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La Fed apre le porte al rialzo dei tassi a giugno

La Fed ha lasciato le porte aperte a un rialzo dei tassi di interesse a giugno. Anzi, come recita il titolo del New York Times, l’istituto “sta seriamente prendendo in considerazione l’aumento” del costo del denaro. È quanto è emerso dai verbali della riunione di aprile della banca centrale.

Un significativo numero di membri del board ha sostenuto in quell’occasione che un rialzo a giugno sarebbe “appropriato” nel caso l’occupazione continui a crescere (sul punto le posizioni sono distanti) e l’inflazione si avvicini al tetto del 2 per cento. Un altro “partito” del comitato monetario, non meno forte, si era invece detto preoccupato per un aumento a giugno, nella convinzione che la congiuntura era ancora troppo debole per reggere l cambio di rotta.

WALL STREET IN PARITÀ, SU I BOND, TIENE IL PETROLIO

La reazione dei mercati, ormai in allarme, non si è fatta attendere. La probabilità di un rialzo dei tassi a giugno è schizzata dal 15 al 34%.  Il dollaro è salito a 110 sullo yen (da 109,7), il cross con l’euro ha chiuso a 1,1230 (da 1,1317). Il rendimento del T bond decennale è salito all’1,85%. Dow Jones (-0,02% alla fine della seduta) e S&P (+0,02%) hanno in pratica azzerato i rialzi precedenti. Il Nasdaq ha chiuso a +0,5%, al traino di Apple +1,5%.

Il petrolio resiste a ridosso dei 50 dollari al barile, nonostante l’aumento a sorpresa delle scorte: il Brent è scambiato a 49,7 dollari (+0,9%), Wti a 48,8 dollari (+1,1%). Chevron perde lo 0,5%. A Milano Eni sale dello 0,2%, Tenaris +0,3%.

Controllata stamane la reazione dei listini asiatici, Tokyo è sotto dello 0,1%, Hong Kong – 0,6%, Sidney -0,7%. In rialzo invece Shanghai +0,7% e Shenzhen +1,8%.

OGGI PARLANO LA “COLOMBA” YELLEN E IL “FALCO” FISCHER

Ma la prospettiva Del rialzo è davvero concreta? Un report di Nomura sostiene che l’aumento ci sarà, ma solo a settembre. “In altre parole -si legge – la Fed ha soltanto voluto ricordare che l’opzione di un rialzo a giugno è ancora viva, tanto per raffreddare l’eccessiva fiducia dei mercati”. Nel meeting di aprile solo Esther George, della Fed di Kansas City, aveva votato per il rialzo.

Ma negli ultimi giorni si sono schierati in questa direzione John Williams (San Francisco) e Dennis Lockhart (Atlanta) a seguire altri membri della Fed. Di qui l’attenzione con cui i mercati oggi seguiranno le parole dei banchieri centrali Usa più importanti: il vicepresidente Stanley Fischer ed il governatore della Fed di New York William Dudley. Chiuderà in serata un intervento del presidente Janet Yellen.

IN USA BENE IL CREDITO, SOFFRONO I CONSUMI

L’aria di rialzo dei tassi ha favorito il rally di banche e finanziarie: Goldman Sachs +2,4%, JP Morgan +3%, Morgan Stanley +2,6%, Citigroup +3,5%, Bank of America +3%. Balzo in avanti di Tesla, in rialzo del 4%: Goldman Sachs ha alzato la raccomandazione a Buy da Hold. La società ha annunciato in serata l’emissione di titoli per 2 miliardi di dollari da destinare al Model 3, l’ultimo nato della scuderia della scuderia di Elon Musk.

In grande sofferenza invece le società dei consumi. Wal-Mart , che annuncerà i risultati trimestrali oggi, è stata la peggiore blue chip con un ribasso del 3%, minimo degli ultimi 4 mesi. Target, altro nome di spicco della grande distribuzione, ha comunicato che nel periodo febbraio aprile, le vendite sono scese del 5,4% a 16,2 miliardi di dollari. Il titolo ha lasciato sul terreno il 7%.

PRIMI RIMBORSI PER LEVITTIME DI MADOFF. DOPO QUASI OTTO ANNI

Si consolino le vittime italiane di crack, insolvenze, Salva Banche e bail-in. Ci sono voluti sette anni e mezzo per avvicinarsi al rimborso delle vittime del crack di Madoff. Il responsabile del fondo “Vittime di Madoff”, Richard Breeden, ha annunciato che presto saranno saldate le posizioni di 25.280 clienti “bidonati” per un totale di 4 miliardi di dollari. Le cifre sono assai distanti dalle richieste iniziali: 63.580 reclami per un totale di 67,8 miliardi di dollari. Meglio che niente, però l’epilogo è davvero amaro.

PIAZZA AFFARI LA BORSA MIGLIORE GRAZIE ALLE BANCHE

Anche in Europa il possibile aumento dei tassi Usa ha galvanizzato le Banche (Stoxx del settore +1,9%) e le Assicurazioni (+1,3%). Ne ha tratto beneficio in particolare Piazza Affari, ieri la Borsa migliore del Vecchio Continente: l’indice Ftse Mib è cresciuto dell’1,2% a 17.713 punti poco lontano dai massimi della seduta (17.725). Francoforte e Parigi hanno limitato il rialzo a mezzo punto percentuale. Londra -0,03%. 

IL TESORO PIAZZA 3 MILIARDI DEL NUOVO BTPEI A 5 ANNI

L’Italia “ha preso impegni molto seri da rispettare in modo imperativo” ha detto il commissario Ue Pierre Moscovici illustrando la flessibilità concessa ai conti italiani 2016. Ma ha aggiunto che “ci sarà dunque un appuntamento ad ottobre/novembre per una nuova analisi sul rispetto della regola del debito”.

L’esito tanto positivo quanto scontato della trattativa con Bruxelles (assai più risentita e critica verso la Spagna, salvata solo per evitare una pericolosa invasione di campo prima delle elezioni di giugno), così come il nuovo calo in terreno negativo dell’inflazione nell’Eurozona, non hanno influito in maniera particolare sul mercato del debito.

Si restringe lo spread Btp/Bund a 131 punti, il rendimento del decennale è stabile 1,460%. Il Tesoro ha collocato ieri via sindacato un nuovo Btp benchmark a 5 anni indicizzato all’inflazione della zona euro per un importo di 3 miliardi di euro, raccogliendo ordini per oltre 5,7 miliardi. L’operazione ha in parte colto di sorpresa il mercato in un momento in cui le attese sull’Italia sono prevalentemente concentrate verso un possibile titolo di Stato a 50 anni (forse spiazzato dall’offerta della Spagna) e in cui, in generale, i bassi tassi spingono gli investitori sulle scadenze più lunghe alla ricerca di rendimenti più consistenti.

VOLANO BPER E UBI, UNICREDIT VERSO IL CAMBIO DEI VERTICI

Giornata positiva per il credito. Guida la corsa Bper (+7% a 4,6120 euro), miglior blue chip della seduta sull’onda delle speculazioni sul risiko bancario. L’istituto di Modena, assieme a Ubi (+3,7%) potrebbe essere interessato all’acquisto di Veneto Banca, notizia già smentita nel pomeriggio. Ma gli acquisti sulla banca emiliana hanno anche motivazioni più solide: un report di Mediobanca ha rivisto al rialzo il target price a 5,60 euro, 0,30 euro in più del precedente prezzo obiettivo, confermando la raccomandazione Outperform. Il titolo tratta a 7,1 volte gli utili del 2017, contro 8,6 volte dell’indice Stoxx delle banche europee.

Unicredit (+0,7%) ha reagito dai minimi degli ultimi quattro anni, passando dal -2% della mattinata in terreno positivo: sempre più incerti gli equilibri dei vertici. I principali soci sono pronti a sostenere una radicale ristrutturazione dell’istituto dopo aver dato il via al processo che dovrebbe portare nel giro di un mese alla nomina di un nuovo Ceo.

Sono però, con varie sfumature, restii ad appoggiare l’idea di una ricapitalizzazione, circostanza che complica la scelta del numero uno della banca. Il presidente Giuseppe Vita sta individuando un head hunter che selezioni una rosa di nomi. “Il governo non c’entra con le vicende che riguardano la governance della banca, ha altre preoccupazioni”, ha detto il vice presidente Luca di Montezemolo.

Secondo Equita tra i candidati alla successione di Federico Ghizzoni figura anche Alberto Nagel ad di Mediobanca: in quel caso, ipotizza il broker (presieduto da Alessandro Profumo) tornerebbe d’attualità la fusione Mediobanca-Unicredit.

In rialzo il resto del settore: Intesa +2,6%, MontePaschi +1,9%. Su anche Mediobanca (+1,8%). Rimbalza anche Pop. Milano (+2,2%). Meno vivace il Banco Popolare (+0,4%). Fa eccezione Carige (-2,7%). Anche le assicurazioni tifano per il rialzo dei tassi: Generali +2,2%, UnipolSai +1%, Cattolica+1,9%.

FCA IN ALTALENA DIETRO LE OMBRE CINESI

Giornata di forti escursioni per Fiat Chrysler, mossa in mattinata dalle indiscrezioni, poi smentite, che la cinese Gac sia interessata a comprare una quota, forse il controllo. Dopo un rialzo mattutino di quasi il 4% (a 6,565 euro), il titolo a metà seduta è bruscamente sceso arrivando a perdere l’1,8% (6,18 euro). La chiusura è a 6,305 euro, con un modesto progresso dello 0,1%. Conserva invece il rialzo dopo la smentita Exor (+3,7%). Cnh Industrial +0,2%.

VOLA STM: SVILUPPERÀ I SENSORI PER L’AUTO DEL FUTURO

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La vera protagonista del mercato dell’automotive del futuro è stata Stm (+6,2%). Il gruppo italofrancese, leader europeo dei chips, ha annunciato due accordi di grande rilievo: assieme a Mobileye svilupperà la quinta generazione del SoC (System on Chip) di Mobileye, EyeQ®5, che verrà utilizzato come computer centrale per la fusione dei sensori nei sistemi di guida completamente autonomi (FAD), installati in automobile a partire dal 2020. Il sistema, in grado di eseguire più di 12 Tera operazioni al secondo, grazie ai bassi consumi elettrici consentirà di utilizzare sistemi di raffreddamento passivo e raggiungere prestazioni eccezionali per le vetture driverless a partire dal 2020.

L’altra intesa è stata raggiunta con l’israeliana Autotalks per una tecnologia che permette di riconoscere e localizzare i veicoli per avere informazioni precise sulla posizione, specialmente nelle gallerie e nei parcheggi.

RCS ANCORA SOPRA IL PREZZO D’OPA. SALE ANCHE CAIRO

Il titolo Rcs ha chiuso ancora di misura sopra il prezzo dell’Opa Bonomi (0,7 euro) portandosi a 0,716 euro e in rialzo dello 0,14%. In rialzo dello 0,45% anche Cairo Communications a 4,42 euro, esprimendo quindi un prezzo per Rcs di 0,53 euro (0,12 il concambio proposto). Per Intermonte quella di Investindustrial è un’offerta molto migliore di quella dell’editore de La7, da parte del quale un rilancio “è piuttosto improbabile e in ogni caso sarebbe comunque in ‘carta'”. Al contrario, nell’intervista su Repubblica rilasciata ad Ezio Mauro, l’ex presidente di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli si è detto di diverso avviso: “Io sconfitto per l’Opa sul Corriere? Ho lasciato i miei incarichi. E poi consiglierei di aspettare un momento. Oggi non so proprio come andrà a finire”.

Su richiesta Consob, Rcs ha precisato di attendersi entro il 7 giugno il via libero delle banche al rifinanziamento del debito. Il nuovo accordo per 352 milioni complessivi avrà scadenza a fine 2019 e vincoli legati ai target di piano. In caso di sforamento dei covenant saranno previste modalità di ‘riparazione’ del finanziamento (equity cure). Sono però esclusi impegni o vincoli riguardanti l’esercizio della delega sull’aumento di capitale fino a 200 milioni di euro, come obblighi a dismettere attività. 

LUSSO IN FRENATA: LA CINA GELA BURBERRY

I conti deludenti di Burberry (-3,4% a Londra), sotto la pressione delle vendite, altrettanto deludenti in Cina, hanno pesato sul settore lusso. Ferragamo arretra dello 0,98%, Moncler -0,6%, Tod’s -0,3%. In controtendenza Yoox (+1%).

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