolgo l’invito alle Fondazioni perché nessun titolo venga prestato all’esterno a favorire le manovre speculative di chi opera allo scoperto”.

MANOVRA, ULTIMO ATTO, NAPOLITANO GRIDA AL MIRACOLO
MA I BTP A 5 ANNI DEVONO PAGARE L’1% DI INTERESSE IN PIU’

Occhi puntati sulla manovra, giunta all’ultimo ostacolo a tempi record, al punto che il presidente Giorgio Napolitano parla di “ miracolo”. La manovra prevede, di qui al 2014, uno sforzo di 47,9 miliardi di cui il 60% arriverà sotto forma di maggiori entrate. Se si tiene conto delle modifiche in corso che verranno attuate più avanti, l’impegno sale a 79 miliardi. Tra i provvedimenti dell’ultima ora, in fondo alla lista, figura, oltre alla conferma dell’aumento sul bollo per i depositi, anche l’ inasprimento delle tasse sulle stock options.

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? A giudicare dalla brusca inversione di rotta delle Borse dopo l’esito delle aste sui Btp a 5 e 15 anni, nonché dalla retromarcia innestata da tutti i mercati del Vecchio Continente, si è tentati dal sostenere la tesi più pessimistica: un punto percentuale in più di cedola per i Btp a cinque anni (da 3,9 a 4,93 % nel giro di quattro settimane), del resto, è una punizione severa per il governo che ha appena rifatto la Finanziaria. Ma non mancano le note positive: la domanda, quasi doppia rispetto all’offerta, si mantiene alta; i titoli in asta sono stati aggiudicati a valori leggermente inferiori a quelli in atto sul mercato secondario per titoli già emessi. Il rendimento dei Btp a dieci anni, in coincidenza con il voto sulla Finanziaria, è rientrato a quota 5,58% contro il 5,67% della matttinata.

Ma in serata i prezzi sono tornati a scendere mentre la forbice Btp/Bund è tornata a salire a quota 289. Alla fine della giornata, Piazza Affari risulta in calo dell’1,06%, più di Parigi (+0,96%) e Francoforte (-0,73), Tra i titoli in evidenza spiccano i casi di Industrial (+0,7%) promossa da Goldman Sachs e di Luxottica (+0,9%) dopo il rating migliorativo di Ubs. Tra le medium cap buona giornata per Esprinet (+3,4%), salgono oltre i due punti percentuali Poltrona Frau e Astaldi.

ANCHE S&P MINACCIA: O L’ACCORDO O IL RATING USA SARA’ TAGLIATO
MESSAGGIO IN ARRIVO DA PECHINO: ”PROTEGGETE I NOSTRI CREDITI”

Nuovo siluro dalle agenzie di rating. S&P’s ha diffuso una nota in cui afferma che, in caso di mancato accordo tra la Casa Bianca e il Congresso sul deficit di bilancio “esiste un cinquanta per cento di possibilità che il rating sugli Usa venga tagliato nei prossimi 90 giorni”. Un nuovo elemento, insomma, che drammatizza una situazione già incandescente, alla vigilia di un week-end febbrile per i negoziatori di Washington.

E per i finanziatori del debito pubblico, a partire dalla Cina. “Ci auguriamo che gli Stati Uniti sappiano proteggere i legittimi interessi dei loro creditori”. Con queste poche ma severe parole, Hong Lei, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha commentato ieri a Pechino, di gran lunga il creditore più importante del Tesoro americano, la notizia del warning di Moody’s sui T bond Usa.

Nelle stesse ore, a Washington, Ben Bernanke lanciava il suo monito in Senato, nel corso della sua seconda audizione parlamentare sulla congiuntura: “Il mancato accordo sul debito federale può far correre un grosso pericolo alla stabilità del Paese”. Il banchiere centrale ha poi esortato i senatori a tener conto della fragilità dell’economia americana nel trattare il nodo politico del debito.

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