USA, LA MODA DEI TASSI ZERO DURERA’ ANCORA TRE ANNI
LA MERKEL: VOLETE PIU’ SOLDI DALLA GERMANIA? NEIN!
I tassi americani non saliranno almeno fino alla fine del 2014. La Federal Reserve rinvia di 18 mesi l’eventuale rialzo del costo del denaro rispetto alle indicazioni precedenti. E’ la conferma che Ben Bernanke e gli altri membri del direttorio restano molto cauti sulle prospettive di ripresa dell’economia più potente del pianeta. Il presidente della Fed non esclude anche l’avvio di un prossimo Quantitative easing per dare ossigeno all’economia quando il timido rally di questi mesi perderà slancio: data più probabile, la fine della primavera.
La reazione dei mercati non si è fatta attendere: i mercati azionari hanno cancellato le perdite iniziali, il dollaro si è indebolito, seppur di poco, mentre c’è stato un immediato calo dei rendimenti dei bond: il decennale tratta al 1,95%. Il comunicato della banca centrale ha preceduto l’evento più atteso: alle 14 e 15 ora di Washington (le 20 e 15 in Italia) Ben Bernanke incontrerà i giornalisti; prima, novità assoluta, verranno distribuite le analisi di tutti i membri della banca centrale sulla situazione finanziaria del Paese, comprese le previsioni sui tassi. Proprio per evitare confusioni o malintesi, ieri Bernanke ha voluto lanciare un forte messaggio a nome di tutta la squadra: la politica monetaria non cambia.
Intanto, nel vecchio Continente, il presidente del Consiglio Mario Monti azzarda anche lui una previsione a modo suo: “cominciano a prendere forma i contorni della possibile soluzione per l’uscita dalla crisi del debito Ue”. In un intervento al Senato, Monti ha anche aggiunto che nel nuovo testo del trattato Ue in corso di negoziazione sul rafforzamento delle regole di bilancio (il cosiddetto “fiscal compact”) è stata adottata una formula più flessibile sul rientro del debito, in analogia a quanto già concordato dal precedente governo.
“E’ necessario – ha aggiunto il premier – dotare l’Efsf e l’Esm di risorse adeguate e di un coordinamento reciproco e che la governance del fondo non sia circondata da vincoli e cavilli tali da non renderlo operativo”. Al proposito c’è “una evoluzione positiva in Germania e altri Paesi di quel tipo”.
Ma fra i leader europei è ripreso il ping-pong di dichiarazioni sulla crisi del debito: la Francia rilancia le tesi del direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, che ha auspicato che l’attuale fondo salva-Stati europeo, Efsf, continui a operare a fianco dell’Esm quando il nuovo meccanismo entrerà in funzione, mentre la Germania continua a opporsi al sostanziale raddoppio delle risorse da destinare al cosiddetto “muro di fuoco” anti-crisi. “Nessun Paese può accollarsi il debito di un altro Paese”, ha ribadito ieri mattina la cancelliera Angela Merkel, nel discorso d’apertura del meeting di Davos in cui ha ammonito gli imprenditori che non esistono scorciatoie per uscire dalla crisi. La Germania, insomma, non intende allargare i cordoni della Borsa.
Gli annunci in arrivo dalla Federal Reserve hanno spazzato via le incertezze di Wall Street emerse dopo la pubblicazione di dati peggiori delle attese sul mercato immobiliare. L’indice S&P chiude a +0,87%, il Dow Jones segna + 0,66% . Il Nasdaq, infine, chiude a +1,14%.
A spingere il listino è stato anche l’effetto Apple +7%: la capitalizzazione ha raggiunto i 416 miliardi di dollari. Intanto, rileva Bloomberg, 72 delle 108 società che hanno già rilasciato i conti del trimestre, hanno fatto meglio delle attese. Si spegne nel finale il rally di Tokyo: l’indice Nikkei si avvia alla chiusura a -0,39%. Dopo il Capodanno lunare Hong Kong riapre in netto rialzo+1,16%.
VANNO A RUBA I BUND 30: RENDONO IL 2,6% FINO AL 2042
CALTAGIRONE VERSO L’ADDIO A SIENA. MA MPS VOLA +7,8%
A Piazza Affari l’indice FtseMib è sceso dello 0,5%, anche Londra ha perso lo 0,5%, Parigi -0,9%, invariata Francoforte.
Il rinnovato clima di incertezza si è fatto sentire sul mercato dei titoli di Stato: il rendimento dei Btp decennali è salito di 9 punti base al 6,17%. Lo spread col Bund si è allargato a 423 punti.
Al contrario, gli investitori di bond sono corsi a comprare stamattina i nuovi Bund trentennali: la richiesta è stata oltre il doppio dell’offerta, il rendimento è sceso al al 2,6% dal precedente 2,8%.
A deprimere Piazza Affari ci ha pensato Eni, -2,6%, il peso massimo della Borsa italiana che rappresenta circa il 18% di tutto il listino. Secondo una presentazione del gruppo, Eni si attende nel 2011 circa 550 milioni di euro di perdite nel settore raffinazione & marketing.
Banche in altalena per tutto il giorno con finale positivo: Unicredit è salita dell’1,2%. Tra i nuovi soci dell’istituto c’è anche Alessandro Falciai, che ha investito in piazza Cordusio perte della liquidità ricavata dalla vendita di Dmt a Mediaset. Acquisti su Mps che ha messo a segno un rialzo del 7,8%: non pesa l’ulteriore passo indietro di Francesco Gaetano Caltagirone , vicepresidente dell’istituto (probabilmente ancora per pochi giorni) che ha ridotto la propria quota al 2,7%. In grande evidenza Banco Popolare +11,65%, Ubi +3,3% e Banca Popolare di Milano +2,2%. In direzione opposta si sono mosse Intesa, in calo dello 0,3%, e Mediobanca -1,8%.
Fra le assicurazioni, Generali è scesa dello 0,5%, ma sono salite sia Fondiaria-Sai +4,5%, sia Unipol+2,5%.
Netto ribasso in Europa dei titoli tech, con la caduta di Ericsson -14%, che ha annunciato risultati inferiori alle attese e ha trascinato in discesa la francese Alcatel-7,7%. StM ha perso il 2,8% nel secondo giorno di calo dopo i risultati trimestrali.
E’ proseguito il ribasso di Telecom Italia -2,4% con gli investitori delusi dall’ormai molto probabile taglio del dividendo. Al contrario, brilla la stella di Luxottica +3%, sull’onda di un trimestre record. Perde colpi Tod’s -4,7%. Ancora in ribasso Maire Tecnimont -2,4%.
Non è facile trovare la pace elettrica. Ieri, a sorpresa, Iren ha respinto la proposta di A2A sulla governance comune per Edipower: le richieste della utility del Nord Ovest non sarebbero state recepite dalla bozza presentata dalla utility lombarda. Intanto Edf ha presentato in Consob i suoi quesiti sull’Opa, mentre la Tassara di Romain Zaleski annuncia battaglia contro il prezzo concordato tra i francesi e i soci e le utility italiane.
Secondo un consensus elaborato da Reuters intervistando 26 analisti, Fiat chiuderà il quarto trimestre 2011 con un trading profit di 765 milioni di euro, un utile netto di 270 milioni e un debito netto di 5,3 miliardi. Per Fiat Industrial il trading profit è atteso a 460 milioni, l’utile netto a 215 milioni e il debito netto a 1,55 miliardi.