“La Fiat resta in Italia” assicura al Governo il veryice del Lingotto dopo un vertice di oltre cinque ore a Palazzo Cjhigi in cui Momnti e i suoi ministri ha ascoltato e fatto nil punto del caso Fiat con il presidente del gruppo torinese John Elkann e l’ad Sergio Marchionne. Il rischio di esuberi e di chiusura di impianti industriali in Italia è scongiurato. E il premier Mario Monti, che incassa anche gli elogi della Fiat per il cantiere delle riforme avviato, è il primo a rallegrarsene.
Nel comunicato congiunto stilato alla fine si sottolinea percò che il business Fiat dovrà essere riorientato all’export e che un gruppo comune lavorerà per facilitare l’attività dell’auto italiana e anche per valutare e creare le condizioni più favorevoli a investimenti che assicurino un ritorno certo al gruppo torinese.
“Ora attendiamo i fatti” dicono i sindacti ma il capo dell’ala radicale, rappresentata dalla Fiom, reclama la convocazione dei sindacati da parte del Governo.
Era irrealistico attendersi che il vertice tra Governo e Fiat potesse andare oltre questo, anche se il problema della possibiltà per la Fiat di usare la cassa integrazione in deroga nei momenti di congiuntura difficile resta sul tappeto.