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La Fed non fa paura alle Borse. Banche venete verso l’accordo

Silenzio, parlano le banche centrali. Stasera, ore 19 in Italia, la Federal Reserve comunicherà le sue decisioni sui tassi. Subito dopo, Janet Yellen terrà una conferenza stampa in un certo senso storica. Gli operatori, infatti, si attendono che la presidente della Fed, oltre a spiegare le ragioni del probabile aumento dei tassi, illustri le modalità della riduzione del bilancio della Fed che dovrebbe prendere il via nel prossimo autunno o, al più tardi, a dicembre. Comincia così l’ultima fase, forse la più delicata, di ritorno alla normalità dopo la recessione combattuta aumentando, grazie agli acquisti sul mercato, le dimensioni del bilancio della banca centrale fino a 4,200 miliardi di dollari (quattro volte tanto le dimensioni nel 2008).

Sarà un’operazione graduale, con una partenza lenta e prudente, ma necessaria: la Fed si prepara così ad accumulare le armi per combattere la prossima recessione che prima o poi arriverà. I riflettori si spostano così sulla politica monetaria, punto di riferimento stabile in una situazione sempre confusa, come ha confermato ieri la drammatica testimonianza di Jeff Sessions al Senato Usa, in cui il procuratore, stretto collaboratore di Donald Trump, ha smentito i presunti rapporti con l’ambasciatore russo.

Non meno delicato il compito di Mark Carney, il governatore della Banca d’Inghilterra che domani dovrebbe confermare i bassi tassi di interesse in attesa dell’avvio dei negoziati sulla Brexit, confermati nonostante la situazione politica caotica: Theresa May va avanti, forte dell’appoggio degli unionisti irlandesi, ma i bookmakers scommettono sulle sue dimissioni. Bruxelles ostenta, all’apparenza, comprensione ma lancia un siluro: l’attività sui derivati dell’area euro va rimpatriata al più presto dalla City. E Sabine Lauterschlaeter, membro tedesco della Bce, lancia un ultimatum alle banche inglesi: muovetevi, se volete la licenza per operare in Europa, perché i tempi stanno per scadere.

SALE NINTENDO, BENE LA PRODUZIONE INDUSTRIALE CINESE

Contrastati i listini asiatici, sostenuti però dalla ripresa dei titoli tecnologici.

Sale Sidney (+0,6%), debole a Tokyo l’indice Topix. In calo le Borse cinesi: Shanghai -0,5%, Shenzhen -0,3%. Pesa la conferma della detenzione del presidente di Anbang, la finanziaria che possiede numerose società quotate. I dati macroeconomici diffusi nel corso della notte non hanno fornito spunti particolari: le vendite al dettaglio sono salite in linea con le previsioni, la produzione industriale ha accelerato leggermente più del previsto. 

Brilla sul listino giapponese Nintendo (+3,2%) dopo l’annuncio dell’offerta di nuovi giochi per la consolle Switch; in forte calo Toshiba (-6,3%) che ha chiesto al ministero delle Finanze un nuovo rinvio per la presentazione del bilancio.

S&P, DOW JONES E RUSSELL A NUOVI MASSIMI

La crisi dei titoli tecnologici (+0,9% l’indice di settore) sembra ormai superata. Wall Street ne prende atto e vola verso nuovi record: segnano il massimo l’indice S&P 500 (+0,45%), il Dow industrials (+0,44%) e il Russell 2000, l’indice delle piccole e medie imprese. Il Nasdaq ha recuperato lo 0,73%.

In ascesa, oltre ai Big della tecnologia (Facebook e Microsoft in testa), il comparto finanza (+0,7%) e i Materials (+1,3%). Continua la ripresa del settore energia (+0,7%). In calo il petrolio nel giorno in cui l’Opec ha reso noto che la produzione di greggio dei Paesi del cartello a maggio è aumentata dell’1% a 32,14 milioni di barili al giorno. Wti a 46,41 dollari e Brent a 48,12 dollari. Il livello degli stoccaggi strategici Usa dovrebbe essere salito di 2,7 milioni di barili. Oggi pomeriggio viene pubblicato il dato governativo. A Piazza Affari Eni +0,2%: dopo due mesi di stop i giacimenti in Val d’Agri potrebbero tornare attivi entro una settimana. 

MILANO AL TOP (+0,8%). SCHAUEBLE A LONDRA: BREXIT, RIPENSACI

Piazza Affari è stata la migliore con il +0,85% del Ftse Mib a quota 21.089 punti. Positive Francoforte (+0,59%), Parigi (+0,4%) e Madrid (+0,4). Effervescente Atene (+1,72%). Londra in calo dello 0,15%, mentre la sterlina recupera e l’inflazione a maggio cresce dello 0,3% su base mensile e del 2,9% su base annua.

I negoziati con Bruxelles per definire come avverrà l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea inizieranno come da programma la settimana prossima. Lo ha detto il primo ministro inglese Theresa May al termine dell’incontro con il neo-presidente francese Emmanuel Macron.

La Gran Bretagna intende proseguire sulla strada della Brexit ma qualora ci ripensasse l’Unione europea è pronta a riaccoglierla. Lo ha detto in un’intervista a ‘Bloomberg Tv’ il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble. “Il governo britannico ha detto che andrà con la Brexit. Accettiamo la decisione con rispetto ma, qualora cambiassero idea, certamente troverebbero le porte aperte”, ha detto il ministro tedesco. Secondo Schaeuble, Londra si pentirà in futuro di essere uscita dal blocco dei 28 “e torneranno indietro, ma forse io non sarò più qui ad assistere all’evento”.

Macron ha invece espresso l’auspicio che i negoziati con Londra inizino il prima possibile aggiungendo al tempo stesso che la porta rimane aperta fino a che i negoziati non giungeranno al termine.

L’indice Zew che monitora la fiducia sull’economia italiana si attesta in giugno a 10, in crescita rispetto ai 4,8 punti di maggio. La voce relativa alle condizioni economiche attuali segna -43,5 punti, in miglioramento dai -48 punti di maggio.

GIORNATA SPRINT PER I BTP. TASSI SOTTO IL 2%, SPREAD A 172

Digerite le aste a medio-lungo, i Btp hanno ampliato il rialzo in chiusura, sovraperformando la quasi totalità del resto della zona euro, in una seduta che ha visto il tasso del decennale di riferimento scendere sotto il 2% (1,98%) ai minimi da fine gennaio, e lo spread Italia/Germania ha stretto a 172 punti, minimo da fine maggio (da 176).

In un collocamento “leggero” per via del recente lancio via sindacato del nuovo Btp trentennale, il Tesoro ha assegnato l’importo massimo di 5,5 miliardi di euro in Btp a 3 e 7 anni con tassi in ambo i casi scesi ai minimi da gennaio. Il rendimento del tre anni è sceso a 0,15% mentre quello del 7 anni a 1,35%. Il nuovo trentennale marzo 2048 vede un rendimento in calo a 3,241% contro 3,265% della vigilia e il 3,536% del collocamento della scorsa settimana.

CORRONO UBI E BPER. CALA IL RISCHIO BANCHE VENETE

Il governo italiano e la Commissione europea sono vicini a un’intesa per mettere in sicurezza Veneto Banca e Popolare di Vicenza con una soluzione che protegga depositanti e obbligazionisti senior. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha annunciato la novità con una nota e poco dopo altre indicazioni positive sono arrivate da Bruxelles. Ieri si è riunito anche il consiglio della popolare vicentina, mentre oggi è previsto quello dell’istituto di Montebelluna e si fa strada l’idea che sia ormai questione di giorni. Il piano dovrebbe prevedere speciali garanzie per i piccoli risparmiatori. In realtà non è ancora chiaro come si svilupperà l’azione di sistema (bisogna trovare 1,25 miliardi) cui parteciperanno di sicuro Intesa (+0,5%) e Unicredit (+1,6%), ma è stato scongiurato il rischio bail-in.

Gli sviluppi della partita veneta hanno portato il sereno sul settore. Il comparto ha registrato un rialzo dell’1,22% sotto la spinta Ubi Banca +3,4%. Kepler Cheuvreux ha confermato il rating buy sul titolo con target price che passa da 4,3 a 3,9 euro per tener conto dell’aumento di capitale. Bene anche Bper (+2,51%) e Mediobanca (+0,99%).

Sostanzialmente piatto Banco Bpm (+0,1%). In serata, a mercati chiusi, il Cda ha deliberato la vendita di un portafoglio di crediti in sofferenza per un ammontare nominale complessivo pari a 693 milioni lordi di euro ad Algebris, la società di Davide Serra. in questo modo, la banca arriva ad un totale di 2,5 miliardi di euro di crediti in sofferenza smobilizzati da inizio anno.

Debole Carige (-0,3% a 0,21 euro) nel giorno in cui il cda ha nominato pro tempore nuovo direttore generale Gabriele Delmonte al posto di Guido Bastianini. Positive le assicurazioni: Generali +1,9%, Unipol +2,3%.

FCA-LUXOTTICA-PRYSMIAN: IL GIORNO DELL’INDUSTRIA

Si sono messe in evidenza, tra le blue chip, alcuni dei (ahimè troppo pochi) campioni industriali made in Italy. Luxottica sale del 3,1% dopo l’upgrade di Morgan Stanley a Overweight, dalla precedente raccomandazione Equal Weight. Il target price è stato alzato a 65 euro da 50 euro.

Il titolo Fiat Chrysler (+2,4%) è stato confermato nella conviction list buy di Goldman Sachs. La banca d’affari ha stimato una crescita dell’ebit del 55% entro il 2018 e si aspetta che Fiat Chrysler generi il 50% circa della sua capitalizzazione in free cash.

Avanza Prysmian (+1,9%) nel giorno dell’inaugurazione della nuova fabbrica di cavi ottici a Slatina in Romania. La società milanese, leader mondiale nei cavi, punta a cavalcare il boom della domanda di fibra ottica aumentando la capacità produttiva, senza escludere eventuali opportunità di crescita per linee esterne. Lo ha detto in un’intervista a Reuters, Philippe Vanhille, senior vice president del business telecom del gruppo.

“La domanda mondiale di fibra quest’anno è stimata in 450 milioni di chilometri”, spiega. “È un business che cresce del 5-10% l’anno, con la Cina che rappresenta il 60% del mercato. “Per rendere l’idea del tasso di sviluppo- ha aggiunto – nel 2001, al picco della bolla tecnologica, la domanda era pari a 100 milioni di chilometri”. 

In recupero Stm (+1,1%) dopo il tracollo della vigilia (-9%) legati alla tempesta sui titoli tecnologici. Consistenti rialzi per Autogrill (+3,5%) e Atlantia (+1,2%).

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IMA. INTERPUMP: VOLANO LE MULTINAZIONALI TASCABILI

Giornata positiva anche per alcuni multinazionali tascabili. Ima (+2,5%) ha fatto segnare il nuovo record storico a 83,70 euro. La performance da inizio anno migliora così a +43%. Il rally ha preso velocità da quando, un mese fa, Banca Popolare di Vicenza ha concluso la cessione dello 0,683% del capitale sociale di IMA tramite una procedura di accelerated bookbuilding.

Molto bene anche Interpump (+3,28%) che ha ricevuto commenti positivi da parte degli analisti dopo l’acquisito del controllo della società fiorentina Mariotti & Pecini, leader nella progettazione e produzione di miscelatori e agitatori impiegati nell’industria chimica, farmaceutica, cosmetica e alimentare e per le tecnologie ambientali.

EFFETTO PIR: ESPLODE LA FEBBRE AIM

Da segnalare infine anche la pioggia di rialzi oltre l 10% che hanno interessato ieri l’Aim. In alcuni casi è evidente l’effetto Pir, cioè la corda alle small cap innescata dal successo del Piani di Investimento che, per legge, vanno in parte investiti nelle piccole e medie imprese. Rialzi a doppia cifra per la matricola Digital 360 (+23,48%) e per Ecosuntek (+13,15%), Gambero Rosso (+30,17%), Gruppo Green Power (+10,05%), Mondo Tv France (+13,01%), Safe Bag (+17,06%) e Visibilia editore (+42,86%).

Categories: Finanza e Mercati