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La Fed alza ancora i tassi, il petrolio sprofonda

FIRSTonline

Il calo dell’inflazione Usa, frenato anche dalla caduta del petrolio, non ha spinto la Fed a cambiare i suoi programmi. La Banca centrale ha tagliato, come previsto, i tassi di un quarto di punto e confermato la volontà di praticare nuovi rialzi nel 2017 (prossima tappa a settembre) e nel 2018 (due aumenti in programma). Janet Yellen ha così deciso di ignorare anche la frenata dei consumi in aprile e i segnati di stanchezza sul fronte dei mutui e dei prestiti per l’auto. Si tratta, ha detto la presidente, di “segnali passeggeri” che non modificano la tendenza positiva dell’economia Usa. La Fed ha rivisto al rialzo le stime sulla crescita al 2,2% (da 2,1%) e le previsioni sul mercato del lavoro: a fine anno i senza lavoro scenderanno al 4,3% (dal 4,5%) anche se i salari, solo+2,5%, continuano a deludere.

Stavolta, insomma, Janet Yellen si è rivelata meno colomba del solito. La sensazione è che la presidente della Fed, probabilmente convinta di essere arrivata all’ultimo anno del suo mandato (improbabile la riconferma da parte di Trump) intenda accelerare i tempi per consegnare al successore un quadro “normale”, il più possibile ripulito dalle conseguenze della lunga recessione. Di qui, oltre alla risalita del costo del denaro dai livelli “eccezionalmente bassi” di questi anni, l’avvio della riduzione del bilancio della Fed, balzato a 4.200 miliardi negli anni di crisi per le immissioni di liquidità nel mercato. “Il comitato intende avviare il processo di normalizzazione quest’anno”, ha ribadito ieri in conferenza stampa.

Il programma prevede, all’inizio, un taglio di 30 miliardi una tantum, seguito da una riduzione di 10 miliardi ogni tre mesi destinati ad accelerare. Non è stato precisato né l’obiettivo finale, anche se è probabile che alla fine il bilancio resterà superiore ai 1.000 miliardi (il dato precedente al 2008), né la data di avvio (tra settembre e la fine dell’anno). Ma una cosa è sicura: la Fed prepara le armi nel fronteggiare una nuova recessione, tutt’altro che improbabile vista la confusione che regna nella politica Usa. Il Washington Post ha rivelato che il presidente Donald Trump, che oggi compie 71 anni, è indagato per ostruzione alle indagini sul Russiagate.

ASIA IN RIBASSO, A WALL STREET FRENA ANCORA IL TECH

Il tono da falco della Yellen mette in pensiero i mercati finanziari dell’Asia. Stamattina la Borsa del Giappone si avvia a chiudere in calo dello 0,2%. Hong Kong perde l’1%, Shanghai lo 0,1%, Seul lo 0,6%, Singapore lo 0,5%. Contrastata Wall Street, che ha accolto con un certo scetticismo l’ottimismo della Banca centrale. L’indice Dow Jones è salito dello 0,22%, S&P 500 +0,10%. Più debole il Nasdaq -0,41%. Gli investitori, anche alla luce dei dati macroeconomici diffusi nel corso della giornata, sembrano meno ottimisti della Yellen. 

Il cross euro/dollaro stamane è a 1,1215. Il rendimento del bond a dieci anni è sceso a 2,13% da 2,19% del giorno prima, il biennale è 1,34%. Lo spread tra i due rendimenti, una misura delle aspettative di crescita dell’economia, scende a 79 punti base, nuovo minimo da ottobre. Le vendite al dettaglio sono scese dello 0,3% il mese scorso, dal +0,4% di aprile e contro una stima di zero. Al netto delle vendite di carburante e di automobili, le vendite sono stazionarie, contro una stima del consensus di +0,3%. I prezzi al consumo sono scesi in maggio dello 0,1% mese su mese, sono saliti dell’1,9% anno su anno. Le stime erano a +0,2% mese su mese e +2% anno su anno. Siamo al terzo mese consecutivo di andamento dell’inflazione più basso delle stime degli economisti.

Proseguono le vendite nel settore tech (-0,5%). Il guadagno da inizio anno si riduce al 18%. Turbolento il comparto finanziario: -1,3% a metà giornata per il timore di un rinvio degli aumenti, +0,2% alla fine. Da segnalare il nuovo massimo storico di Tesla: +1,25 a 380,66 dollari.

SPROFONDA IL PETROLIO. PRODUZIONE NON OPEC ALLE STELLE

Seduta pesante per il petrolio, dopo il dato settimanale sulle scorte americane, scese molto meno delle previsioni in un mercato che continua a essere dominato dall’eccesso dell’offerta. Secondo l’Aie, l’agenzia internazionale dell’Energia, la produzione non Opec salirà nel 2018 di 1,5 milioni di barii al giorno, assai più della domanda. Il Brent ha chiuso in ribasso del 3,8%, a 46,8 dollari al barile, Wti -3,75%, a 44,72 dollari. Debole a Wall Street il comparto energia (-1,8%). Exxon -1,17, Chevron -1,41%. Anche a Piazza Affari petroliferi in calo: Eni -1%, Saipem -1,2%, Tenaris -2,7%.

I DATI USA FRENANO MILANO. MASSIMO STORICO A FRANCOFORTE

I dati negativi piovuti dagli Usa nel pomeriggio hanno frenato i listini del Vecchio Continente. Oggi si terrà la riunione della Bank of England: prevista la conferma dei tassi agli attuali livelli. Piazza Affari è peggiorata nel finale chiudendo in calo una seduta con pochi spunti: l’indice FtseMib ha chiuso con una flessione dello 0,61%. A quota 20.961 punti. In terreno negativo gli altri mercati con l’eccezione di Francoforte +1,22%: l’indice Dax sale a 12.916 punti, massimo storico. Hanno chiuso in calo Parigi (-0,1%) e Madrid (-0,7%). Londra -0,35%.

Ad aprile la produzione industriale nell’area euro è cresciuta dello 0,5% su base mensile e dell’1,4% a su base annua, in linea alle attese del consenso. Il morale degli investitori tedeschi è leggermente peggiorato a giugno, mentre è migliorata la loro valutazione sulle attuali condizioni dell’economia grazie alla crescita più sana nell’Unione europea.

BTP, TASSI AI MNIMI DA GENNAIO. STRINGE LO SPREAD CON LA SPAGNA

Chiusura in rialzo per i Btp, che confermano il trend positivo di questa settimana. Ma nel finale della seduta, complici i deboli dati economici in arrivo dagli Usa, lo spread sul Bund è risalito oltre quota 170 punti base dopo aver toccato un minimo a 167 punti base. Il decennale italiano, sceso fino a 1,92%, viaggia sui minimi da gennaio. Lo spread Italia-Spagna, che dall’inizio della settimana ai minimi di questa mattina ha stretto di oltre 10 punti base (fino a quota 54) a fine seduta risale leggermente in area 58 punti base.

Il Tesoro ha collocato ieri in riapertura 825 milioni complessivi dei due Btp a 3 e 7 anni in asta martedì. Al termine della sessione d’aste di metà giugno le esigenze di rifinanziamento del 2017 risultano coperte per quasi il 54%. Particolarmente ricco il programma dell’offerta sul primario, nella seduta odierna: tra Francia e Spagna arrivano sul mercato fino a 14,5 miliardi di carta a medio lungo, indicizzati compresi.

BANKITALIA: SULLE VENETE BISOGNA FARE PRESTO

L’intervento sulle banche venete è “imminente”, ha ribadito ieri alla Camera il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ma la fumata bianca ancora non c’è. Il governo punta a ridurre l’ulteriore apporto di capitali privati rispetto a quanto chiesto dalla Ue (1,25 miliardi) ma anche a coinvolgere nell’operazioni altre banche italiane, in testa Unicredit e Intesa. Parlando all’Abi il vicedirettore generale di Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha sostenuto che l’iter “lungo e tormentato” del salvataggio di Popolare di Vicenza e Veneto banca dipende da ostacoli normativi che rallentano una soluzione da definire in tempi molto brevi”. Severo il giudizio del vicepresidente della Bce Victor Constancio: “Nonostante una significativa riduzione del rapporto tra Npl e crediti totali in Italia, restano insufficienti i passi in avanti fatti nella riduzione degli stock di Npl a livelli gestibili”.

La prolungata attesa pesa sul settore, frenato anche dal calo dei tassi di mercato in Europa. Il comparto ha chiuso in Italia in ribasso dell’1,17% (indice Eurostoxx -1,3%). I cali più robusti sono stati quelli di Ubi Banca (-2,44%) e di Unicredit (-2,31%). Intesa -0,3%, Mediobanca -1,3%. Giù anche Bper (-0,95%), vicina all’acquisto del 40% d Arca detenuto dalle banche venete.

In sostanziale parità Banco Bpm (-0,07%). Fidentiis ha confermato sul titolo la raccomandazione buy, spiegando che l’operazione di vendita dei di crediti in sofferenza per 693 milioni è parte del programma di riduzione del rischio incluso nel piano strategico 2016-2019.

NUOVO SILURO USA SU FCA. PRYSMIAN TRA I TOP DI GOLDMAN SACHS

Tra gli industriali, tonfo di Fiat Chrysler (-3,3%) sull’onda d nuove accuse dagli Usa di manipolazione delle emissioni. I laboratori della West Virginia University, quelli all’origine dello scandalo Volkswagen, hanno rilevato ampie differenze tra le emissioni dei motori diesel in strada ed in laboratorio (con emissioni da 8 a 25 volte superiori agli standard Usa). L’azienda ha contestato le modalità di svolgimento dei test.

Ben comprata invece Prysmian (+0,78%) . Il titolo è stato confermato nella conviction list buy di Goldman Sachs (target price 30 euro). Gli analisti hanno osservato che il pricing nel mercato dei cavi negli Usa continua a migliorare e la regolamentazione in Europa sarà favorevole. Il gruppo ha annunciato nuovi investimenti per migliorare ulteriormente la sua posizione di leadership. Giornata di realizzi per il resto del comparto: Stm -1,5%, Brembo -1,4%, Buzzi -3,3%. Da segnalare tra le small caps la marcia di Landi Renzo (+10,49% a 0,79 euro), che dal 26 maggio ha guadagnato circa il 70%.

EFFETTO TASSI: DEBOLI LE ASSICURAZIONI, SALGONO LE UTILITIES

Il calo dei rendimenti dell’area euro non ha fatto bene alle assicurazioni: Unipol -1,2%, Generali invariata. In calo anche Cattolica Assicurazioni (-0,65%): Carlo Ferraresi sarà il nuovo Direttore generale dell’Area mercati e canali distributivi. Banca Imi (hold, Target price 8,1 euro) pensa che Ferraresi sia molto apprezzato dal mercato.

Al contrario si sono messe in luce le utility e le società con alto livello di debito, favorite dalla discesa dei tassi. Enel ha chiuso in sostanziale parità (+0,08%, a 4,85 euro). Il colosso italiano, attraverso la sua controllata Enel Russia, si è aggiudicato due progetti eolici per una capacità totale di 291 Mw nell’ambito della gara indetta dal governo russo nel 2017 per la realizzazione nel Paese di 1,9 Gw di capacità eolica. Riprende a correre Italgas (+2,77%). Terna +0,99%. Salgono anche Atlantia (+0,77%) e Telecom Italia (+1,4%).

UN BUY SU YOOX, TAMBURI FA CASSA CON AMPLIFON

Positivi i titoli del lusso: su Yoox (+1,9%). Berenberg ha confermato la raccomandazione buy e il target price a 38 euro. Per gli analisti il mercato sta sottovalutando il business del gruppo. Moncler +1,5%. In calo Amplifon: -5,43% dopo che l’azionista di controllo ha ceduto 5,5 milioni di titoli (il 2,43% del capitale) per un controvalore di 66 milioni. Contestualmente Tamburi, altro socio rilevante, ha ceduto 3,5 milioni di titoli. Equita Sim ha confermato su entrambi i titoli la raccomandazione hold con Target price rispettivamente a 12,2 euro e 5,33 euro.

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