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La crisi italiana fa bene allo spread e Trump prepara il taglio delle tasse

Imagoeconomica

In attesa dell’incontro dei banchieri centrali a Jackson Hole, l’evento più importante della settimana finanziaria, i mercati hanno emesso a sopresa un primo, provvisorio giudizio sulla crisi italiana. Nell’arco di un’ora, ieri pomeriggio, il Btp decennale è sceso da 1,43% di rendimento, a 1,31%, il livello più basso dall’ottobre 2016. Lo spread, dopo aver toccato un massimo di 218 punti ha poi ridotto sensibilmente le perdite per chiudere a 204 punti, in calo rispetto ai 208 punti della chiusura della vigilia.  Tutto questo è avvenuto in contemporanea con l’intervento del premier dimissionario Giuseppe Conte che ha dato ufficialmente il via all’ultimo atto dell’esecutivo giallo-verde. 

OGGI LO ZERO COUPON TEDESCO A 30 ANNI 

Perché gli operatori hanno cominciato a comprare Btp a piene mani in coincidenza con l’avvio di una fase politica all’insegna dell’incertezza? Il mercato sta scommettendo sull’ipotesi di un governo elettorale o istituzionale che stenda una legge di Bilancio conservativa. In un mondo sempre più a tasso zero, come conferma il lancio stamane di un Bund a 30 anni senza cedola (ovvero il sottoscrittore dà per scontato di non ricevere un centesimo di interessi di qui al 2050) puntare un chip sull’Italia continua ad essere un’opzione a rischio controllato. 

IL NUOVO GOVERNO DOVRA’ TROVARE PRESTO 30 MILIARDI 

 Anche se il nuovo governo, qualunque esso sia, dovrà  trovare almeno 30 miliardi:. 27,6 miliardi sono quelli già quantificati dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), necessari per garantire la completa sterilizzazione degli aumenti di Iva e accise (23,7 miliardi) e far fronte al finanziamento delle spese indifferibili (quasi 2-3 miliardi) e di quelle sostanzialmente obbligate sul fronte investimenti.  Una “mission impossible” che può però contare su un alleato, tanto improbabile quanto prezioso: l’ombra della recessione, il fantasma che disturba i sonni di Donald Trump pronto a interventi energici per evitare la frenata, dal taglio delle tasse in busta paga a misure che permettano di indicizzare all’inflazione i capital gain. Un fiume di denaro promette (o minaccia) così di investire i mercati.   

ALIBABA RINVIA LO SBARCO A HONG KONG 

In questo quadro i mercati si avviano ad una giornata intensa, che culminerà nella pubblicazione dei verbali della Fed: 

  • In ribasso stamane i listini asiatici, in attesa degli eventi. In rosso il Nikkei di Tokyo -0,5% e l’ S&P ASX200 di Sidney -0,8%. 
  • Poco mosse le piazze cinesi. Alibaba, il colosso dell’e-commerce quotato a Wall Street, ha rinviato per ora il trasloco alla Borsa di Hong Kong già deciso in risposta ai dazi di Trump. 
  • Clima di attesa anche per le valute: in lieve apprezzamento lo yuan, a 7,05 sul dollaro, in  modesto calo dello yen del Giappone, a 106,5.  
  •  L’euro non si è praticamente mosso dai livelli di venerdì scorso, ieri ha guadagnato lo 0,2%, stamattina è piatto su dollaro a 1,109.
  • Anche se la politica inglese contende ogni giorno la palma dell’incertezza all’Italia, i movimenti  del cambio euro/sterlina son modesti: , stamattina la valuta inglese tratta a a 0,912.  

FRENA WALL STREET, WALT DISNEY ALL’ASSALTO DI NETFLIX 

  • In attesa delle indicazioni di Jerome Powell, che parlerà venerdì a Jackson Hole  titoli finanziari hanno spinto al ribasso ieri i mercati Usa:  Dow Jones -0,66%, S&P 500 . 0,79%, Nasdaq -0,68%.  
  • In forte calo Netflix -3,4% sotto la pressione di Walt Disney che ha annunciato l’avvio del servizio d streaming in Canada ed in Olanda. 
  • Giù Facebook -1,3%  che ha annunciato un nuovo sistema di controllo dei dati personali da parte degli utenti. L’antitrust Ue ha avviato un’indagine su Libra, la moneta virtuale del social network. 
  • In rialzo Home Depot +4,4% dopo risultati migliori del previsto. 
  • Il rally del petrolio. Stamattina il Brent del Mare del Nord è scambiato a 60,4 dollari il barile, + 0,4%, quarto giorno consecutivo di rialzo. L’American Petroleum Institute prevede che questa settimana le riserve strategiche degli Stati Uniti siano scese di 3,5 milioni di barili. 
     
    L’oro ha chiuso ieri in rialzo dello 0,7% a 1.507 dollari, nel corso della notte ha invertito la rotta, riportandosi a 1.502 dollari. 

PIAZZA AFFARI -1,11%,  EFFETTO NEYMAR SU JUVENTUS 

Deboli ieri anche i listini del Vecchio Continente, ansiosi di ricevere novità dalla Germania da cui si attende il varo di un piano di investimenti: Parigi -0,5%; Madrid -1,22%; Londra -0,85%, Zurigo -0,55%. Francoforte -0,55 

L’ennesima giornata  pazza della politica italiana ha avuto una degna spalla nell’andamento erratico di Piazza Affari: -1,11% a quota 20.845 punti dopo aver ridotto le perdite nel corso dell’incandescente dibattito parlamentare per poi imboccare di nuovo la via del ribasso nell’ultima mezz’ora.  

L’unica blue chip a correre in Piazza Affari è stata la Juventus +2,6% spinta  da rumors sul possibile acquisto di Neymar.  

Continua intanto la marcia pazza di Confinvest +13%, nonostante il divieto di acquisti a prezzo illimitato. Dal debutto del 1° agosto il titolo è salito del 181%.  

Per il resto il listino registra soprattutto una serie di meno, a partire dalle banche: Bper Banca -3%, Ubi Banca -2,5%, Unicredit -2,2%. Positivi invece gli assicurativi: Unipol +0,91%; Unipolsai +0,58%; Generali +0,28%.

Soffrono le utilities nonostante la tenuta dello spread: Italgas -2%, Enel -1,7%, A2A -1,2%. Giù Atlantia -2,8% e . Tim -1,7%. Tra gli industriali deboli  Leonardo -1,6%, Fiat Chrysler -0,8%,e Ferrari-1,7%. Pirelli -2,08%. In terreno positivo nel listino principale  Prysmian +1,2% e Brembo +0,1%   

DELLA VALLE SALE IN TOD’S +8%, FONDI CONTRO MEDIASET 

Bene  anche Amplifon +2,88% e Ferragamo. Nel lusso spicca l’impennata di Tod’s +8%: dall’aggiornamento Consob risulta  che  la quota che fa capo al patron Diego Della Valle è salita all’81,19%, mentre Caisse de Depot et Placement du Quebec ha ridotto la sua partecipazione al 2,2% dal 5,16%. 

Mediaset- 0,1% Il proxy adviser Iss raccomanda il voto contrario degli azionisti di Mediaset e Mediaset Espana alla creazione del gruppo Media for Europe, con sede ad Amsterdam: le assemblee sono fissate per il 4 settembre.

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