Nel mese Edufin, la sesta edizione del mese per l’educazione finanziaria, sgombriamo subito il campo da un possibile malinteso: non parliamo qui di essere esperti di finanza, di essere in grado di “battere il mercato” nel fare investimenti intelligenti. Quando parliamo di “capire la finanza”, di educazione economico-finanziaria, ci riferiamo all’importanza di comprendere alcuni concetti di base di finanza personale e di economia che ci consentano di muoverci agevolmente nel quotidiano e di leggere la realtà che ci circonda con alcuni strumenti per interpretarla.
I vantaggi della conoscenza finanziaria cominciano con il maggior benessere
Il primo motivo: per stare meglio, oggi e in futuro. La finanza è ormai parte del sistema economico in cui ci muoviamo e lavoriamo, della nostra stessa vita. Pensiamo sia alle scelte importanti come l’acquisto di una casa (e quindi la sottoscrizione di un mutuo), sia a quelle spesso quotidiane come l’acquisto di beni online con vari strumenti di pagamento elettronici. Ma anche alla valutazione su quanto spendere subito e quanto risparmiare e quindi su come pianificare le proprie finanze; o alle scelte pensionistiche (da fare sempre più in anticipo). I sistemi finanziari offrono sempre maggiori opportunità (pensiamo ai benefici della digitalizzazione) ma richiedono di essere attrezzati anche rispetto ai possibili rischi. Avere alcune competenze aiuta a fare scelte migliori per sé e i propri cari, ad evitare errori, a sapere a chi rivolgersi in caso di difficoltà. Una letteratura crescente individua in effetti un legame significativo tra competenze economico-finanziarie (misurate sia come conoscenze di concetti di base e dei principali servizi finanziari, sia come comportamenti adeguati) e un insieme di variabili che descrivono il benessere degli individui (la loro ricchezza, anche pensionistica; la loro “resilienza”, la capacità di gestire difficoltà finanziarie temporanee; la capacità di indebitarsi in modo corretto e di fare scelte di investimento coerenti con le proprie esigenze…) e delle imprese (la loro produttività e crescita). Quindi competenze finanziarie di base sono essenziali per il nostro benessere, sia nell’immediato che nel lungo periodo.
Il secondo motivo: per ridurre le diseguaglianze. Quanto detto sopra è ancora più vero e importante per alcuni gruppi di individui. In primo luogo, i giovani, che beneficeranno di sistemi pensionistici meno generosi e avranno probabilmente vite lavorative più frammentate, e quindi hanno ancora più bisogno di alcune competenze finanziarie di base; che sono certamente più attrezzati sul fronte digitale, ma forse meno consapevoli dei rischi e in generale meno avversi a tali rischi. In secondo luogo, le donne, che hanno una vita media attesa più elevata, hanno un reddito medio minore, possono essere esposte a forme di violenza anche economica; competenze finanziarie di base sono uno scudo importante e un’assicurazione per una vita potenzialmente più lunga. Ancora, i migranti, per i quali la partecipazione attiva alla vita economica richiede di accedere e utilizzare il sistema finanziario (almeno con un conto corrente) e quindi di saper scegliere correttamente, anche come inviare rimesse ai propri cari in modo economico e sicuro. Infine, gli anziani, spesso con minori competenze digitali e quindi più esposti ad alcuni dei rischi della digitalizzazione in campo finanziario, quali truffe informatiche sempre più sofisticate. Insomma, opportunità e rischi di un sistema finanziario complesso e sempre più digitale sono in principio maggiori per alcune categorie potenzialmente più fragili (e sono quelle che hanno livelli medi di alfabetizzazione finanziaria più bassi). Anche rispetto a questo, le evidenze empiriche suggeriscono che i paesi dove maggiori sono le competenze finanziarie dei singoli, minori sono le diseguaglianze. Quindi competenze finanziarie di base diffuse sono un fattore di uguaglianza.
Un terzo motivo: per essere cittadini più attivi e consapevoli. Conoscenze di base in economia e finanza sono sempre più una competenza di cittadinanza attiva, lo strumento per leggere una realtà la cui dimensione economico – finanziaria è divenuta molto rilevante e per fare quindi scelte di cittadinanza più consapevoli. Anche in questo caso vi sono evidenze che nei paesi dove queste competenze son mediamente più elevate, è maggiore l’esercizio del diritto di voto, è più elevata la comprensione di alcune politiche (ad esempio le riforme pensionistiche).
La Banca d’Italia e il suo rinnovato impegno per l’educazione finanziaria
Insomma, avere competenze economico-finanziarie conviene, per i singoli e per i paesi. Ma c’è un’altra categoria per cui è sempre più evidente il potenziale beneficio di competenze finanziarie adeguate: le piccolissime e piccole imprese. Le (poche) indagini resesi disponibili solo di recente mostrano come le piccolissime imprese siano spesso sprovviste di alcune competenze finanziarie essenziali per sfruttare adeguatamente le opportunità che i sistemi finanziari offrono specie in campo digitale (e limitare i rischi). Alcune evidenze disponibili per l’Italia (dove il peso delle piccole e piccolissime imprese è molto più alto che nei principali paesi) mostrano le ricadute positive (ad esempio in termini di accesso alla digitalizzazione o di resilienza di fronte alla pandemia).
È quindi evidente che l’investimento per accrescere queste competenze è davvero importante, specie in un paese come l’Italia dove queste competenze restano basse rispetto ad altri paesi, sia tra gli studenti, sia – ancora di più – tra gli adulti. Per aggredire le cause di questa posizione arretrata (il mancato insegnamento nelle scuole ma anche i fattori culturali) è essenziale inserire elementi di economia e finanza nei curricula scolastici, accompagnando l’inserimento con un’adeguata formazione dei docenti. Ma occorre anche fronteggiare l’”emergenza” relativa alle scarse competenze degli adulti, con iniziative di sensibilizzazione per il pubblico in generale e programmi dedicati a specifici gruppi di destinatari (giovani, donne, anziani, migranti, micro-imprese…), per tenere conto delle diverse esigenze e utilizzare metodi adeguati per raggiungere efficacemente i destinatari. Le iniziative rivolte a questi gruppi sono in crescita, nell’ambito della Strategia nazionale per l’educazione finanziaria. La Banca d’Italia, in particolare, ha sviluppato nel tempo, oltre a un portale dedicato con molte notizie, schede, informazioni, calcolatori, giochi, un progetto dedicato alla scuola, con materiali specifici e valutazioni di efficacia e iniziative rivolte a diversi gruppi: le donne, i migranti, più recentemente le piccolissime imprese (brochure).
Sarà importante continuare a monitorare attentamente l’efficacia di tutte le iniziative, perché da essa dipenderà il contributo che possono offrire a una crescita sostenibile ed equa del paese.
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Il tema della educazione finanziaria è talmente difficile, che il rischio di banalizzarlo non è banale! Esso si intreccia con temi che hanno segnato la storia del banking italiano degli ultimi anni: dalle crisi bancarie alle truffe a danno dei risparmiatori. Dalla fine della banca locale alla concentrazione del sistema in pochi giganteschi operatori (vedasi da ultimo la questione Intesa-Isibank sull’effettivo potere del consumatore). Sono questioni del tutto assenti in chi si propone sensibilizzare l’opinione pubblica, riducendo il tutto a lezioni dall’alto.
Pensando di fare cosa gradita segnalo l’evento dal titolo Banche e denaro locali: esistono ancora? che si terrà a Montelupo Fiorentino il 26 prossimo. Ne è prevista la diretta sulla pagina Facebook della Pubblica Assistenza di Montelupo Fiorentino.