Le Borse troveranno oggi uno spunto per arrestare la caduta? L’incertezza e la volatilità dello scenario internazionale non promettono segnali di quiete a breve. Addirittura ora sono aumentate di quattro volte, secondo il consenso degli esperti raccolto da Bloomberg, le possibilità che la Fed non alzi i tassi ma anzi li tagli.
Sui mercati, dopo una seduta volatile per Wall Street chiusa attorno alla parità, il petrolio questa mattina sperimenta un piccolo rimbalzo con il Wti che sale dell’1,65% a 28,4 dollari al barile e il Brent dell’1,68% a 30,83 dollari. Ma ieri il greggio ha sperimentato un’altra caduta verticale con il Wti che ha chiuso a Wall Street in calo del 5,89% sotto i 28 dollari, con picchi di vendite intraday a -8%. Le vendite colpiscono ancora Tokyo in calo del 2,3% mentre i mercati asiatici rimangono chiusi (fino al 12) per il capodanno cinese. Ma domani si fermerà anche Tokyo per una seduta.
CORSA AI BENI RIFUGIO
SPREAD IN SALITA
Gli investitori tornano a comprare beni rifugio come il decennale tedesco, l’oro e lo yen. Il risultato è che ieri per la prima volta nella storia il rendimento dei titoli di Stato decennali del Giappone è scesi in territorio negativo. Il risultato è che lo stock del debito mondiale che in questo momento ha un rendimento negativo sale a 6mila miliardi di dollari.
Mentre l’oro continua la risalita a 1190 dollari l’oncia, gli acquisti hanno premiato anche il Bund e lo spread Btp bund si è allargato fino a 150 punti base. Ieri il Ftse Mib è stata la peggiore Borsa europee con un calo del 3,21%
In rosso ieri le altre Borse europee: Parigi -1,69%, Londra -1%, Francoforte -1,11%. Atene – 2,89% dopo un calo del 5% in intraday. Il cambio euro dollaro è a 1,1291
MARKET MOVERS IN AGENDA
YELLEN E SCORTE DI PETROLIO NEGLI USA
Sugli investitori pesano i timori sul bail in, con l’allarme che ha travolto anche Deutsche Bank che ha dovuto rassicurare sulla propria capacità di ripagare i prestiti subordinati, ma anche il ritorno dell’incertezza legata alle mosse della Fed. Oggi è attesa la testimonianza di Janet Yellen al Congresso Usa. Intanto in Europa Jens Weidmann, a capo della tedesca Bundesbank, ha avvisato che il calo del prezzo del petrolio farà ridurre sensibilmente le stime dell’inflazione 2016. Negli Usa sono attesi i dati macro sulle richieste settimanali di nuovi mutui per la settimana conclusa il 5 febbraio e le scorte DoE di energia per la settimana conclusa il 5 febbraio, il budget mensile del dipartimento al Tesoro americano per dicembre e sul fronte societari i risultati trimestrali di Carlyle e Time Warner, Cisco Systems, Twitter e Tesla. Il segretario al Tesoro Jack Lew testimonia davanti alla commissione Finanza del Senato sul budget.
DECRETO BANCHE IN CDM
GHIZZONI, MERCATO IN ATTESA DI SEGNALI FORTI
Oggi, alle 21, in Consiglio dei ministri approdano le nuove misure del Governo sul sistema bancario. Alla Camera si vota la fiducia sul decreto Milleproroghe, mentre sul fronte macroeconomico sono attesi i dati sulla produzione industriale a dicembre in Italia e Francia.
In Italia ieri tutte le principali banche sono finite al tappeto: Ubi Banca -8,87%, Banco Popolare -8,63%, Bpm -8,35%, Unicredit -7,91% e Intesa Sanpaolo -6,21%.Questa è una settimana densa per tutto il comparto: c’è attesa per il decreto su bad bank, Bcc e recupero crediti, si stanno scaldando i motori dell’M&A e il mercato si attende possibili novità sul fronte delle nozze Banco Popolare-Bpm per la fine della settimana e diversi grandi gruppi stanno annunciando i risultati dell’esercizio 2015.
Tra questi anche Unicredit che ieri ha comunicato utili per1,7 miliardi di euro e una proposta di dividendo scrip di 12 centesimi di euro per azione. Il ceo Federico Ghizzoni, durante la presentazione dei risultati, ha confermato l’intenzione di tornare al dividendo cash il prossimo anno. Per Ghizzoni il sell off sui mercati non si fermerà nel breve periodo.
“Penso che a essere realisti non si fermerà nel breve – ha commentato durante la conferenza stampa sui risultati – non ci sono notizie tali da invertire la tendenza negativa. E’ un mercato alla ricerca di ragioni per invertire la rotta, finché non ci saranno segnali forti dalle banche centrali o dal Governo il mercato non invertirà la tendenza in atto. L’enorme liquidità che si realizza vendendo equity non rientra però in circolo, è parcheggiata, secondo me tornerà sull’equity quando il mercato avrà la percezione che si è toccata una base solida da cui ripartire”.
Alcuni titoli hanno chiuso ieri in controtendenza sul Ftse Mib: Telecom Italia +3,57% in attesa del piano, Campari +1,56%, Mediaset +1,36% e Luxottica -1%. Dopo le turbolenze legate al riassetto dei vertici, il titolo rimbalza in scia delle valutazioni degli analisti di Jefferies che hanno migliorato la raccomandazione a hold da sell.