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La gentilezza non è un lusso: nemmeno in azienda. Enrico Vita, Ceo di Amplifon, spiega perchè

Pubblichiamo la sintesi dell’intervento del Ceo di Amplifon, Enrico Vita, al Festival della gentilezza organizzato a Milano da Fondazione Amplifon e Corriere della Sera

La gentilezza non è un lusso: nemmeno in azienda. Enrico Vita, Ceo di Amplifon, spiega perchè

Riflettere sul concetto di gentilezza è un atto essenziale, oggi più che mai. È una parola potente, un’attitudine che, sebbene sembri semplice e quasi scontata, è molto sentita nella frenesia del mondo moderno.

In queste poche righe, vorrei condividere una prospettiva personale: quella di un manager che guarda al mondo aziendale. E mi pongo due domande fondamentali: come si può applicare la gentilezza all’interno di un’azienda? E cosa significa, per un’azienda, essere davvero gentile?

Le aziende gentili

Per definizione, le aziende sono strutture gerarchiche, dove tensioni e pressioni sono all’ordine del giorno. Lo stress, la competizione e l’urgenza di ottenere risultati in ambienti spesso complessi e sfidanti possono dare origine a momenti di contrasto e discussioni difficili. Di certo, non possiamo sempre descrivere le aziende come luoghi naturalmente inclini alla gentilezza, intesa come empatia, armonia o assenza di conflitti.

Anch’io, devo ammetterlo, non sempre riesco a essere una persona gentile secondo questa interpretazione. 

Ma credo fermamente che esista un modo per costruire quella che potremmo definire una “impresa gentile”, guidata da una leadership che sappia incarnare e trasmettere questo valore.

Per me, un’azienda gentile è innanzitutto un’azienda autentica. Una realtà con una cultura salda, basata su pochi principi chiari e fondamentali, ma profondamente radicati e condivisi da tutti.

Trasparenza e brave persone

Un elemento cardine di questa cultura è la trasparenza. Ritengo che la trasparenza sia la base della fiducia, e che la fiducia sia, a sua volta, il fondamento di una cultura aziendale eccellente. Essere trasparenti significa comunicare con chiarezza e franchezza, con la convinzione che l’onestà intellettuale rappresenti la forma più alta di rispetto verso le persone.

In quest’ottica, non ci siamo limitati a costruire un team di persone capaci, ma abbiamo cercato, soprattutto, di circondarci di “brave persone”.

Essere una “brava persona” non significa solo eccellere nel proprio lavoro. Significa condividere e vivere valori aziendali essenziali: trasparenza, eticità, merito, spirito di squadra, apertura all’aiuto reciproco e un ambiente dove l’errore non viene punito, ma serve come occasione di apprendimento. Significa collaborare in un contesto sano e rispettoso delle diversità, lontano dalle logiche di tipo “politico”.

Vogliamo che chi lavora con noi si identifichi in questi valori e atteggiamenti. Personalmente, non sono interessato a individui che brillano come superstar, se non sono disposti a contribuire al bene comune.

In cambio, offriamo un progetto di crescita personale e un ambiente di lavoro sano, che mette ciascuno nelle condizioni di esprimere al meglio il proprio talento e le proprie capacità. Non è solo una questione etica o di cultura aziendale: è un autentico motore per l’engagement delle persone e per il successo dell’azienda.

Forse non è l’unica strada possibile, ma è quella che noi di Amplifon abbiamo deciso di percorrere negli ultimi anni. Un percorso che si fonda su 75 anni di storia, su valori profondi tramandati nel tempo. 

E se non so se sia il miglior modo per incarnare la gentilezza in azienda, so che questo approccio ci ha permesso di crescere, di affrontare sfide come la pandemia e di costruire una squadra coesa, composta da circa 20.000 colleghi in 26 Paesi e con oltre 100 nazionalità diverse. Una squadra unita da un unico, grande obiettivo: migliorare la qualità della vita dei nostri clienti.

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