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La Festa della Repubblica è oggi ma perché si festeggia proprio il 2 giugno?

La Festa della Repubblica italiana, celebrata ogni 2 giugno, commemora il referendum istituzionale del 1946, segnando la transizione dall’era monarchica a quella repubblicana dopo 22 anni di regime fascista. Fu anche la prima volta in cui le donne italiane parteciparono al voto

La Festa della Repubblica è oggi ma perché si festeggia proprio il 2 giugno?

Ogni anno, il 2 giugno, l’Italia celebra con orgoglio la sua Festa della Repubblica, un momento di riflessione e celebrazione della democrazia e della libertà che caratterizzano il tessuto stesso della nazione. Dopo anni di dittatura fascista, culminati nella devastazione della Seconda Guerra Mondiale, il popolo italiano si trovava di fronte a una scelta storica: mantenere la monarchia o abbracciare la democrazia e fondare una nuova Repubblica. In quel fatidico giorno del 1946, il popolo italiano fu chiamato a decidere il futuro del proprio paese attraverso un referendum. Il risultato fu inequivocabile: con una schiacciante maggioranza.

Questo evento storico rappresenta un momento di fondamentale importanza nella storia italiana, poiché dopo oltre 20 anni di regime fascista, il popolo italiano ebbe finalmente la possibilità di esprimere la propria volontà attraverso il suffragio universale, dando così il via alla nascita della Repubblica Italiana. Tuttavia, nonostante il passare degli anni, il fascismo rimane un argomento attuale. La forma che assume oggi è differente da quella del passato. I movimenti fascisti contemporanei spesso si celano dietro l’apparenza di populismo, utilizzando strategie e discorsi che sfruttano le insicurezze e le frustrazioni della società per promuovere una politica basata sull’autoritarismo e la xenofobia.

La nascita della Repubblica italiana

Il 2 giugno segna il 78° anniversario della fondazione della Repubblica Italiana, un momento cruciale nella storia del paese che risale al 1946. In quell’anno, i cittadini italiani, comprese le donne che avevano ottenuto il diritto di voto, parteciparono a un referendum istituzionale per determinare la forma di governo. Questa decisione fondamentale fu il risultato di una serie di eventi storici che hanno segnato profondamente l’Italia.

La monarchia sabauda e il fascismo

La monarchia sabauda, con a capo la Casa Savoia, aveva dominato la scena politica italiana dall’unificazione del paese nel 1861. Re Vittorio Emanuele II divenne il primo re d’Italia, seguito dai suoi successori Umberto I e Vittorio Emanuele III. Tuttavia, fu durante il regno di Vittorio Emanuele III che l’Italia affrontò uno dei suoi periodi più bui: l’avvento del fascismo.

Benito Mussolini fondò il Partito Nazionale Fascista nel 1921, e nel 1922, dopo la Marcia su Roma, il re Vittorio Emanuele III lo nominò primo ministro. Questo evento segnò l’inizio della dittatura fascista, caratterizzata dalla soppressione delle libertà democratiche, dalla persecuzione degli oppositori politici e dalla promulgazione delle leggi razziali contro gli ebrei nel 1938.

La Seconda Guerra Mondiale e la crisi della monarchia

L’alleanza dell’Italia con la Germania nazista e il Giappone portò il paese nella Seconda Guerra Mondiale nel 1940. Tuttavia, la guerra si rivelò disastrosa per l’Italia, culminando con l’invasione alleata nel 1943 e il crollo del regime fascista. Il 25 luglio 1943, il Gran Consiglio del Fascismo votò la sfiducia a Mussolini, che fu arrestato. Il maresciallo Pietro Badoglio formò un nuovo governo, e l’8 settembre 1943 l’Italia firmò l’armistizio con gli Alleati.

Con l’armistizio, l’Italia si trovò divisa: il sud sotto il controllo degli Alleati e il nord occupato dai tedeschi, dove Mussolini istituì la Repubblica Sociale Italiana con il supporto nazista. Nel frattempo, il movimento di Resistenza italiano, composto da diverse fazioni politiche, combatté contro le forze occupanti tedesche e fasciste.

Il referendum del 1946

Il referendum del 1946 pose fine alla monarchia. Prima dell’evento, re Vittorio Emanuele III abdicò in favore del figlio Umberto, ma la Casa Savoia tentò di mantenere il potere, cercando di influenzare l’esito del voto. Era troppo tardi: gli italiani non avevano dimenticato che suo padre aveva legittimato regime fascista, ratificato la marcia su Roma, emanato provvedimenti contro la libertà di stampa, accettato le leggi razziali e ignorato le violenze degli squadristi e l’uccisione di Matteotti. Inoltre, la disastrosa guerra in Etiopia e la rovinosa alleanza con Hitler avevano ulteriormente screditato la monarchia.

Così, il 2 giugno 1946, i cittadini italiani, incluse anche le donne, furono chiamati alle urne per il referendum. Durante la campagna elettorale, i partiti di sinistra si schierarono per la Repubblica, mentre la Democrazia Cristiana, pur essendo prevalentemente repubblicana, decise di lasciare libertà di scelta al proprio elettorato. Gli elettori ricevettero due schede: una per scegliere tra monarchia e Repubblica e l’altra per eleggere i deputati all’Assemblea costituente, incaricata di redigere la nuova Costituzione. Il risultato fu una netta vittoria per la Repubblica, con una partecipazione massiccia di oltre l’89% degli aventi diritto al voto. Il 54,3% votò a favore della repubblica, mentre il 45,7% scelse la monarchia. Tuttavia, il paese si trovò diviso: al nord la repubblica ottenne il 66,2% dei voti, mentre al sud la monarchia prevalse con il 63,8%.

Nonostante la chiara vittoria della Repubblica, i monarchici contestarono i risultati e richiesero un riconteggio, che durò 10 giorni. Anche se era ormai evidente che la monarchia aveva perso, Umberto II rimase a Roma in attesa della proclamazione ufficiale dell’esito del referendum. Il 13 giugno, l’ex monarca lasciò l’Italia per raggiungere la famiglia reale in Portogallo. Come ultimo atto del suo regno, si rifiutò di riconoscere la legittimità della Repubblica, portando alla XIII Disposizione transitoria e finale della Costituzione, che gli avrebbe chiuso le porte del Paese, compromettendo i rapporti dell’Italia con la famiglia Savoia.

Il 18 giugno, la Corte di Cassazione dichiarò ufficialmente l’Italia una Repubblica, ponendo fine al Regno d’Italia. Il 1° luglio, Enrico De Nicola fu nominato primo presidente della Repubblica Italiana e Alcide De Gasperi divenne il primo presidente del Consiglio. Il 25 giugno si riunì per la prima volta l’Assemblea costituente che sancì definitivamente il nuovo assetto istituzionale dello Stato. La nuova Costituzione entrò in vigore il 1° gennaio 1948, sancendo definitivamente la nascita della Repubblica Italiana.

Curiosità sulla Festa della Repubblica: perché si festeggia il 2 giugno?

La vittoria della Repubblica segnò l’inizio di una nuova era per l’Italia, simboleggiando il trionfo della volontà popolare e l’affermazione dei principi democratici. Ma perché si festeggia il 2 giugno?

I costituenti italiani scelsero il 2 giugno per commemorare non solo i risultati di un referendum storico, ma soprattutto per ricordare il momento in cui tutta la cittadinanza, per la prima volta, si trovò unita a esprimere liberamente la propria volontà politica. Nel 1946, uomini e donne insieme votarono per la nascita della Repubblica, segnando una svolta epocale nella storia del Paese.

Dal 1946, il cerimoniale della Festa della Repubblica prevede la deposizione di una corona di fiori all’Altare della Patria a Roma, in omaggio al Milite Ignoto. Questo gesto simbolico onora i caduti per l’unità nazionale, mantenendo viva la memoria di chi ha sacrificato la propria vita per la patria. Solo una volta, nel 1961, questa celebrazione fu spostata a Torino, prima capitale del Regno d’Italia, in occasione del centenario dell’unità.

E come avviene in altri paesi per celebrazioni di analoga importanza, il 14 luglio in Francia o il 4 luglio negli Stati Uniti, la Festa della Repubblica richiama balli in piazza, fuochi d’artificio e una parata militare.

Dal 1950, una parata militare lungo via dei Fori Imperiali a Roma è parte delle celebrazioni. Questo evento simboleggia l’unità e la forza nazionale. Tuttavia, la parata ha subito varie interruzioni: fu sospesa nel 1976 per il terremoto del Friuli e nel 1977 per la crisi energetica. Ripristinata nel 1983, fu abolita di nuovo nel 1989. Dal 2000, con il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, la parata è tornata regolarmente, sebbene ridotta. Recentemente, tra il 2020 e il 2021, la parata non si è tenuta a causa della pandemia di Covid-19, segnando un’interruzione necessaria ma temporanea.

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