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La debolezza della creazione dei nuovi posti di lavoro Usa allontana di nuovo il rialzo dei tassi

I nuovi dati sul mercato del lavoro Usa escludono definitivamente che la Fed possa alzare i tassi già in ottobre mentre è al 50% la possibilità che il rialzo scatti a dicembre – La scelta della Fed si fa complicata – Sul mercato obbligazionario ne beneficia il mondo del tasso core mentre corporate bond e emergenti continuano a soffrire – Hedge ridimensionati

La debolezza della creazione dei nuovi posti di lavoro Usa allontana di nuovo il rialzo dei tassi

Il dato debole di Non Farm Payrolls di oggi sulla creazione di nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti (142mila contro i 201mila attesi) allontana nuovamente il rialzo dei tassi da parte della Fed: a questo punto ottobre è verosimilmente e definitivamente escluso dal novero delle possibilità mentre dicembre scende sotto il 50% delle probabilità. 

Si complica ulteriormente il lavoro di comunicazione della FED che si trova nella strana situazione di dover normalizzare la sua politica monetaria dopo tantissimi anni proprio in uno dei momenti di maggior debolezza e fragilità dei mercati e del ciclo economico globale. 

Ovviamente è proprio il tema del rallentamento globale, emergenti e Cina in testa a preoccupare i mercati con la surreale conseguenza che dopo anni di attesa e timori , ormai i mercati vedono il rialzo della Fed sia come un atto liberatorio, sia una segnale di fiducia sulla tenuta almeno dell’economia americana. 

Del resto sull’altra sponda dell’Atlantico siamo ormai vicinissimi alla piena occupazione, ma, con un mondo ancora caratterizzato da violente spinte deflattive, la scelta della Fed si fa davvero complicata. 

Tra l’altro di questa situazione di incertezza sta ovviamente beneficiando il mondo del tasso core con il Treasury decennale tornato sotto il 2% e il Bund vicino allo 0,5%, ma sull’altro fronte i corporate e gli emergenti continuano a soffrire, pesantemente schiacciati nella duplice morsa dell’aumento del premio per il rischio e da una liquidità sempre più esigua. 

Proprio il tema della liquidità, legata a filo doppio con la rivoluzione regolamentare che sta riguardando il mondo bancario, rischia di divenire uno dei principali fattori di rischio nel prossimo futuro. I volumi del segmento corporate sono esplosi negli ultimi cinque anni mentre la capacità di assorbimento in “magazzino” delle grandi banche è crollato, non per visione direzionale di mercato, ma per la forzosa cura dimagrante a cui il regolatore ha sottoposto gli attivi bancari. 

Se il fine è chiaramente meritevole (rafforzamento del Sistema banche), gli effetti collaterali potrebbero essere molto delicati vista anche il contestuale ridimensionamento di altri player classicamente anticiclici come gli Hedge Fund. 

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