Onda rossa sui listini, con il cambio di passo di Wall Street nella mattinata americana e il crollo del petrolio: Piazza Affari chiude in calo dello 0,78%, dopo la pausa festiva, scendendo a 21.785 punti, in linea con le altre piazze europee. La peggiore è Madrid -1,59%; perdite frazionali per Parigi -0,85% e Londra -0,46%. Si salva solo Francoforte, che resta a zero, sorretta da Volkswagen +3,81%, dopo la presentazione dei risultati del primo trimestre (l’utile operativo è in calo, ma sarebbe in crescita senza gli oneri eccezionali per rischi legali dovuti al dieselgate).
Wall Street sembra particolarmente volatile, dopo un’avvio debole era infatti passata in territorio positivo mentre attualmente è in netto calo. Pesa il petrolio: il Brent perde il 2,94% e scende a 70,06 dollari la barile, mentre a New York il Wti perde il 3,9% e passa a 61,12 dollari al barile. Inoltre si valutano ancora le parole di Jerome Powell di ieri, che ha deluso chi scommetteva su una sforbiciata dei tassi nell’anno in corso, ma ha fatto tirare un sospiro di sollievo alla banche. Per il presidente della Fed al momento non ci si sono ragioni per toccare il costo del denaro, né in alto né in basso. Sempre in tema di banche centrale oggi la BoE (Bank Of England) ha lasciato i tassi invariati allo 0,75%, ma ha migliorato la previsione sul pil britannico da 1,2% a 1,5%, considerando che la Brexit avrà un impatto minore di quanto stimato in precedenza.
Sul fronte macroeconomico il clima resta variabile nella zona euro. In Italia l’attività manifatturiera in aprile si è contratta per il settimo mese consecutivo e i nuovi ordini sono ancora sotto la soglia di 50 che separa crescita e contrazione, ma almeno il ritmo del declino è rallentato. Debole l’indice dell’area della moneta unica, in risalita ma solo a 47,9 punti. Delude l’andamento del commercio tedesco, a causa delle vendite al dettaglio scese più del previsto.
Di conseguenza l’euro, dopo qualche seduta di respiro, si muove debole sul dollaro, in zona 1,117.
Bene l’obbligazionario italiano, ancora in scia allo scampato pericolo recessione e alla crescita dello 0,2% dopo due trimestri in calo. Il rendimento del Btp 10 anni è 2,56%, lo spread con il Bund si restringe a 252.50 punti base (-0,47%).
Oro sotto 1270 dollari l’oncia.
La debolezza del petrolio si fa sentire sui titoli energetici di Piazza Affari: Saipem -4,14%; Tenaris -2,87%. In ribasso Finecobank -2,64% e Pirelli -3,1%. Salvatore Ferragamo perde il 2,6%, dopo la decisione di Jefferies di tagliare a “underperform” la raccomandazione sul titolo (target di prezzo a 18 euro). In calo Fca alla vigilia dei conti, -1,34%. La società italoamericana ha perfezionato la cessione di Magneti Marelli a CK Holdings, holding di Calsonic Kansei Corporation, per un corrispettivo in contanti di 5,8 miliardi di euro circa e ha deciso la distribuzione di un dividendo straordinario a favore dei portatori di azioni ordinarie Fca di 1,30 euro per azione, pari a monte dividendi di circa 2 miliardi, a valere sui proventi netti dell’operazione.
Gli acquisti premiano Buzzi +1,26%; Banca Generali +0,72%; Mediobanca +0,57%; ; Hera +0,57%. Bene, Unicredit +0,39%, unica tra le banche italiane su cui Ubs in un report odierno conferma la raccomandazione “buy”.
Fuori dal listino principale va in orbita Gima Tt +22,84%, a seguito del semaforo verde acceso negli Usa per le “sigarette che non bruciano” di Philip Morris. L’azienda bolognese è infatti specializzata nella realizzazione di linee di packaging innovative per il mercato del tabacco e fornisce a Philip Morris i macchinari per il confezionamento dei prodotti IQOS. Equita ha un giudizio buy sul titolo con target price a 7,5 euro. La notizia trascina in rialzo anche il principale gioiello di casa Vacchi, cioè Ima +7% controllante di Gima