La crisi greca irrompe nei listini delle Borse europee. E a farne le spese sono, al solito, le banche. Una caratteristica che, in parte, spiega perché la Borsa di Milano (-2,16 il Ftse/Mib ) sia ancora una volta il fanalino di coda del Vecchio Continente, ancor più del Cac parigino (-1,39%), nonostante che Moody’s abbia messo nel mirino in mattinata i tre colossi del credito francese (Socgen, Agricole e Bnp Paribas) proprio per l’eccessiva esposizione verso le banche di Atene. L’euro, intanto, si è indebolito contro dollaro fino a quota 1,428 da 1,445 della vigilia. Il future sul Ftse/Mib è scivolato sotto la soglia dei 20mila punti. L’indice Ftse Mib, in ribasso del 2%, a 19.926 punti, è in prossimità del minimo dell’anno di 18.807 punt,i toccato il 7 gennaio.Nell’ultimo mese il principale indice di Piazza Affari ha perso l’8,3% ed ha annullato i guadagni accumulati nei mesi precedenti: da inizio anno la perdita è dell’1,1%
LE AGENZIE DI RATING BOCCIANO IL PIANO EUROPEO PESANTI PERDITE PER LE BANCHE
Nel pomeriggio, mentre nelle sale operative giungeva l’eco dei disordini di piazza Syntagma, due colpi in arrivo dalle agenzie di rating hanno messo al tappeto il settore. Il primo Ko è arrivato da Fitch. L’agenzia, dopo aver analizzato le caratteristiche del piano di salvataggio elaborato dalle autorità tedesche, rientrerebbe nella categoria dei “distressed debt exchange”. In parole povere, la sostituzione con nuovi bond a condizioni peggiorate di quelli oggi in mano ai creditori di Atene non potrebbe essere giudicata un’operazione “volontaria”, bensì un’imposizione a danni del mercato, in grado di scatenare una tempesta alla Lehman Brothers, come teme la Bce (compreso il futuro presidente Mario Draghi, che ieri ha incassato l’Ok dall’Europarlamento). Nel pomeriggio, a rincarare la dose, è arrivato un altro siluro da Standards & Poor’s, che ha messo a punto una prima, devastante simulazione dell’impatto della ristrutturazione del credito greco suil capitale bancario. Uno stress test, purtroppo, reale. La conseguenza? Intesa Sanpaolo ha perduto -3,4%, anche se Corrado Passera può tirare un sospiro di sollievo per aver chiuso con successo appena in tempo l’operazione sul capitale. Va giù anche Unicredit (-2,8%) ma va assai peggio ad Ubi banca (-4,11%), Mediolanum (-3,48%), Mediobanca (-3,46%) e Bpm (-3,31 a quota 1,604) ormai a livelli di prezzo infimi.
ALLARME DI A2A: O SI TORNA AL’ACCORDO DI MARZO OPPURE EDISON RISCHIA ESSERE TUTTA FRANCESE
Sul riassetto di Edison (EDN.MI:Quotazione) o si raggiunge entro luglio una nuova soluzione, anche italiana, oppure si ritornerà alla bozza di marzo sulla quale c’era l’accordo anche dei francesi di Edf bloccata poi dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Questo il messaggio lanciato dal presidente del consiglio di sorveglianza di A2A, Graziano Tarantini. Anche perché se non si fa presto diventa sempre più concreto il rischio di andare all’asta competitiva sugli asset di Edison con i francesi nettamente più forti. “Una cosa è Edf, una cosa è A2A”, ha detto Tarantini, rispondendo alle domande degli azionisti nel corso dell’assemblea che ha approvato il dividendo 2010 di 0,096 euro. “Se abbiamo una soluzione tutta italiana che ci renda pari ai francesi ben venga e viva l’Italia”. “Speriamo entro luglio ci sia una soluzione senza arrivare in prossimità del 15 settembre: o ci sono delle soluzioni compatibili con noi o riprenderemo quella precedente”, che prevedeva i francesi in maggioranza in Edison come i soci italiani raggruppati in Delmi in minoranza e con lo spacchettamento degli asset di Edipower. Anche Giuliano Zuccoli, presidente del consiglio di gestione, ha ribadito che “lo scheletro dell’accordo c’è. Il tavolo con i francesi è stato aperto. Scenari alternativi a quello di marzo non ce ne sono e se verranno presentati devono comunque essere coerenti con l’obiettivo di difesa degli interessi dei nostri azionisti”. Infine, porte aperte anche all’ipotesi della creazione di una holding che raggruppi tutte le partecipate del Comune di Milano: “Una holding che gestisca le partecipazioni va verso il miglioramento dei rapporti con gli azionisti, quindi sono favorevole”, ha concluso Zuccoli.
FERRAGAMO: IL PAY SARA’ TRA IL 40 E IL 50 % E FERRUCCIO ASSICURA: NON FAREMO COME BULGARI
L’Ipo di Prada ad Hong Kong rischia di essere meno trionfale del previsto, se valgono i dubbi espressi ieri dal Financial Times. Intanto Ferragamo, prima matricola di Piazza Affari del 2011, è in dirittura d’arrivo: l’esordio, infatti, è fissato per il 29 giugno, La maison , secondo quanto dichiarato da Ferruccio Ferragamo nella tappa milanese (l‘ultima) del road show, conta di distribuire un dividendo nel 2011 pari al 40-50% del risultato netto. Lo ha detto i lnumero uno della casa della moda,. A proposito del dividendo, il patron del gruppo ha detto che l’argomento ”e’ stato discusso con la famiglia e si presume che sara’ pari al 40-50% del risultato”. L’azienda ha comunque escluso che l’Ipo possa farla diventare una ”preda” una volta quotata in Borsa e non seguira’ il destino del colosso del lusso Bulgari, acquisito di recente dai francesi di Lvmh. ”Assolutamente no”, ha risposto il presidente Ferruccio Ferragamo a chi gli chiedeva se in seguito all’esordio in Piazza Affari l’azienda potrebbero fare la fine del gruppo capitolino.
WALL STREET, SOTTO TIRO I FINANCIALS E FORD(-2,6%) ESORDIO BOOM PER PANDORA, LA RADIO SUL WEB: +30%
La giornata nera dei listini trova conferma nell’andamento degli indici americani. Sul Dow Jones (-0,8%), Nasdaq (-1%) e S&P500 (-0,9%) pesa in particolare il dato sulla manifattura nello Stato di New York, in calo del 7,8% in giugno rispetto a stime di una crescita del 12%. A guidare i ribassi sono stati anche qui i titoli finanziari (-1,1% l’indice di settore) ma la perdita più mmassiccia riguarda i titoli di Ford (-2,6%). Scaldano i muscoli, intanto, le matricole Internet. In attesa della “madre di tutte le Ipo”, quella di Facebook (valore attorno ai 100 miliardi di dolla ri almeno), tocca a Pandora seguire l’esempio di Linkedin, in frenata dopo l’Ipo record. La radio che trasmette su Internet ha annunciato di aver venduto le azioni dell’Ipo al prezzo di 16 dollari ciascuna: all’inizio del road show aveva fornito indicazioni di un prezzo compreso tra 10 e 12 dollari. La società ha raccolto 235 milioni di dollari per 14,7 milioni di azioni emesse. L’esordio ha tenuto fede alle aspettative: +30%.Ora, a breve, seguirà l’offerta di Groupon, sui cui già si sono formati due partiti contrapposti di “fans” e di detrattori. E, ancor più attesa, l’offerta di Zynga, la società che conta decine di milioni di adepti di Farmville, il gioco più diffuso sulla grande Rete.