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La Fed non turba i mercati, le elezioni italiane scuotono Btp e banche

FIRSTonline

La Fed ha alzato i tassi di un quarto di punto confermando che sono previsti cinque aumenti di pari portata nel prossimo biennio: tre nel 2018 e due nel 2019. Il comunicato finale della Banca centrale americana, però, fa cenno anche al basso livello dell’inflazione. Janet Yellen, nella sua ultima conferenza stampa da presidente, si è astenuta da commenti impegnativi sul fronte politico. “La riforma fiscale che l’amministrazione Trump sta per portare a casa – ha detto – dovrebbe sostenere la crescita economica americana, ma l’ordine di grandezza e la sua durata restano incerti”. I toni morbidi del presidente hanno inciso sul dollaro: l’euro è salito dello 0,7%, a 1,182. Il Treasury Bill si è rafforzato, arrivando a un rendimento del 2,35%. Stamattina è a 2,36%.

INTESA SULLA RIFORMA FISCALE USA: IL VOTO PRIMA DI NATALE

Intanto, a poca distanza dalla sede della Fed, i rappresentanti repubblicani di Congresso e Senato annunciavano di aver raggiunto l’intesa sul testo della riforma fiscale da sottoporre al voto prima di Natale: l’aliquota per le imprese scenderà al 21%, prevista una deduzione i 10 mila dollari per tutti i contribuenti.

L’attenzione dei mercati, però, si è già spostata sugli appuntamenti di oggi: l’agenzia federale Fcc dovrebbe votare l’abolizione della net neutrality, avviando una vera e propria rivoluzione negli equilibri del mondo Internet.

A MURDOCH IL 5% DI TOPOLINO

Non meno clamoroso “l’affare del secolo”: oggi, prima dell’apertura degli scambi di Wall Street, sarà annunciata la cessione di buona parte degli asset di XXI Century Fox (compresa Sky) a Walt Disney per 75 miliardi di dollari (compresi i debiti). Rupert Murdoch diventa azionista del gigante dell’entertainment con una quota del 5%. Il titolo Fox ha perduto ieri il 3,96%, Walt Disney ha chiuso con un guadagno dello 0,17%.

Wall Street ha messo a segno il quarto record consecutivo: Dow Jones +0,3%; in rialzo anche il Nasdaq (+0,2%) e l’indice Russell 2000 delle small cap (+0,5%). Lieve correzione per l’indice S&P 500 (-0,05%). I finanziari hanno corretto al ribasso (-1,5%) dopo la conferma dello scontato rialzo del costo del denaro.

SALGONO ANCHE I TASSI CINESI

Sul fronte dei tassi la decisione della Fed (presa a maggioranza, due contrari) era infatti largamente scontata. Non altrettanto il mini-rialzo a sorpresa deciso stamane dalle autorità monetarie cinesi, che hanno ritoccato dello 0,05% le condizioni dei prestiti a breve.

Intanto la Borsa Hong Kong è in calo dello 0,3% e l’indice CSI300 dei listini di Shanghai e Shenzhen dello 0,6%. In rialzo Seoul, dove l’indice Kospi guadagna lo 0,9% nel finale di seduta. La Borsa del Giappone si avvia a chiudere in calo dello 0,5%, con lo yen in forte ripresa sul dollaro.

Il petrolio Brent tratta stamattina a 62,8 dollari il barile, in rialzo dello 0,5%, dopo aver chiuso ieri in calo dell’1,4%, soprattutto a causa della notizia del nuovo incremento della produzione di greggio degli Stati Uniti.

A Piazza Affari il settore dell’Oil&Gas ha visto prese di profitto: Tenaris – 2,39%, Saipem -2,35%, Eni -0,85%.

YELLEN: SUL BITCOIN NON TOCCA ALLA FED INTERVENIRE

Il Bitcoin ha chiuso in calo a 16.650 dollari. “Si tratta di un asset altamente speculativo, ma non spetta alla Federal Reserve intervenire sul fronte della regolamentazione”, ha detto Janet Yellen al termine della riunione del Fomc.

VERSO LE ELEZIONI: PIAZZA AFFARI PERDE COLPI

All’improvviso, alla vigilia del direttorio della Bce di oggi, i mercati si sono ricordati che in Italia presto (probabilmente il 4 marzo) si andrà a votare. È bastata questa non notizia a far scattare il campanello d’allarme sullo stato di salute delle banche italiane. Non aiutano, per paradosso, i buoni dati sulla congiuntura dell’industria (+3,1% la produzione industriale, nono mese consecutivo di rialzo): i mercati temono che, vista la forza della congiuntura, Mario Draghi oggi sia obbligato a rivedere i toni da colomba in occasione della conferenza stampa.

Milano è stata la Borsa peggiore: l’indice Ftse Mib è arretrato dell’1,15% a 22.461,55 punti. Dal punto di vista tecnico non è stato però violata la soglia di 22.450, mantenendo così viva la possibilità di un rimbalzo.

Da inizio anno l’aumento si riduce al 17%, comunque doppio rispetto agli altri listini. Questo aiuta a spiegare le prese di beneficio di ieri, spiegate con le tensioni politiche dopo l’indicazione del 4 marzo quale data probabile delle elezioni (quasi fosse una novità il voto nella prossima primavera).

CONTI D’ORO PER INDITEX (ZARA)

Più modesti i cali degli altri mercati: Parigi -0,51%, Francoforte -0,44%. Si difende meglio Madrid (-0,27%) grazie alla performance di Inditex (+3,1%): la casa madre di Zara ha realizzato nel terzo trimestre vendite per 6,3 miliardi di euro, (+6% rispetto allo stesso periodo del 2016) per un utile netto di 975 milioni. Fuori dall’area euro, piatta Londra (-0,05%). Sale Zurigo (+0,35%).

TORNA LA FEBBRE SUL DEBITO: BTP OLTRE 1,8%

Torna a scaldarsi in fronte del debito. Il secondario italiano ha guidato il ribasso dei titoli di Stato europei, in attesa degli esiti delle riunioni di politica monetaria delle banche centrali e delle aste spagnole di stamane.

Il rendimento del decennale Btp ha rotto al rialzo la soglia chiave dell’1,75%, spingendosi all’1,8°%. Ad avvalorare il sospetto di nuove pressioni speculative sull’Italia basti il confronto con la Spagna: rendimento dei Bonos giù i 3 punti, quello del Btp di 9.

Lo spread sul Bund lambisce i 150 punti base. Ing ritiene che, con l’approssimarsi delle elezioni politiche, lo spread tornerà intorno ai 200 punti base. Ha contribuito alla debolezza le voci su un concambio puntualmente confermate nel pomeriggio: venerdì prossimo verrà offerto il Btp agosto 2039 cedola 5,00% a fronte di un massimo di cinque titoli in scadenza nel 2018/19. Oggi la Spagna offrirà tra i 3 e i 4 miliardi di titoli di Stato con scadenza 2021, 2027 e 2032.

SOTTO TIRO EX POPOLARI E UNICREDIT

In una seduta dominata dal segno meno, è cresciuta la pressione sulle banche italiane, specie sulle ex popolari penalizzate dai possibili impatti delle novità regolamentari e dal timore di nuove strette sulla gestione degli Npl: il paniere del settore perde il 2,9% a fronte di un settore europeo quasi piatto (-0,05%). Tra le peggiori del listino principale Bper (-6,3%), Banco Bpm (-4,52%) e Ubi (-4,06%).

In forte ribasso UniCredit (-4,65%) nonostante dall’Investor Day siano emersi dati in linea con il piano annunciato dodici mesi fa e con la promessa di un dividendo più ricco dal 2019. L’obiettivo, ritenuto troppo conservativo dagli analisti, è essere una “banca paneuropea vincente” in grado di assorbire con la generazione organica del capitale gli impatti regolatori attesi mantenendo un Cet1 sopra il 12,5% e con un payout che passa dal 20 al 30% nel 2019 e può salire fino al 50% dall’anno successivo.

GENERALI E CNH IN CONTROTENDENZA

In controtendenza le assicurazioni. Generali, pur in frenata nel pomeriggio, chiude con un guadagno di mezzo punto circa: Bank of America Merrill Lynch ha alzato la raccomandazione a Buy da Neutral. Il target price viene alzato a 18 euro da 16 euro. Condizioni di mercato in miglioramento e dividendo in “graduale aumento” sono i due punti di forza che giustificano il giudizio positivo.

Cattolica Assicurazioni (+0,27%) risalta tra i pochi titoli positivi : Banca Imi ratifica il rating Add con target a 10 euro. il guadagno da inizio 2017 (in particolare dopo l’ingresso di Berkshire Hathaway) è ancora del +66%, dopo il -24% del 2016.

Altre note positive di giornata. Avanza Cnh Industrial (+1%), miglior blue chip. Il titolo è tra le top pick scelte per il 2018 da Banca Imi. Gli analisti citano tra le altre cose il miglioramento della guidance, i risultati trimestrali oltre le stime e l’outlook positivo per il settore. Ieri il dipartimento Usa dell’Agricoltura ha rivisto al rialzo le stime sulla produzione di grano, indicando che la stagione 2017-2018 sarà da record e aggiornerà i massimi toccati in quella precedente.

Si difende anche Fiat Chrysler (-0,26%). Dalla Corea arriva la conferma che è imminente la firma di un accordo di collaborazione tecnologia tra Hyunday (leader assieme a Toyota nello sviluppo di motori ad idrogeno) ed il gruppo guidato da Sergio Marchionne.

In terreno positivo anche Stm (+0,86%) che ieri ha annunciato l’acquisto di Atollic, società specializzata negli strumenti di sviluppo software. Equita Sim ha alzato il target price da 20,3 a 20,6 euro, confermando la raccomandazione hold.

Si difende Campari (-0,46%): Mediobanca Seurities ha alzato il target a 6,1 da 5,4 euro.

SOFFRE TELECOM, GENISH CHIEDE UN TAVOLO CON L’AGCOM

Profondo rosso per Telecom, -2,96%. “Durante l’incontro con il presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Tim ha proposto l’apertura di un tavolo tecnico per analizzare insieme gli eventuali miglioramenti da apportare all’attuale modello di governance della rete”. Lo ha detto Amos Genish, ad della società, lasciando il ministero dello Sviluppo economico dove ha incontrato il ministro Carlo Calenda. Il presidente dell’AgCom Cardani, ha proseguito Genish, “ha accolto con favore il suggerimento”. Mediaset -2,6%.

STOP PER LE UTILITIES. NEL LUSSO FRANA CUCINELLI

Brusca frenata delle utilities europee, azzoppate dal rialzo dei tassi. A Francoforte Rwe primo produttore in Germania di energia elettrica, cade in ribasso del 9%, peggior titolo dell’indice Dax. A Piazza Affari Enel perde l’1%, A2A il 2,2%.
Sbanda nel lusso Brunello Cucinelli (-6,2%) dopo la bocciatura di Exane, che ha retrocesso il produttore di cachemire a underperfom.

MOLMED, FALCK, PRIMA: SMALL CAP ALLA RIBALTA

Molmed + 13,88% dopo aver ottenuto la prima autorizzazione nazionale all’immissione in commercio del farmaco Zalmoxis.

Nuovi rialzi per Falck Renewables (+2,66%), che prosegue la corsa avviata ieri dopo l’aggiornamento al rialzo dei target del piano industriale.

Prima Industrie balza del 6,86% dopo che Mediobanca Securities ha alzato il giudizio a “outperform”.

Categories: Finanza e Mercati