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La crisi dell’occupazione e dei consumi inchioda il Pil Usa all’1,3%

Il Pil Usa cresce dell’1,3% nel secondo trimestre dell’anno. Un risultato che delude le aspettative degli analisti che si attendevano un 1,8%. I dati diffusi oggi dal dipartimento del Commercio testimoniano una frenata dell’economia americana che, se rapportata con la performance offerta appena qualche mese fa, appare piuttosto brusca. Il sistema è passato infatti dal 3,1% registrato nell’ultimo quarto del 2010 allo 0,4% dei tre mesi successivi, per attestarsi infine sul presente 1,3%. Un risultato mai registrato, perfino dopo l’inizio della crisi. La zavorra sono i consumi, rilevati ad un livello dello 0,8%, meno alto del previsto.

 

I dati suggeriscono insomma che, per rilanciare il paese, non sarà sufficiente la tanto invocata riduzione delle spese al centro del dibattito politico in questi giorni, ma bisognerà piuttosto impegnarsi seriamente per curare i mali del mercato del lavoro. L’occupazione del resto rimane l’unico volano disponibile per il rilancio dei consumi, che da soli fanno circa i due terzi della maggiore economia mondiale.

 

Un altro valore rilevante reso noto oggi è quello del deflatore – ovvero l’indice dei prezzi di tutti i nuovi beni e i servizi prodotti nell’economia – che è risultato in progresso dell’1,3% contro l’1,7% atteso. Anche in questo caso la cifra si è rilevata inferiore alle stime. L’indice del costo del lavoro è aumentato dello 0,7%, a fronte delle attese che ipotizzavano una crescita dello 0,5%.

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