La Francia non teme l’Europa sull’opzione nucleare nonostante sia stata eliminata dalla nuova bozza del piano europeo per l’industria. Dopo la proposta di un’alleanza con 11 Paesi nell’ultimo vertice di Bruxelles e il plauso di Matteo Salvini, il colosso Framatome ha annunciato 100 milioni di euro di investimenti sui propri impianti in Borgogna. “Dobbiamo unire le forze per avere la necessaria sicurezza,sviluppare le competenze, discutere di ricerca e catene del valore” aveva detto la ministra per la transizione, Agnès Pannier-Runacher a fine febbraio. Il primo passo di questa volontà è stata la visita della stessa Pannier-Runacher all’annuncio dei nuovi investimenti della Framatome. Presenza storica nel mercato dei reattori e della componentistica nucleare, la Società costruirà serbatoi nucleari nella nuova officina di Saône-et-Loire. I serbatoi sono destinati ai futuri reattori EPR 2 che sono la nuova frontiera in questo campo. Se ne realizzeranno più di uno all’anno in modo da poterli consegnare entro il 2026 e mettere in esercizio i reattori entro il 2035. Un piano di lavoro accelerato per aumentare la potenza nucleare interna di circa il 30%.
Il nucleare è transizione energetica?
Se tutto verrà rispettato grazie anche ad un centinaio di nuovi assunti, non si esclude di realizzare addirittura 14 nuovi reattori in una decina d’anni. La Francia rimpatria le sue attività nucleari, ha sottolineato la ministra, dato che questi componenti attualmente vengono costruiti fuori dal Paese. Nella lista degli annunci sulla transizione (?) non mancano accenti su una certa idea di sovranità energetica. Qualcosa che Emmanuel Macron vorrebbe estendere ad altri Paesi europei. Il Ministro italiano Matteo Salvini da questo punto di vista si può rivelare un alleato ma certamente non basta. Un anno fa in un discorso a Belfort, una cittadina tra Lione e Strasburgo, il Presidente francese annunciò il suo programma energetico basato soprattutto sull’opzione nucleare. La ripresa delle attività avrà, tuttavia, un passaggio parlamentare. Il governo non sembra eccessivamente preoccupato soprattutto perché le responsabilità di aver fermato i programmi sull’atomo risalgono alla Presidenza di Francois Hollande.
Francia: l’energia nucleare porta nuova occupazione
Comunque sia, la mossa verso il coinvolgimento degli altri Paesi fa parte della strategia macroniana e sfrutta l’occasione della riduzione delle importazioni di gas dalla Russia. Le forze più vicine al governo – anche in giornate molto calde di contestazioni – usano la leva della nuova occupazione legata allo sviluppo delle centrali. Sempre secondo la ministra Pannier-Runacher solo nel 2023 il nucleare creerà 10 mila nuovi posti di lavoro in tutta la Francia. Insomma, la sovranità in un campo così delicato e strategico fa bene al Paese. I francesi si domandano anche se non c’è nessuno spazio per le fonti rinnovabili. Si, ha risposto la ministra “parallelamente al nucleare prosegue lo sviluppo di capacità di produzione di energia rinnovabile. L’uno non esclude l’altro”. In realtà sembra proprio che uno prevalga sull’altro senza eccessivi slanci su eolico, fotovoltaico, biomasse o altro.
Le falle nel sistema
Un velo su tanto entusiasmo per l’atomo, comunque, si è alzato l’altro giorno con la convocazione di EDF da parte della polizia nucleare per un’avaria sul reattore fermo di Penly in Normandia. Il sistema ha tenuto, l’energia elettrica non è stata interrotta e in definitiva non c’è stato allarme. Ma EDF dovrà rivedere i programmi sui suoi reattori che stanno avendo problemi dal 2021, anno in cui la Società ne ha chiusi 16 su 56. I francesi con Macron hanno portato a casa anche l’opzione nucleare sulla tassonomia, mentre i movimenti ambientalisti sembrano muoversi su un terreno scivoloso e senza prospettive. Bisogna in ogni caso aspettare la discussione parlamentare e poi allungare lo sguardo fino all’Eliseo. La Presidenza della Repubblica è luogo e simbolo del potere di Francia, ma sembra proprio che in quel luogo cosi pieno di autorità ” del doman (elettorale) non c’è certezza”.