Gli impianti di raffinazione italiani restano strategici per il sistema Paese, ma le company non possono agire senza regole. Il metodo della concertazione è quello che per il quale le organizzazioni sindacali e le istituzioni si battono e non vogliono rinunciare. Accade dunque che a Siracusa – uno dei poli storici del mercato petrolifero internazionale – i sindacati chiedano alla Esso di non escluderli dalla cessione degli impianti di Augusta e non solo alla compagnia petrolifera di Stato algerina Sonatrach. Che la politica locale veda poca trasparenza nell’operazione e che gli allarmi si diffondano dalla Sicilia fino a Roma. Confindustria Sicilia da parte sua è preoccupata per i contraccolpi sull’economia locale.
Dopo giorni di polemiche incrociate, ieri dalla raffineria di Augusta è venuto fuori qualcosa di rassicurante. C’è stato l’incontro tra la Sonatrach e i rappresentanti sindacali nazionali, territoriali e aziendali. Cgil, Cisl, Uil avevano diffuso un documento assai duro sul caso, che in generale pregiudicava la permanenza nel Sud Italia degli impianti Esso. Il 9 maggio scorso un altro summit non aveva avuto gli effetti sperati. In sostanza, non erano stati chiariti tutti gli aspetti del passaggio alla company algerina. Ma ieri ad Augusta si è presentato Abdelmoumen Ould Kaddour, CEO di Sonatrach che ha spiegato il piano di cessione di ramo d’azienda della raffineria e di tre depositi carburante associati. Il delicatissimo punto dei livelli occupazionali è stato acquisto. I 660 dipendenti della Esso Italiana vengono trasferiti all’acquirente alle stesse condizioni.
Il Ceo ha confermato la volontà di mantenere la continuità gestionale e gli standard in materia di salute, sicurezza e ambiente. La Esso, anche in seguito a vicende giudiziarie di pochi anni fa, ha conseguito buoni livelli di qualità. L’accordo è ampio e gli algerini rilevano anche due depositi carburante a Palermo e Napoli. La Esso Italiana e le società del Gruppo ExxonMobil continueranno, tuttavia, ad essere presenti nel mercato italiano dato che hanno accordi pluriennali per la fornitura di prodotti petroliferi. La cessione – aveva detto Gianni Murano, Presidente e Amministratore Delegato di Esso Italia – è frutto di un’attenta valutazione del management. Fermo restando l’impegno in Italia, dove Esso opera da oltre 125 anni. Si cede per riorganizzare e ampliare le strategie.
L’area siciliana è certamente quella ad impatto più elevato per bacini di manodopera, processi di lavorazione, quantità di prodotti trattati. La Svimez ha censito che le sei raffinerie collocate nel Sud Italia sono tra le maggiori d’Europa con oltre il 60% della capacità di lavorazione. L’allarme sindacale e politico del resto ruotava intorno alla tenuta complessiva industriale delle attività petrolifere italiane. Abdelmoumen Ould Kaddour, ieri ha diffuso ottimismo sostenendo che la sua azienda ha l’obiettivo di una presenza di lungo termine in Italia, con l’impegno per un dialogo costruttivo con la forza lavoro e le comunità locali. Nei prossimi giorni saranno perfezionati altri passaggi burocratici, ma sullo sfondo della Sicilia e degli altri terminali petroliferi non è mai scomparsa l’ombra della protesta ambientalista e della richiesta di riqualificazione territoriale. Una costante italiana della relazione tra investimenti, processi industriali e approvvigionamenti energetici.